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NBA, qualcuno vuole che Tom Gores venda i Pistons (e compra una pagina del New York Times)

NBA
©Getty

Un'associazione no-profit (Worth Rises) accusa il proprietario dei Detroit Pistons di imporre - attraverso una sua azienda - prezzi troppo alti per le chiamate telefoniche ai detenuti carcerari di tutta America. Un comportamento valutato come in palese contrasto con l'impegno della NBA e delle sue 30 franchigie verso il movimento Black Lives Matter

Cara NBA, se la vita di ogni persona afroamericana vale [Black Lives Matter nell’originale, ndr] cosa pensi di fare con il proprietario dei Detroit Pistons Tom Gores?”. Così — con questo invito pubblicato a pagina piena sull’edizione domenicale del New York Times, uno di quelli che noi chiameremmo gruppi di difesa dei consumatori si è schierato contro le politiche a suo dire discriminatorie adottate da una delle aziende di proprietà di Gores — Securus Technologies — colpevole di fissare prezzi troppo alti per le chiamate telefoniche dall’interno dei carceri di tutta America verso l’esterno. “In certi casi — raccontano da Worth Rises — un detenuto arriva a pagare fino a 14 dollari per una telefonata di un quarto d’ora”. E siccome — come è tristemente risaputo — la popolazione carceraria americana vede una stragrande maggioranza di detenuti afroamericani (il 40% del totale, quando costituisce solo il 13% della popolazione USA), secondo l’associazione no-profit Worth Rises la pratica adottata dall’azienda che fa capo al proprietario dei Detroit Pistons è evidentemente discriminatoria verso la gente di colore, e quindi in contrasto alle politiche di sostegno alla lotta alla disparità razziale di cui la NBA è fatta portavoce sempre di più negli ultimi mesi. “Così facendo Gores e la sua Securus Technologies negano i principi basi del Black Lives Matter”, concludono da Worth Rises.

Un portavoce NBA ha fatto sapere a ESPN — che ha riportato la notizia — come la lega sia al corrente del tema in questione, già valutata con lo stesso Gores, ma ha anche sottolineato gli sforzi fatti proprio dal proprietario dei Pistons con le proprie associazioni no-profit che si occupano quotidianamente di progetti per una riforma carceraria. Al centro della polemica, quindi, non tanto il caso specifico delle tariffe telefoniche dal carcere — che in alcune contee sono davvero costose come denunciato, ma che in generale “sono state ridotte fino a una media di 15 centesimi di dollaro al minuto”, fanno sapere da Securus — ma una battaglia che Worth Rises vuole combattere in nome dei grandi valori di eguaglianza ed equità. Al vaglio anche l’idea di una petizione con raccolta firme da inoltrare poi alla NBA: “Per le modalità con cui contribuisce ad accrescere il proprio patrimonio, a Gores non dovrebbe essere concesso di essere tra i proprietari di una franchigia NBA”, la tesi. Parola ora alla lega stessa.

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