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NBA, i nuovi Sixers sono i Thunder: è loro il "Process 2.0", e i ko sono già da record

NBA
©Getty

I Thunder lasciano fuori squadra il proprio leader (Shai Gilgeous-Alexander: può recuperare con calma dalla fascite plantare), il loro unico veterano (Al Horford) e mandano in campo 19enni di belle speranze. Per iniziare il "rebuilding", senza preoccuparsi di perdere. Anche quando i contorni assumono proporzioni da record

Il record dice 20 vinte e 32 perse, certo non positivo ma neppure disastroso ma l’impressione che — sotto la regia tutt’altro che occulta di Sam Presti — a Oklahoma City stia andando in scena una sorta di “The Process 2.0” c’è tutta. Basta guardare al quintetto messo in campo di questi giorni dai Thunder, dove a farla da padrone sono 19enni come Aleksej Pokusevski e Theo Maledon, gli ultra trentenni (c’è solo Al Horford) sono stati messi fuori roster e il resto della formazione è composto comunque da ventenni di buone speranze. Con cui nella NBA — è risaputo — non si va solitamente troppo lontano, ma questo anche in Oklahoma lo sanno bene. “Perdere e perderemo” è il solito motto delle squadre in ricostruzione — e nessuna ha imboccato questa squadra con più decisione, visti anche tutti i movimenti di mercato voluti da Presti e dal front office che hanno accumulato un bottino di 34 scelte (17 al primo giro, 17 al secondo) per i prossimi sei anni. Ma quel perdere — proprio com’era successo ai Philadelphia 76ers di Sam Hinkie — spesso assume contorni abbastanza imbarazzanti, e le ultime uscite dei Thunder lo confermano. OKC infatti è reduce da cinque sconfitte consecutive e il margine incassato in questi 5 ko (29.4 punti di media) è il peggiore mai registrato dalla stagione 1993-94, quando a far perfino peggio (31 punti di scarto medio) furono proprio i Philadelphia 76ers (ma non quelli di “The Process”, bensì quelli di Clarence Weatherspoon, Dana Barros e Shawn Bradley).

Con l’eccezione della sconfitta contro gli Charlotte Hornets — un onorevole -12 — i punteggi incassati contro Phoenix (140 punti subiti, -37), Portland (133 e addirittura -47), Detroit (132 e -24) e ora Cleveland (129 e -27) non depongono certo a favore della competitività della squadra allenata dal debuttante Mark Daigneault, che a dire il vero sta anche facendo a meno dal 23 marzo di Shai Gilgeous-Alexander, il giocatore di punta di questi Thunder. Che di vincere, evidentemente, si preoccupano poco. Lo sguardo è rivolto al futuro, ma il presente certo non dà motivi di particolare vanto.

al_horford

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