NBA, Giannis Antetokounmpo contro i Super Team: "Potevo andare via, invece ho vinto qui"
LE PAROLEIl n°34 greco dei Bucks ha festeggiato il titolo NBA in conferenza stampa, sottolineando la decisione di restare a Milwaukee e di non scegliere la strada più semplice: “Avrei potuto lasciare i Bucks, mettermi con altri All-Star, fare la mia parte e vincere il titolo. Invece ho scelto la strada più difficile e ce l’abbiamo fatta, abbiamo compiuto impresa”
In una conferenza stampa piena di spunti e di parole che resteranno nella memoria non solo dei tifosi Bucks, ma di tutti gli appassionati, Giannis Antetokounmpo non ha perso occasione per sottolineare la bontà della sua scelta di firmare con Milwaukee, restare in Wisconsin e provare a vincere il titolo NBA con la squadra che ha deciso di puntare su di lui otto anni fa: “Non avrei mai potuto lasciare Milwaukee: sapevo che c’era un lavoro che andava portato a termine. I playoff giocati nella bolla non ci avevano reso giustizia, quella situazione ha condizionato parecchio la nostra resa e per il resto va dato merito ai Miami Heat per aver giocato alla grande. Sentivamo la mancanza di casa, siamo una squadra legata alla famiglia e abbiamo subìto troppo quella privazione. Ma una volta tornato a Milwaukee ho continuato a pensare che questa fosse la mia città. Hanno sempre creduto in me, mi hanno dato fiducia. La squadra ha sempre avuto un supporto enorme: abbiamo perso ma la gente era dalla nostra parte e ci chiedevano di portare a termine il lavoro e vincere. Sarebbe stato facile per me andare da un’altra parte e vincere il titolo con altri campioni. È facile: potevo andarmene in un super team, fare la mia parte e vincere il titolo NBA. Quella che ho scelto invece è la strada più complicata: volevo conquistare così il successo e ce l’abbiamo fatta. Ci siamo riusciti”.
Una storia unica, una scalata impossibile: "I sogni possono diventare realtà"
Un trionfo diverso dagli altri, una vittoria che va messa nella giusta prospettiva: “Ho iniziato a giocare a pallacanestro per aiutare la mia famiglia, per provare a portarli fuori dalle difficoltà economiche, per evitare di continuare a vivere le situazioni complesse che ci hanno accompagnati per anni. Mai avrei neanche sognato di essere seduto qui, a 26 anni, da MVP delle finali NBA: mi diverto a giocare, di essere parte di una squadra del genere, mi avrebbe fatto piacere essere un tassello di questa storia. Pensare però di vincere da protagonista è davvero troppo. So di essere diventato un modello, di essere un esempio e voglio che il messaggio che arrivi è che tutti in ogni parte del mondo devono credere nei loro sogni. Non importa lo stato d’animo, i momenti di tristezza. L’importante è credere nel proprio lavoro e continuare a provarci: non permettete mai a nessuno di dirvi cosa potete o non potete fare. La gente continua a ripetere che io non posso segnare i tiri liberi? Beh, questa sera sono andati dentro (17/19 a cronometro fermo, ndr) e sono diventato campione NBA. Li ho segnati perché credevo di poterlo fare. Voglio che la gente guardi a me e pensi: tutto è possibile”.
Parole che lasciano il segno. Una storia unica, un messaggio fragoroso: “Otto anni e mezzo fa, quando sono arrivato in NBA, non sapevo come avrei fatto a procurarmi un pasto. Mia madre vendeva merce per strada, adesso invece sono seduto sul tetto del mondo: non posso che essere grato a Dio per questo viaggio. Se non dovessi avere mai più l’opportunità nella mia carriera di sedermi qui, di celebrare un titolo NBA, sarei soddisfatto comunque. spero che il mio sia un messaggio di speranza: i sogni si realizzano, basta crederci”.
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Mantenuta la promessa del 2014: “Voglio che i Bucks siano da titolo”
Un altro messaggio che è subito tornato a rimbalzare sui social invece è un tweet lanciato dall’account del n°34 greco nel lontano 17 luglio 2014: “Non andrò mai via da questa squadra e da Milwaukee fino a quando non costruirò una squadra in grado di conquistare il titolo NBA”. Parole confermate già in estate quando ha scelto di restare, di firmare il ricco rinnovo offerto dai Bucks e di rinunciare alle sirene e alle offerte delle altre squadre: passare da lì alla vittoria del titolo però è qualcosa di diverso, difficile da pronosticare e soprattutto un traguardo tutt’altro che scontato per un giocatore che otto anni fa non era necessariamente destinato a diventare uno dei più grandi campioni della pallacanestro NBA di tutti i tempi. Adesso è il leader incontrastato della lega: promessa mantenuta, in tutti i sensi.