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NBA G-League, Jeremy Lin accusa: "Chiamato 'coronavirus' in campo perché asiatico"

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Il giocatore dei Santa Cruz Warriors - squadra di sviluppo di Golden State - ha scritto un lungo post sui social sfogandosi contro il razzismo nei confronti degli americani di origine asiatica, accusando di essere stato chiamato 'coronavirus' in campo proprio a causa delle sue origini. La G-League sta investigando su quanto successo

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“Siamo stanchi di sentirci dire che non siamo vittime di razzismo, siamo stanchi di sentirci dire di tenere la testa bassa e non creare problemi. Siamo stanchi di essere invisibili, di essere scambiati per il nostro collega, o di sentirci dire che le nostre sofferenze non sono reali. Quindi eccoci di nuovo qui, raccontando come ci sentiamo. Qualcuno ci sta ascoltando?”. E’ durissimo il post scritto da Jeremy Lin contro il razzismo nei confronti degli americani di origine asiatica negli Stati Uniti. Il giocatore attualmente ai Santa Cruz Warriors – la squadra di G-League di Golden State – ha denunciato di essere stato chiamato ‘coronavirus’ durante una partita a causa delle sue origini. “Essere un veterano con 9 anni di NBA non mi protegge dall’essere chiamato ‘coronavirus’ in campo”, ha scritto Lin, dicendo di volere di meglio per i suoi genitori per i suoi nipoti e per i suoi futuri figli. Registrata la ‘denuncia’ del giocatore – che nel suo post pubblico non scende in dettagli sulla partita in cui è avvenuto l’episodio e su chi sia il colpevole - la lega di sviluppo americana ha deciso di investigare sull’accaduto e si attendono eventuali provvedimenti. Nel frattempo Lin ha incassato il deciso sostegno del coach degli Warriors Steve Kerr. “Applaudo Jeremy per le sue parole – ha detto Kerr – e condivido i suoi sentimenti contro il razzismo nei confronti degli asiatici americani”.