Nella notte affronta i Los Angeles Lakers di LeBron James, fortissimo candidato al titolo di MVP stagionale. Ma la superstar degli Warriors non è da meno: le sue statistiche sono sostanzialmente uguali a quelle del 2015-16, la stagione che lo ha incoronato MVP all'unanimità (per la prima volta in assoluto) della lega. Punti e triple a parte, sta nel modo in cui Curry apre gli spazi dell'attacco di Golden State il vero capolavoro della stagione del n°30: ecco cosa vuol dire il concetto di "gravity"
Steph Curry sta segnando 30 punti di media (29.9 per l’esattezza la media attuale), secondo dietro solo a Bradley Beal in tutta la lega. Un dato — non certo l’unico — che sostanzialmente pareggia quello dell’annata 2015-16, conclusa con il primo voto unanime nella storia della NBA al momento di incoronarlo MVP della lega (per il secondo anno consecutivo). Simili anche le statistiche personali per assist (6.3 quest’anno, 6.7 nel 2015-16), rimbalzi (5.5 oggi contro 5.4 allora) e liberi procuratisi (i 5.7 viaggi in lunetta attuali superano i 5.1 di cinque campionati fa). Le percentuali — irreali allora come oggi — sono solo leggermente inferiori dal campo (48.0% contro il 50.4%) e da tre punti (41.5% contro 45.4 ma su un volume di tiri maggiore) ma in compenso Curry quest’anno è ancora più preciso ai liberi (il 94.1% dalla lunetta contro il già ottimo 90.8%). Ovviamente è il miglior realizzatore della sua squadra, ma anche il secondo miglior passatore (solo Draymond Green — reduce dai 19 assist contro Charlotte — gli è davanti), mentre è appena fuori dalla top 10 NBA per usage (la percentuale di possessi offensivi della sua squadra che lo vedono coinvolto), appena alle spalle di gente come John Wall, Devin Booker e LeBron James.
“Gravity” e difesa: due chiavi per leggere il “nuovo” Curry
Il termine "nuovo" va tra virgolette, perché non si scopre certo nulla di nuovo in un giocatore al 12° anno nella lega, 3 volte campione NBA e due volte MVP della lega. Però il Curry ritrovato dopo un anno sostanzialmente lontano dai parquet NBA è più forte muscolarmente e questo gli permette di essere più fisico in difesa, dove il suo rendimento non è passato inosservato a Draymond Green: “In passato ogni tanto si addormentava e subiva uno-due backdoor a partita. Oggi non più: è molto più attivo, sempre in movimento, comunica costantemente”. Magari non ci sono dati statistici a raccontare tutto questo, così come non ci sono senz’altro per illustrare il concetto di “gravity”, una sorta di forza di attrazione che sembra attirare nei pressi del n°30 degli Warriors tutti i difensori avversari, liberando così gioco forza i suoi compagni. Si spiega così il massimo in carriera per assist di Draymond Green — 8.7 a sera, bravissimo nello sfruttare gli spazi aperti dal compagno che conosce meglio di tutti — ma anche il primo posto degli Warriors per punti ottenuti da tagli (13.5 a sera). Curry attira su di sé due avversari (se non tre) quando ha palla in mano e gioca il pick and roll, ma spessissimo anche quando si muove lontano dalla palla [come dimostra il video, ndr]: i difensori sono preoccupatissimi delle sue uscite dai blocchi e spesso chi è in aiuto su Curry lo segue un passo in più dimenticandosi così il proprio uomo — con Wiggins, Kelly Oubre, soprattutto Juan Toscano-Anderson bravissimi a occupare gli spazi che si creano con un repentino taglio a canestro. Tutti punti a referto per qualche suo compagno ma in realtà da ascrivere a Curry: con Green il vero perno di questi Golden State Warriors di nuovo da playoff.