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Lakers-Mavs, Natale in campo pensando a Kobe: dalle scarpe di AD alle parole di Carlisle

l'omaggio

La partita natalizia dei Los Angeles Lakers contro Dallas è stata l'ennesima occasione per rendere omaggio alla leggenda di Kobe Bryant. Anthony Davis è sceso in campo con le scarpe 'Kobe 6 Grinch' indossate da Bryant nel Christmas Day 2010, mentre l'allenatore dei Mavs Rick Carlisle prima della palla a due lo ha ricordato con emozione

La presenza di Kobe Bryant allo Staples Center è sempre palpabile e ogni occasione è buona per ricordare la stella gialloviola scomparsa insieme alla figlia Gigi il 26 gennaio di questo terribile 2020. In occasione del Christmas Day contro i Dallas Mavericks Anthony Davis ha deciso di omaggiarlo scendendo in campo con le ‘Kobe 6 Grinch’. Le scarpe – ispirate al personaggio di fumetti e film e per questo completamente verdi – che indossò Bryant nella partita di Natale del 2010 contro Miami. “Le migliori scarpe di Natale sono assolutamente le Grinch – ha detto AD – non penso che qualcuno possa metterlo in dubbio”.  Davis ha poi completato il suo omaggio con una prestazione alla Bryant, chiudendo con 28 punti, decisivi per il primo successo stagionale dei Lakers. Decisivi come sempre anche i 22 di LeBron James, che con questi punti è diventato il secondo marcatore di sempre della NBA nel giorno di Natale, proprio dietro a Kobe (superato Oscar Robertson).

kobe grinch

Il ricordo di coach Carlisle

Ma l’omaggio a Kobe non ha riguardato solo i Lakers, prima della palla a due sono arrivate infatti le emozionate parole del coach avversario Rick Carlisle. “I miei ricordi, molti sono difficili perché lui poteva segnare grandi tiri e spezzarti il cuore in certe occasioni. Era un incredibile competitore – ha detto Carlisle - e aveva grande rispetto per quelli che riuscivano a competere al suo livello e a volte oltre il suo livello. Quando fummo capaci di batterli nel 2011 nella nostra corsa al titolo, lui fu molto gentile. In ogni occasione l’ho incontrato negli anni successivi si è sempre fatto avanti con una decisa stretta di mano chiedendo: “Hey coach come stai? Spero la famiglia stia bene”. Era un ragazzo molto rispettoso. E ovviamente io avevo il massimo rispetto per lui. Nei mesi successivi alla tragedia, da padre di una ragazza di 16 anni, le immagini di Kobe e le sue figlie, e Gigi in particolare, mi hanno davvero scavato dentro. Ho visto persone nell’arena con la sua maschera e la maglia numero 24 dei Lakers. Il suo spirito vive e continuerà a vivere – qui sicuramente e penso nel cuore di chiunque abbia mai apprezzato la NBA. Il suo era basket giocato veramente al massimo livello possibile”.