Nelle ultime due gare (5 triple e 22 punti contro Charlotte, altre 5 e 26 nella notte contro Orlando) la matricola dei Pistons è riuscito a battere un record per numero di prestazioni con almeno 5 triple a segno. Una delle poche note liete nella stagione di Detroit
Ancora un mese fa, a inizio aprile, il rookie di Detroit Saddiq Bay era diventato la matricola più prolifica da tre punti nella storia dei Pistons, mandando a bersaglio la tripla n°106 della sua giovanissima carriera (al tempo una in più del record di Brevin Knight — oggi il totale delle triple di Bey è salita a quota 153). Ma il prodotto di Villanova non ha smesso di segnare — anche nella notte, pur nella sconfitta dei Pistons contro Orlando, sono arrivati 26 punti con 5 triple a bersaglio — tanto che recentemente le sue imprese da oltre l’arco lo hanno portato a superare due nomi leggendari come quello di Steph Curry e Allen Iverson. Sia il tiratore degli Warriors (nel 2009-10) che il fenomeno dei Sixers (nel 1996-97) al debutto in NBA erano riusciti a segnare 5 o più triple in una stagione la bellezza di 9 volte. Nelle ultime due uscite — 5/12 contro Charlotte, 5/10 contro Orlando — Bey è arrivato addirittura a quota 11, stabilendo così un nuovo record NBA per una matricola. Scelto (nominalmente) da Brooklyn solo alla n°19 all’ultimo Draft, e poi arrivato a Detroit in una trade a tre organizzata quasi in concomitanza al processo di scelta, Bey oggi segna quasi 12 punti a partita (a quota 13.0 c’è Tyrese Haliburton di Sacramento, davanti a lui solo LaMelo Ball e Anthony Edwards) ed è quello che tira da tre più di tutti (6.3 triple tentate a sera) con l’eccezione del rookie di Minnesota (ma realizzandole con percentuali molto migliori di Edwards: il 38.3% contro il 32% scarso).
Per questo, tra i rookie con almeno 25 minuti di media in stagione, Bey è il terzo in NBA per percentuale reale (il 57.5%) e in una stagione sicuramente disastrosa per i Pistons — ultimi a Est, penultimi in tutta la lega — dal prodotto di Villanova arriva uno dei pochi motivi per sorridere. Il ragazzo sa tirare, e oggi nella NBA non c’è fondamentale più importante del tiro.