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Playoff NBA, Denver Nuggets più forti degli infortuni: "Il segreto? Difesa e Nikola Jokic"

LE PAROLE
©Getty

Sotto di 14 punti nel terzo quarto, i Denver Nuggets hanno trovato le forze per rimontare e vincere gara-6 sul campo di Portland, avanzando al secondo turno di playoff nonostante le assenze di due titolari come Jamal Murray e Will Barton. La formula per riuscirci? “Difendere forte e Nikola Jokic”, come ha ammesso Michael Porter Jr. E Michael Malone rincara: “Siamo felici, ma abbiamo obiettivi più grandi”

Dopo l’infortunio al crociato di Jamal Murray, in pochi avrebbero scommesso sui Denver Nuggets. E dopo il modo in cui avevano perso gara-4 sul campo dei Portland Trail Blazers, ancora meno avrebbero scommesso su due loro vittorie nelle successive due partite, evitando di giocarsi tutto nell’ennesima gara-7 ai playoff. “Nessuno vuole vedere Damian Lillard, uno dei giocatori più clutch di sempre, in una gara-7” ha detto Michael Porter Jr. riassumendo il pensiero di tutti i Nuggets. Dopo aver resistito ai 55 punti di Lillard in gara-5, i Nuggets sono riusciti a trovare un modo di cavare fuori una vittoria anche sul campo dei Blazers, rimontando 14 punti di svantaggio nella ripresa con la più semplice delle formule: “Difendere forte e Nikola Jokic”, come ha ammesso lo stesso Porter Jr — peraltro autore di sei triple nel solo primo quarto, prima di fermarsi e di chiudere con 26 punti. “Abbiamo tanti giocatori durissimi, tutti hanno avuto i loro momenti” ha detto MPJ. “Io sono partito forte ma poi mi sono raffreddato, e sono saliti di livello Austin [Rivers], AG [Aaron Gordon], Monte [Morris], J-Mike [JaMychal Green] — abbiamo tanti giocatori capaci di riuscirci”.

Malone: “Potrei giocare anche io con Jokic e saremmo competitivi”

Anche coach Michael Malone ha sottolineato la forza di questo gruppo, mentale prima ancora che tecnica: “Amo questa squadra. Amo ogni singolo giocatore in quello spogliatoio, dal primo al diciassettesimo. Continuiamo a trovare modi per vincere sin dallo scorso anno, anche se la gente non capisce quanto ci manchino i giocatori fuori per infortunio. Non potrei essere più orgoglioso di un gruppo di giocatori che amo allenare ogni singolo giorno”. Giusto sottolineare lo sforzo del gruppo, ma non perdete di vista il punto fondamentale: se i Nuggets sono al secondo turno è soprattutto per merito di Nikola Jokic, semplicemente magnifico con 36 punti (tutti dopo il primo quarto), 8 rimbalzi e 6 assist con percentuali stellari. “È per questo che è chiaramente l’MVP” ha continuato Malone. “Potrei esserci io, Wes Unseld, Ryan Bowen, Charles Klask, chi volete — e lui riuscirebbe comunque a trovare un modo di renderci competitivi. Perché questa è la sua grandezza”. Dal canto suo, Jokic ha parlato con la solita umiltà del motivo per cui nel primo quarto non è stato aggressivo: “Non aveva senso forzare. Avevamo un realizzatore in ritmo [Porter Jr., autore di 22 punti nel primo quarto con 6 triple a segno, record NBA pareggiato, ndr] e non aveva senso farlo raffreddare o farlo arrabbiare solo per tirare. Preferisco sacrificare un paio di minuti o un quarto, non c’è problema”.

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Jokic ha avuto un avversario sensazionale in Damian Lillard, a cui sono cedute le gambe nel secondo tempo dopo gli sforzi per tenere in piedi la squadra nelle prime cinque partite e in particolare nei due supplementari di gara-5. “Lui fa davvero tutto per loro. E se c’è un anno in cui un singolo giocatore può guidare una squadra al titolo, potrebbe essere quest’anno visto quanto è aperto lo scenario. Non c’è nessun favorito, almeno a mio modo di vedere. Tutti possono battere tutti e arrivare fino in fondo. E lui ne è certamente capace”. Anche coach Malone, nonostante la soddisfazione del passaggio del turno, non ha intenzione di fermarsi qui: “L’ho detto alla squadra: è stata una grande vittoria venire qui a vincere questa gara-6, ma non siamo soddisfatti. Il nostro obiettivo di quest’anno non è superare il primo turno. Abbiamo obiettivi molto più grandi”. E con uno Jokic così, tutto è davvero possibile.

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