Col naso fratturato in tre punti diversi (conseguenza del contatto con Patrick Beverley in gara-2), Devin Booker ha raccontato come lo staff medico abbia dovuto riallineargli (in emergenza) il setto nasale e quali consigli ha ottenuto dal suo idolo d'infanzia Rip Hamilton, famoso proprio per indossare la maschera. Ma a limitarlo in gara-3, più della maschera stessa, è stato soprattutto Beverley
Giura che la maschera non c'entra, e che "il naso è a posto", ma le cifre raccotano un'altra storia. Solo altre due volte in tutta la sua carriera Devin Booker non aveva segnato più di 15 punti restando in campo almeno 40 minuti, e in gara-3 contro i Clippers - la prima disputata indossando una maschera, conseguenza del colpo ricevuto da Patrick Beverley in gara-2 - la superstar dei Suns non è andato oltre un 5/21 dal campo con 1/7 da tre punti, raccogliendo 15 punti ma anche 4 palle perse. In coppia con Chris Paul, i due All-Star hanno combinato per un deludente 10/40 al tiro (25%), la peggior percentuale per due compagni, entrambi All-Star, mai fatta registrare ai playoff dal 1957. Ma Booker non cerca scuse, e anzi, riconosce i meriti alla difesa avversaria, e in particolare a Patrick Beverley: "È ultra-aggressivo, fa di tutto per impedirmi di toccare il pallone, cerca di limitare i miei tocchi. Quello è il suo obiettivo, quando è in campo, e lo sappiamo bene. Dobbiamo fare in modo che funzioni tutto il resto, per questo vedremo il filmato di questa gara e ci metteremo al lavoro". Dopo aver raccontato come i medici di squadra gli avessero assicurato che non ci fosse nessuna frattura al naso, negli attimi immediatamente successivi all'impatto in gara-2, Booker ha rivelato come invece di frattura si tratti, con il suo naso rotto in tre punti diversi.
I consigli di Rip Hamilton, il suo idolo d'infanzia
"Solitamente per metterlo a posto avrebbero usato l'anestesia ma noi dovevamo imbarcarci sul volo per L.A. nel giro di pochissimo, per cui non era possibile. Mi hanno fatto 8 punture per cercare di anestetizzare localmente la zona e poi sono intervenuti: l'hanno dovuto rispaccare per rimetterlo in asse", ha raccontato Booker, non nascondendo il dolore provato. Da qui la scelta, ovvia, di indossare la maschera in gara-3, proprio come il suo idolo di infanzia a Grand Rapids, Michigan: Rip Hamilton. Il giocatore di Detroit, infatti, è diventato famoso per aver scelto di continuare a indossare (a protezione) la maschera anche quando non fosse più strettamente necessaria, e allora a Booker è sembrato naturale chiedere proprio all'ex campione NBA con i Pistons alcuni consigli. "Mi ha detto di non preoccuparmi della maschera, di non pensarci neppure, di fare come se non l'avessi indosso. Lui si sentiva maggiormente protetto a indossarla, come se fosse uno scudo in più pronto a salvaguardarlo dai contatti, soprattutto in penetrazione. E poi mi ha detto di non toglierla mai, neppure durante i liberi. Cercare di fare come se non ci fosse". Se la maschera, come dice Booker, non lo ha condizionato, allora a riusirci è stato proprio Patrick Beverley, che secondo le statistiche lo ha tenuto a 3/15 al tiro nelle ultime due partite da suo difensore primario. "Una sconfitta può capitare, il nostro morale è ancora alto. Siamo fatti così: pensiamo già alla gara dopo, pronti a ripartire. Lo abbiamo fatto per tutta la stagione e lo faremo anche adesso: guarderemo le immagini di gara-3 e ci prepareremo al meglio per la quarta gara". Dove i Suns hanno bisogno che Booker torni il Booker visto fino a ora, quello capace di viaggiare oltre i 28 punti a sera prima della sconfitta di gara-3 che ha riaperto la serie contro i Clippers.