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NBA, il miglior Paul George da quando è ai Clippers: "È cambiata la testa"

PAROLE
©Getty

Nelle ultime quattro partite Paul George è sempre andato sopra quota 30 punti, tra cui 36 questa notte contro i suoi ex Indiana Pacers. I problemi al dito del piede che lo hanno fermato nella parte centrale della stagione sembrano alle spalle: “Prima lo usavo come scusa, ora non permetto più che mi limiti. Mentalmente è stata una svolta per me”

Dopo i playoff della bolla, Paul George sentiva di avere qualcosa da dimostrare. Il tremendo 4/16 al tiro in gara-7 contro i Denver Nuggets, suggellato da un “palo” con una tripla dall’angolo nel finale di gara, è un ricordo ancora fresco nelle memorie di tutti — cancellando anche una gara-5 in cui ne aveva messi 26 e una gara-6 da 33 punti. George ha ricominciato alla grande la stagione come se avesse qualcosa da dimostrare a tutti, viaggiando a oltre 24 punti di media con il 51% dal campo e il 48% da tre punti nelle prime 20 partite. Ma un infortunio all’alluce del piede a inizio febbraio lo ha portato a saltare sette partite in fila, e il giocatore che si è ripresentato non ha avuto lo stesso rendimento — scendendo sotto i 20 punti di media con il 42.6% dal campo e il 35.5% da tre punti, saltando anche qualche partita per non aggravare la situazione. Nell’ultima settimana però qualcosa sembra essere cambiato: George ha inenallato quattro partite in fila sopra i 30 punti (peraltro contro avversarie di livello come Portland e Phoenix, prima di Detroit e Indiana), la seconda striscia più lunga della sua carriera , mentre nelle precedenti 15 gare solo una volta era andato sopra quota 30. In particolare questa notte ha sfoderato una prestazione da 36 punti, 7 rimbalzi e 8 assist sul campo che per anni è stato suo a Indianapolis, confermando la sua predilezione per punire la sua ex squadra visto che i Pacers sono la sua vittima preferita (25.9 punti di media in 7 gare contro di loro: contro nessun altra squadra ha una media più alta). Ma è soprattutto la fiducia e la sicurezza con cui si è mosso in campo a far ben sperare i Clippers, caricandosi la squadra sulle spalle per far fronte all’assenza di Kawhi Leonard — e meritandosi il premio di giocatore della settimana per la Western Conference.

George: "Non sento più dolore, non posso darmi limiti"

La spiegazione su questo cambio repentino l’ha fornita lui stesso: “Prima usavo l’infortunio per darmi una scusa, ma poi ho messo tutto in prospettiva e ho capito che se scendo in campo, non posso permettere che mi limiti. Mentalmente questo ha rappresentato una svolta per me, ho ritrovato la spinta che prima non avevo. Il dito poi ha aiutato senza infiammarsi più, perciò sta funzionando: a un certo punto non ci penserò neanche più”. I Clippers cavalcano una striscia di sei vittorie consecutive (la più lunga della NBA) e sembrano essersi presi il terzo posto a Ovest in solitaria, visto che hanno tre gare di vantaggio su Denver e 3.5 sui Lakers entrambe alle prese con assenze importanti. Il secondo occupato da Phoenix è solo due gare avanti e il primo di Utah a 3.5, anche se pure la squadra di coach Lue è alle prese con gli infortuni dovendo fare a meno di tre titolari come Kawhi Leonard (piede dolorante), Serge Ibaka (schiena) e Patrick Beverley (mano, fuori un mese). Con un Paul George così, però, tutto è possibile: a Los Angeles se lo godono come probabilmente mai prima e sperano che anche ai playoff l’infortunio al piede sia solo un pallido ricordo.

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