
NBA, Kenyon Martin: "Nel basket di oggi, Bargnani sarebbe dominante come Embiid"
L’ex veterano NBA Kenyon Martin ha scritto un lungo articolo su Basketball News su come è cambiata (secondo lui in peggio) la fisicità e lo stile di gioco nella lega, prendendo l’esempio del suo ex compagno Andrea Bargnani: “David West recentemente ha detto che oggi sarebbe dominante, e sono d’accordissimo. Noi eravamo soliti riempirlo di botte e lui non ne voleva. Nella NBA di oggi sarebbe Joel Embiid”. E il veterano ne ha anche per tanti altri della sua era, a partire da Kevin Garnett

FISICITÀ | Come tanti altri ex giocatori NBA, anche Kenyon Martin ha un’idea molto chiara di cosa manca alla lega di oggi: fisicità. Tanto che secondo lui “nella NBA di oggi non avrei potuto giocare, perché non so come si simula o come non si difende. Non mi sono mai tirato indietro e ho giocato duro a ogni possesso di ogni partita. Mi dicevano sempre che avrei dovuto giocare negli anni ’80 o ’90. Nella NBA di oggi sarei primo per espulsioni” ha detto l'ex prima scelta assoluta al Draft 2000

BARGNANI | Per parlare della differenza di fisicità, Martin ha scomodato anche Andrea Bargnani (brevemente suo compagno a New York nel 2013-14) riprendendo le parole di un altro ex NBA: “Ho letto recentemente che secondo David West oggi Andrea Bargnani sarebbe dominante, e sono totalmente d’accordo. Noi eravamo soliti riempirlo di botte e lui non ne voleva neanche un po’. Nella NBA di oggi nessuno sarebbe fisico con lui, e sarebbe una superstar. Sarebbe Joel Embiid”
LE PAROLE DI DAVID WEST SU BARGNANI
NOWITZKI | Martin ha anche utilizzato l’abusatissimo cliché degli europei “molli”, con la sola eccezione di Dirk Nowitzki: “Nella NBA di oggi molti europei hanno successo come lunghi che aprono il campo: l’unico motivo per cui non ci riuscivano prima è perché il gioco era troppo fisico per loro — a parte Dirk, che non aveva problemi a fare sportellate ed è andato avanti per 20 anni. Ai miei tempi tornavano a casa a fare le stelle oltreoceano”

JAMES JOHNSON | Secondo Martin ci sono però delle eccezioni alla “poca fisicità” della NBA: “Ci sono alcuni che possono decisamente fare a botte e vogliono il fuoco. James Johnson è un maniaco e una cintura nera, è in campo cercando un motivo per far partire una rissa. Guardando una gara ho visto uno che lo ha spinto e mi sono detto: ‘Hai scelto quello sbagliato, lascialo stare quello lì’”

GEMELLI MORRIS | Nella stessa categoria ricadono anche Marcus e Markieff Morris: “Sono di Philly, sono due ‘ignoranti’ e sono sempre a caccia di guai. Loro sì che vogliono un motivo per fare a botte”

GIOCATORI CHE RISPETTA | Pur avendo attraversato una lega che è cambiata nei 15 anni in cui è stato professionista, ci sono diversi giocatori che secondo lui giocavano duramente: “Derrick Coleman non scherzava per niente, ma ho affrontato anche giocatori come David West, Antonio Davis, Dale Davis e Kurt Thomas che non arretravano davanti a nessuno. Ho tantissimo rispetto per quelli come loro”

ZACH RANDOLPH | Un posto speciale lo ha Zach Randolph, citato più volte nell’articolo: “Quando ero ai Clippers lo abbiamo affrontato ai playoff in una serie molto fisica, ma c’era sempre rispetto reciproco e nessun astio dopo la partita. Ma se qualcuno mi mancava di rispetto, li prendevo a calci. Poi dovevo fare i conti con una sospensione di tre o quattro partite, ma a distanza di anni tutti mi sono dimenticato delle partite perse. Quello che tutti si ricordano però è che Kenyon Martin era un duro”

GARNETT | Nella categoria dei giocatori che non rispetta c’è però anche un super big come Kevin Garnett: “Non si può trasformare un cane da veranda in un cane da guardia, e ci sono un sacco di barboncini nella NBA di oggi. C’erano anche ai miei tempi: Garnett era un cucciolo da veranda — un chihuahua in miniatura nel corpo di un Dobermann. Glielo ho detto in faccia: ‘Sei un cucciolo da veranda, non fai altro che abbaiare’. Dahntay Jones ci ha sentiti, potete andare a chiederglielo”

BIG3 | Martin ha anche detto che capisce perché la NBA preferisce uno stile più aperto, e che comunque neanche lui vorrebbe che il basket diventasse un match di wrestling. “Ho giocato nella BIG3 dove hanno provato a implementare regole per incoraggiare il gioco fisico, ma sono andati troppo oltre. Praticamente ci si prendeva a botte e basta. Al Harrington giocava con me e nessuno riusciva a fermarlo, perciò lo placcavano. Ci deve essere una giusta misura”

NBA OGGI | Una misura che secondo lui però non c’è e non ci sarà neanche in futuro: “I ragazzi di oggi vedono i giocatori in campo e capiscono come viene arbitrato il gioco, perciò si comportano di conseguenza. Sono contento che il cambiamento non sia avvenuto del tutto durante i miei giorni: ero visto come un difensore, un tipo duro, un ‘enforcer’, perciò chissà come sarebbe andata la mia carriera in questa era”. Magari lo scoprirà tramite suo figlio KJ, scelto alla 52 dell’ultimo Draft dai Sacramento Kings