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NBA, Boston Celtics in lutto: Tom Heinsohn è morto a 86 anni

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Lo storico giocatore, allenatore e telecronista della squadra del Massachusetts è scomparso nelle scorse ore: una figura legata in maniera indelebile a tutti e 17 i titoli vinti dai Celtics, prima sul parquet, poi in panchina e infine dietro a un microfono per raccontare le partite di Boston

Difficile trovare qualcuno che rappresenti meglio l’essenza e la storia della franchigia più vincente della storia della NBA di Tom Heinsohn, che nella sua lunga e vincente carriera è stato il filo conduttore nei 17 titoli vinti dalla squadra di Boston dal 1957 fino all’ultimo datato 2008. La sua morte, all’età di 86 anni rappresenta la fine di una lunga storia d’amore tra lui e i Celtics, iniziata a metà degli anni ’50 quando da giocatore al fianco dei vari Bob Cousy e Bill Russell è stato uno dei volti dell’epoca d’oro e di successi di Boston: otto titoli NBA in nove stagioni, sei volte All-Star, nominato Hall of Famer nel 1986 con la sua maglia n°15 che da decenni campeggia sul soffitto del TD Garden. Per i più giovani invece Heinsohn ha rappresentato la voce e il volto del commentatore televisivo, analista esuberante e appassionato dalla personalità spesso straripante, grande conoscitore della storia e dei segreti dei Celtics. Nel mezzo, Heinsohn si è anche accomodato sulla panchina della franchigia di Boston per quasi un decennio, raccogliendo due titoli NBA e quattro convocazioni all’All-Star Game da allenatore - completando nel migliore dei modi una carriera da vincente impossibile da replicare per chiunque.

Dieci titoli NBA, conquistati sia da giocatore che da allenatore

Nel 1957, nella decisiva gara-7 della serie finale contro i St. Louis Hawks, Heinsohn chiuse con 37 punti e 23 rimbalzi, guidando i Celtics al successo dopo due overtime. È stato lui a regalare così a Boston il primo titolo NBA nella storia della franchigia. Un infortunio al piede invece lo costrinse a porre fine alla sua carriera da giocatore all’età di 30 anni, ritirandosi nel 1965 - non prima però di aver conquistato un altro titolo NBA, osservato per una volta dalla panchina mentre erano gli altri a fare la differenza sul parquet contro gli storici rivali dei Lakers. L’anno dopo, con l’allora coach Auerbach pronto a fare un passo indietro in panchina, fu scelto dal suo allenatore per dirigere la squadra di cui aveva fatto parte fino a qualche mese prima, ma Heinsohn decise di rifiutare: “Non avrei potuto gestire Russell - rispose al suo ex coach - non avrebbe mai accettato di giocare per me: non avrei trovato il modo di motivarlo”. Per quella panchina alla fine venne indicato proprio Bill Russell, nel ruolo di allenatore-giocatore, mentre Heinsohn tornò al suo vecchio lavoro: venditore di assicurazioni, almeno nel triennio in cui il giocatore più vincente della NBA restò sul parquet. Nel momento del ritirò di Russell, Heinsohn non rifiutò una seconda volta, diventando l’allenatore incaricato di rinnovare il gruppo più vincente della storia della pallacanestro NBA: dopo un’inevitabile stagione di transizione, riuscì a trovare un nuovo equilibrio che lo portò prima a vincere il premio di allenatore dell’anno e poi due titoli nel 1974 e nel 1976.

BOSTON, MASSACHUSETTS - DECEMBER 09: Gordon Hayward #20 of the Boston Celtics smiles during the second half of the game against the Cleveland Cavaliers at TD Garden on December 09, 2019 in Boston, Massachusetts. The Celtics defeat the Cavaliers 110-88. (Photo by Maddie Meyer/Getty Images)

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Sostituirlo in panchina al termine della stagione 1977-78 è stata quella che Red Auerbach ha definito: “La cosa più difficile che abbia mai fatto nella mia carriera ai Celtics”. La vita di Heinsohn però è rimasta irrimediabilmente legata a doppio filo con Boston, ricoprendo il ruolo di commento tecnico durante le telecronache delle partite al fianco di Mike Gorman - la coppia TV più longeva nel racconto di una squadra professionistica americana. “Tommy non ha mai fatto realmente il commento delle partite: lui continuava ad allenare al microfono, nel suo cuore è sempre stato così”, racconta chi è stato al suo fianco per decenni. “Non era importante chi fosse il coach seduto in panchina, ma agli occhi di chi lo ascoltava sarebbe sempre rimasta la sua squadra. Tommy sarà per sempre la guida dei Celtics, fino al suo ultimo respiro. Se fosse possibile farlo scendere sul parquet, lui lo avrebbe fatto anche 60 anni dopo la prima volta”. Una storia d’amore che, come sottolineato dal comunicato della franchigia di Boston, adesso pone tutti di fronte alla sfida più difficile: “È complicato immaginare i Celtics senza Tommy Heinsohn”.

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