Mercato NBA, i Chicago Bulls fanno sul serio: DeMar DeRozan, Lonzo Ball e Alex Caruso
MERCATO NBATra le squadre più attive nella free agency ci sono certamente i Chicago Bulls, che dopo aver dato 85 milioni di dollari a Lonzo Ball e 37 ad Alex Caruso ne hanno messi sul piatto altri 85 in tre anni a DeMar DeRozan per convincerlo a firmare con loro, completando una sign-and-trade con San Antonio. Una free agency aggressiva per tornare a giocarsi i playoff, anche se potrebbe avere grosse ripercussioni sul futuro
Sin da quando i Chicago Bulls hanno sacrificato due prime scelte e un giovane come Wendell Carter Jr. per arrivare a Nikola Vucevic, era chiaro a tutti che le intenzioni della franchigia erano quelle di giocarsela per i playoff. Il finale della scorsa stagione non è andato come sperato, complice la positività al Covid-19 di Zach LaVine che lo ha tolto dai giochi nelle settimane decisive per agguantare il play-in, ma questa estate la dirigenza guidata da Arturas Karnisovas sembra non voler lasciare niente al caso. Per questo nel primo giorno di free agency ha concluso tre accordi decisamente pesanti: prima ha dato 85 milioni di dollari in quattro anni a Lonzo Ball, portandolo via da New Orleans cedendo in cambio Tomas Satoransky, Garrett Temple e una seconda scelta al Draft; poi ha preso Alex Caruso con un quadriennale da 37 milioni complessivi ad Alex Caruso, aggiungendo difesa ed energia sul perimetro; infine nella serata italiana di ieri ha di nuovo fatto notizia prendendo DeMar DeRozan dai San Antonio Spurs con un contratto da 85 milioni di dollari in tre anni, cedendo anche i contratti in scadenza di Thaddeus Young, Al-Farouq Aminu, una prima scelta al Draft 2025 e due seconde nel 2022 e nel 2025. Movimenti che hanno fatto rumore e che hanno provocato la reazione anche di Nikola Vucevic, che su Twitter ha espresso tutta la sua carica in vista della prossima stagione — ritrovando DeRozan, suo compagno di college ai tempi di Southern California.
E non è finita qui: ancora sei giocatori da firmare
Con oltre 200 milioni di dollari investiti sui tre giocatori, i Chicago Bulls sono tra le squadre che hanno speso di più sul mercato per cambiare volto alla propria squadra, pur mantenendo tutti i propri migliori giocatori in Vucevic, Zach LaVine, Coby White, Patrick Williams e Troy Brown. Solo che il roster dei Bulls è formato da appena otto giocatori, il che significa che Chicago deve ancora aggiungerne sette per completare la squadra da dare in mano a coach Billy Donovan. Uno di questi dovrebbe essere Ayo Dosumnu, 38^ scelta dell’ultimo Draft e nativo dell’Illinois dove ha giocato anche al college, una guardia difensiva con grandi misure per il ruolo. Per gli altri però servirà utilizzare al meglio i 15 milioni che li separano dalla luxury tax o i 21 fino all’hard cap, fatto scattare dalle sign-and-trade di Ball e DeRozan. E il tutto senza considerare il futuro di Lauri Markkanen (che è ancora restricted free agent) o le eccezioni salariali che potranno avere se, con un paio di costruzioni particolari degli accordi per Caruso e Daniel Theis (destinato agli Houston Rockets), riusciranno a muoversi nelle costrizioni del salary cap.
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La vera domanda: ma DeRozan vale quello che è stato speso?
Diversi analisti che hanno valutato lo scambio per le proprie testate — a partire da Kevin Pelton di ESPN a John Hollinger di The Athletic — hanno però storto il naso davanti a quando i Bulls hanno dovuto cedere per arrivare a DeRozan. Non solo in termini di entità economica (85 milioni) e di durata (tre anni garantiti) del contratto, ma anche per il sacrificio di Thaddeus Young (l’unico difensore sopra media del front-court dei Bulls, in attesa che cresca Williams) e del contratto in scadenza di Aminu (che poteva tornare comodo in altri scambi). DeRozan poi ha già 32 anni, è un difensore sotto media che si inserisce in un quintetto che ha già due cattivi difensori in LaVine e Vucevic, e ha bisogno della palla in mano per non patire troppo le sue mancanze al tiro perimetrale, sovrapponendosi di fatto al ruolo di LaVine nell’attacco. A tutto questo si aggiunge la prima scelta al Draft 2025 che hanno dovuto inserire nell’accordo per convincere gli Spurs a collaborare, che si aggiunge a quella già ceduta a Orlando (diventata Franz Wagner) e a quella del 2023 che finirà sempre ai Magic per l’affare Vucevic. Di fatto i Bulls sceglieranno solo due volte da qui al 2026, sempre che non cedano le loro scelte nella notte del Draft: un po’ tanto per una squadra che lo scorso anno ha chiuso all’11° posto a Est e che si ritroverà comunque grande concorrenza per uno dei primi otto posti. Per essere una squadra così lontana dal giocarsela per il titolo, i Bulls hanno sacrificato buona parte del loro futuro per un gruppo che non sembra avere le potenzialità per fare davvero strada. La speranza è di fare un po’ come gli Atlanta Hawks: spendere tanto in free agency quando si ha spazio, nonostante lo scetticismo generale sulle mosse, e sorprendere tutti ai playoff. Ci riusciranno? Sarà sicuramente uno dei temi più interessanti da seguire nella prossima stagione.