Draft NBA, James Wiseman: il miglior centro a disposizione, ma con sole tre gare giocate
draft nbaIl centro di Memphis ha lavorato per mesi da solo sul suo gioco dopo la decisione della NCAA di non farlo scendere sul parquet al college. I mezzi atletici e fisici ci sono tutti, così come la predisposizione caratteriale e la voglia di diventare un riferimento. Cosa manca per fare il definitivo salto di qualità?
Soltanto tre partite di college giocate in carriera bastano per diventare una scelta da top-3 al prossimo Draft? Questa è soltanto una delle mille domande che ronzano nella testa dei dirigenti NBA guardando a James Wiseman, il centro puro più interessante tra quelli a disposizione tra i giovani talenti che ambiranno a un posto in NBA il prossimo 18 novembre e al tempo stesso un giocatore costretto ad allontanarsi da Memphis ormai quasi un anno fa e a lavorare per mesi da solo sullo sviluppo e la crescita del suo gioco. Non per forza qualcosa di negativo, sia chiaro, ma di certo complicato da valutare, visto che la pandemia da COVID-19 ha costretto osservatori e coaching staff a valutare “a distanza” i prospetti: quanto sarà diventato affidabile il fadeaway a cui Wiseman ricorre così spesso e dai risultati alterni negli anni passati? Senza mai scendere sul parquet, quanto si può imparare a comprendere il gioco? Le sessioni video servono, ma senza la controprova del parquet tutto resta in sospeso e in dubbio. A Wiseman in realtà è stata la NCAA a vietargli di scendere in campo, non la sua volontà: lo scorso 6 novembre infatti è stata riscontrata un’irregolarità dovuta agli aiuti economici ottenuti da Penny Hardaway - suo coach all’università di Memphis - che due anni prima aveva dato 11.500 dollari alla sua famiglia per completare il trasferimento nella città del Tennessee. “Non eleggibile” perché le regole collegiali vietano tassativamente l’utilizzo di denaro per convincere gli studenti a scegliere una determinata scuola (con Wiseman che aveva già giocato per Hardaway in precedenza). Un bel disastro a cui i Tigers hanno provato a porre rimedio continuando a schierare il centro sul parquet per altre due partite dopo l’esordio, prima di alzare bandiera bianca e annunciare il suo addio alla squadra: “Il mio sogno è sempre stato quello di giocare in NBA e non immaginavo che il mio anno da freshman finisse così”, ha scritto su Instagram lo scorso dicembre. Undici mesi dopo è finalmente arrivato il momento della verità.
I punti di forza: fisico eccezionale, rimbalzista unico e giocatore di personalità
Alcune doti, purtroppo per chi non le ha ricevute in dono da Madre Natura, non si possono né imparare, né sviluppare con il tempo. Ecco, se si fa riferimento a quelle, James Wiseman le possiede praticamente tutte: un fisico senza eguali in questo Draft per lunghezza, atletismo e agilità. Nonostante la stazza, il centro di Memphis ha grande mobilità, gioca costantemente sopra il ferro ad altezze dove quasi nessuno riesce ad arrivare. La sua capacità di attaccare il canestro, anche dal pick&roll, è già lodevole e lo rende un prospetto ideale per battagliare in aree affollate da atleti NBA. Il carattere infatti non manca, così come la faccia tosta che ricorda i lunghi vecchia scuola e più in generale gli permette di avere le spalle già abbastanza larghe per affrontare un eventuale sbarco tra i professionisti. Altra qualità da rimarcare è la capacità, non solo dettata dai mezzi fisici e atletici, di andare a rimbalzo: attivo sia in attacco che in difesa, ottimo nel tagliafuori, scaltro nel leggere la traiettoria di tiro, sempre costantemente in movimento e a caccia del pallone. Il tutto senza dimenticare che, alzando le mani, arriva a 15 centimetri dal ferro: da quella base si può pensare di costruire un difensore capace di intimidire ogni possibile tiratore, di scoraggiare avventura in area. Insomma, un futuro alla Hassan Whiteside sembra il minimo sindacale: bisognerà capire se Wiseman riuscirà a diventare anche altro.
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I possibili punti deboli: lento nel prendere decisioni, indietro come comprensione del gioco
Ci sono tanti aspetti del gioco però su cui il lavoro da fare potrebbe non permettere da subito, anche a un talento come Wiseman, di aver immediato impatto in NBA. Prima di tutto, la comprensione del gioco: colpa della poca esperienza acquisita in campo, certo, il suo essere indietro nel capire dove sta andando il gioco quando è sul parquet rischia di fargli compiere le scelte sbagliate. Insomma, la paura è quella di ritrovarsi in una situazione simile a quella di Deandre Ayton a Phoenix: struttura NBA completa, mezzi fisici eccezionali, ma che ancora deve capire in maniera completa come muoversi e avere impatto contro i professionisti. A Wiseman manca inoltre la capacità di proporsi come passatore: ha poca visione e scarsa rapidità nel decidere dove far andare il possesso. Inserirlo in situazioni di gioco troppo complesse potrebbe rendere meno di impatto anche il suo atletismo, limitarne l’efficacia. Spesso fuori posizione, se le difese NBA dovessero scegliere di battezzarlo, di lasciarlo con il pallone in mano, di costringerlo a uscire dall’area, quale sarà la sua capacità di reagire? Il tocco mancino è discreto, così come la capacità di mettere palla per terra in alcune circostanze - compatibilmente ai centimetri e al tonnellaggio. Insomma, il margine c’è, così come i 500 tiri al giorno che dice di tentare in palestra ogni giorno per sistemare la mira. Basterà per renderlo un talento completo? Le franchigie NBA hanno ancora qualche altro giorno per rifletterci su.