NBA, James Harden scherza su Kyrie Irving: "Il vaccino glielo faccio io"
BROOKLYNDopo la grande vittoria dei Nets al completo in casa dei Chicago Bulls, alla domanda se avesse ancora qualche speranza di vedere Kyrie Irving in campo anche per le partite in casa James Harden ha risposto con una rapida battuta: "Glielo faccio io il vaccino". E un cavillo potrebbe permettere a Irving di giocare in casa, anche se solo in teoria
Dopo aver perso otto partite su otto contro le prime quattro squadre in classifica a Est e a Ovest, i Brooklyn Nets hanno finalmente vinto il loro primo “scontro diretto” travolgendo i Chicago Bulls in casa loro con una prova di forza impressionante. I 138 punti realizzati da Kevin Durant e compagni sono il massimo stagionale concesso dai Bulls, che ora mantengono solo una gara e mezzo di vantaggio sui Nets per il primo posto nella Eastern Conference. A orchestrare l’attacco atomico di Brooklyn finalmente al completo ci ha pensato un James Harden in grande spolvero, autore di 25 punti con 7 rimbalzi e 16 assist (massimo stagionale) per ispirare i 27 punti con 9 assist di KD, i 21 di Patty Mills (6/8 da tre) e i 20 del rookie Day’Ron Sharpe (10/14 dal campo). I Nets non hanno neanche avuto bisogno del miglior Kyrie Irving, fermo a 9 punti, 4 rimbalzi e 3 assist in poco meno di 25 minuti di gioco alla sua terza gara stagionale, ma è chiaro che la sua sola presenza cambi il potenziale offensivo della squadra — rendendola di nuovo la favorita al titolo come era prima dell’inizio della stagione. Rimane sempre il "piccolo" fatto di non poterlo schierare in casa per le ben note regole della città di New York sulla vaccinazione, situazione evidentemente presente nella testa di tutti i Nets — anche perché i media non perdono mai occasione di fare domande a riguardo. E proprio rispondendo a una di queste sul fatto se avesse ancora speranze di vedere in campo Irving anche per le partite in casa, Harden ha risposto con una brevissima battuta prima di alzarsi e lasciare la conferenza stampa: "Glielo faccio io il vaccino". Con la concreta possibilità di vincere un titolo NBA (che sarebbe il primo della carriera di Harden, a dieci anni di distanza dalle prime e uniche Finals della sua carriera), sarebbe davvero uno spreco se non accadesse.
Irving anche in casa? C’è una soluzione, seppur ipotetica
C’è però un modo in cui i Brooklyn Nets potrebbero schierare Irving anche per le partite casalinghe, seppur solo in teoria. Secondo quanto scritto da Stefen Bondy del New York Daily Nets recuperando l’ordine esecutivo dell’ex sindaco Bill de Blasio, chi non rispetta le restrizioni imposte dalla città di New York (quindi nel caso specifico far giocare Irving nelle gare casalinghe) incorre in un semplice avvertimento per la prima violazione, in una multa di 1.000 dollari per la seconda, di 2.000 per la terza e di 5.000 dalla quarta in poi. Facendo un rapido calcolo, ai Nets mancano 22 gare casalinghe da disputare più quelle dei playoff, che possono essere al massimo 16 (ipotizzando quattro serie di playoff tutte finite a gara-7 e tutte con il fattore campo a favore). Il totale massimo è di 178.000 dollari di multa, un’inezia se si considera che Irving sta rinunciando a oltre 17.5 milioni di dollari per le partite saltate in casa — o considerando la ricchezza del proprietario dei Nets Joe Tsai (il quale però si è pubblicamente e fortemente schierato a favore dei vaccini).
Questo è però uno scenario ipotetico, e se venisse calato nel mondo reale le cose potrebbero essere molto diverse. Innanzitutto se i Nets decidessero di perseguire una strada del genere avrebbero un contraccolpo gigantesco a livello di relazioni pubbliche, facendo la figura della squadra dei ricchi che può permettersi di violare le leggi solo perché in grado di pagare le multe senza risentirne. Inoltre un’eventuale scelta del genere avrebbe un’enorme eco mediatica, e non è detto che il nuovo sindaco di New York Eric Adams (peraltro molto vicino ai Nets essendo stato ex capo del quartiere di Brooklyn) non cambi le regole aumentando di molto le multe o dichiarando che non valgono nel caso di Irving, visto che comunque la NBA — che peraltro ha i suoi quartieri generali proprio a New York e non avrebbe nessun interesse a una faida del genere contro la politica locale — sottostà alle leggi delle città in cui giocano le sue squadre. Sarebbe tutto estremamente più semplice se Irving si vaccinasse, come fatto da altri scettici come Andrew Wiggins o Bradley Beal nel corso della stagione, ma finora non ha dato indicazioni di voler accettare la vaccinazione. Chissà che James Harden con la sua battuta non possa smuoverlo per davvero.