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Draft NBA, Killian Hayes: uno dei rischi più grossi (da correre?) in Lottery

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Stefano Salerno

©Getty

La point guard francese ha dalla sua l’esperienza in Europa, la versatilità data dall’ottimo fisico, dalla resa difensiva e dalle doti che di playmaking che fanno di lui un giocatore d’impatto. Ci sono tanti dubbi su dove potrebbe finire (e a che punto del Draft), non solo a causa di una mano debole troppo poco utilizzata: un’incertezza che rende ancora di più un prospetto affascinante e tutto da scoprire

In un Draft fatto di guardie non ancora complete dal punto di vista tecnico che devono fare i conti con il mondo del professionismo, di ali versatili diventate sempre più ricercate e di centri che devono imparare a far male anche dall’arco, il nome di Killian Hayes potrebbe essere tra i primi alla voce “point guard” tra quelli pronunciati tra qualche giorno da Adam Silver. A che punto del Draft e con quale scelta è complicato dirlo, ma vista l’incertezza le proiezioni sul conto del giocatore francese variano dalla chiamata in Lottery fino a chi lo pone in fondo al primo giro. Killian Hayes è uno dei talenti più giovani a disposizione di questa selezione, nato in Florida ma cresciuto non solo cestiticamente in Europa. Prima Francia e adesso Germania, in cabina di regia all’Ulm nonostante la giovane età. Sempre titolare con quasi 25 minuti di media trascorsi sul parquet, è cresciuto non solo in quanto a maturità negli ultimi anni, ma anche a livello fisico e di statura: Hayes è alto (sfiora i due metri), con braccia lunghe per il ruolo che deve ricoprire sul parquet, compensando così con le lunghe leve il relativo atletismo con cui dovrà tenere a bada i tanti talenti NBA che si ritroverà ad affrontare. Il ruolo di point guard nella lega infatti è diventato molto delicato negli ultimi anni: alcuni scout innamorati del suo gioco, non hanno dubbi sul fatto che nel giro di qualche stagione possa diventare la guida di un gruppo che può puntare a vincere anche a livello NBA. C’è chi in lui vede potenzialmente una resa alla Jamal Murray, mentre altri credono che sia troppo il margine e i passi in avanti ancora da compiere. I difetti non sono pochi, ma farlo scendere troppo in basso potrebbe renderlo un grande rammarico per molte squadre.

I punti di forza: playmaking, creazione del tiro e versatilità difensiva

Un giocatore di 19 anni che ha già disputato 72 partite da professionista in carriera in Europa è un lusso non da poco in un Draft in cui tanti, troppi talenti hanno ancora molto da imparare sotto questo aspetto. Killian Hayes lo ha fatto da protagonista, consolidando quelle che sono le sue armi migliori: prima di tutto quelle da passatore, riuscendo a usare entrambe le mani, a leggere le difese, a trovare il tagliante e non perdere mai il ritmo e il controllo dal palleggio. Con quello poi è in grado di costruirsi da solo il tiro: ha fiducia, crede in sé (anche troppo…), il potenziale è quello del tiratore in step back che così tanto sta spopolando in NBA negli ultimi anni. La meccanica delle sue conclusioni dalla distanza è buona, i liberi vanno dentro in oltre l’86% dei casi e la frequenza di palleggio lo aiuta a dare forza e senso ai suoi tiri. Lo spazio è frutto soprattutto del 61% che raccoglie nell’ultimo metro di campo: è lungo, segna sulla testa dell’avversario diretto, creativo ed efficace nonostante non abbia grande esplosività. Un realizzatore pronto a fare 20 punti a partita sin dall’esordio? Non proprio e tra poche righe parleremo del perché, non prima però di sottolineare l’efficacia difensiva che gli permette di cambiare contro almeno un paio di ruoli - i quintetti piccoli così diffusi in NBA dovrebbero permettergli di tenere testa a diverse tipologie di avversario. Aiuta, legge bene le situazioni, è coinvolto anche lontano dal pallone a protezione del ferro. È un giocatore che sa stare in campo; merce rara in zona Lottery in questa annata.

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I possibili punti deboli: usa solo una mano e il tiro (ancora) non va dentro

Perché allora Killian Hayes rischia di scivolare fuori dalla top-5? Le ragioni sono diverse, a partire dal suo essere mancino che al momento rappresenta un limite, più che un tocco eclettico al suo gioco: Hayes non è sicuro nel controllo con la destra, non palleggia quasi mai da quel lato e soprattutto non riesce a finire al ferro tirando con la mano debole. Contro le difese NBA, una mancanza importante in un ruolo cruciale come quella di point guard. Un problema che lo costringe a evitare determinati tipi di passaggio, a interrompere il palleggio anche quando non dovrebbe. Limiti a cui si aggiungono le brutte percentuali al tiro dalla lunga distanza: Hayes ha meno del 30% dall’arco, anche perché spesso forza la conclusione. Piedi per terra, non punisce le difese come dovrebbe e non compensa con esplosività e verticalità che gli permettono di battere l’uomo con continuità. Ha bisogno dell’aiuto dei compagni per liberarsi della pressione e produce pochi liberi - aspetti che non sono passati inosservati nei report circolati tra le franchigie NBA. In campo parla poco, nonostante il suo ruolo sul parquet sia spesso ingombrante: questo potrebbe farlo risultare antipatico e poco accettato all’interno dello spogliatoio. Dettagli che possono fare la differenza, quando in ballo c’è una potenziale scelta in Lottery: chi deciderà quindi di puntare su di lui?

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