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NBA, coach Malone si sfoga contro la lega: "Noi allenatori qui senza familiari: criminale"

LO SFOGO
©Getty
LAKE BUENA VISTA, FLORIDA - AUGUST 30: Michael Malone of the Denver Nuggets yells to his team against the Utah Jazz during the second quarter in Game Six of the Western Conference First Round during the 2020 NBA Playoffs at AdventHealth Arena at ESPN Wide World Of Sports Complex on August 30, 2020 in Lake Buena Vista, Florida. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. (Photo by Kevin C. Cox/Getty Images)

L’allenatore dei Denver Nuggets Mike Malone ha sottolineato come gli allenatori siano stati trattati in maniera diversa rispetto a giocatori e arbitri, impedendo loro di portare familiari nella bolla: "Siamo qui da 60 giorni, è criminale non poterli tenerci lontani da loro". La NBA ha risposto dicendo che potrebbero esserci cambiamenti dalle finali di conference

L’ingresso dei familiari nella bolla è stato accolto dai giocatori con un sospiro di sollievo, ritrovando figli, compagni e parenti dopo quasi due mesi di lontananza. Ma se i giocatori sono riusciti grazie alla loro associazione a ricevere questo beneficio, lo stesso non è successo per gli allenatori. Le norme anti-COVID molto rigide implementate a Disney World hanno privato i coach (tanto i capo-allenatori quanto gli assistenti e i trainer, quindi un numero sostanzioso per ogni squadra rimasta) della possibilità di accogliere familiari, ma la situazione non sta più bene a uno in particolare di loro: coach Mike Malone.

Il capo allenatore dei Denver Nuggets si è sfogato duramente nella conferenza stampa prima di gara-2 contro gli L.A. Clippers prevista per stanotte: “Questo è il 60esimo giorno che sono qui. Il motivo per cui parlo di questo è perché i giocatori hanno qui le loro famiglie, che è una cosa che si meritano ed è la cosa giusta da fare. Anche agli arbitri è permesso di avere un ospite, che è ottimo per tutti loro. Ma gli allenatori non possono portare nessuno. Per questo dico alla NBA: vergogna. È fuori di testa. Mi manca la mia famiglia”. Malone, che è sposato e ha due figlie, ha poi continuato in quello che si è trasformato in un vero e proprio sfogo a cuore aperto: “Parlo per i miei assistenti e probabilmente anche per tutti gli altri. Far passare 60 giorni senza darci accesso o darci la possibilità di avere le nostre famiglie qui, per me, è criminale. E non dovrebbe succedere. Non doveva andare così. Volevo solo levarmi questo peso dal petto”.

LOS ANGELES, CA - DECEMBER 25: LeBron James #23 of the Los Angeles Lakers and Kawhi Leonard #2 of the LA Clippers walk up court on December 25, 2019 at STAPLES Center in Los Angeles, California. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this Photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2019 NBAE (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

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Le risposte dell’associazione allenatori e della NBA

Dopo le durissime parole di coach Malone, non hanno tardato ad arrivare le risposte della NBCA, l’associazione allenatori della NBA, e della lega stessa. I primi, attraverso il loro portavoce Rick Carlisle, hanno sottolineato come “la sfida di rimanere lontani dalle proprie famiglie così a lungo possa essere soverchiante” e che “le discussioni con la lega sono in corso per permettere alle famiglie degli allenatori di entrare con l’eliminazione delle squadre dai playoff”. Anche la NBA stessa ha spiegato le sue ragioni: “Data l’alta contagiosità del COVID-19, limitare il numero di persone nel campus è sempre stata la priorità numero 1. Abbiamo raggiunto un accordo per limitare il numero di familiari e parenti dei giocatori dall’inizio del secondo turno dei playoff. A nessun altro membro delle squadre o della lega, inclusi allenatori e arbitri, è stato permesso di avere ospiti. Speriamo di poter aggiungere altri partecipanti a partire dalle finali di conference. Siamo consapevoli dell’incredibile difficoltà imposte da queste restrizioni e avremmo voluto che non fossero necessarie per la salute e la sicurezza di tutte le persone coinvolte”.

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