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NBA, Kyrie Irving: "Il sindaco di New York è dalla mia parte. E su Boston..."

le parole
©Getty

Il giocatore dei Nets è tornato a commentare le parole del sindaco di New York - che non è disposto a fare eccezioni per farlo giocare a Brooklyn - a margine della partita persa contro i Celtics, in cui ha ricevuto fischi per tutta la gara: "È come una fidanzata tradita - vuole una spiegazione sul perché me ne sono andato, ma al tempo stesso spera ancora in un messaggio di risposta"

"Non è certo un lavoro facile fare il sindaco di New York. Con l’emergenza COVID che continua a incombere, le vaccinazione e tutto quello che sta succedendo nel mondo. Con l’aggiunta della guerra in Ucraina e la sensazione di precarietà diffusa in tutta l’America - insomma, non vorrei proprio essere nei suoi panni". Inizia con queste parole la risposta in conferenza stampa data da Kyrie Irving riguardo l'intricata situazione che lo coinvolge: giocherà o meno le partite in casa? Da oggi i non vaccinati potranno accedere all'arena, ma per lui non è ancora arrivato il via libera a essere in campo. Posso solo dire che apprezzo molto i suoi commenti e la sua posizione riguardo la questione che mi riguarda: lui sa bene quali sono le mie battaglie. E sono sicuro che un giorno saremo in grado di sederci a tavola insieme (Irving usa un biblico “spezzeremo il pane insieme”, ndr) e lui sarà in grado di assistere a una partita dei Nets, nella speranza che riusciremo a lasciarci tutti insieme alle spalle questi giorni difficili. La realtà di questi giorni è complicata e terribile, a New York così come in giro per il mondo: per questo non posso fare altro che dire di essere grato della sua vicinanza e del fatto che mi è stato a fianco, così come il commissioner Adam Silver".

A tenere banco poi nel match perso da Brooklyn contro i Celtics ci sono stati anche i fischi del pubblico di casa - tutto schierato contro Kyrie Irving che a Boston ha lasciato un pessimo ricordo di sé, come sottolineato dalla contestazione continua ogni volta che ha toccato un pallone. Nessuno ha dimenticato le sue parole: promise amore eterno ai Celtics e invece dopo due stagioni ha preso la strada di Brooklyn: “So bene che andrà sempre così per il resto della mia carriera ogni volta che verrò a giocare a Boston: è come una fidanzata tradita - vuole una spiegazione sul perché me ne sono andato, ma al tempo stesso spera ancora in un messaggio di risposta. Dico solo: “È stato bello finché è durato”. La verità è che sono grato a tutti per il tempo che ho passato a Boston, dalla dirigenza ai ragazzi nello spogliatoio - sono stato trattato al meglio. Ho ancora relazioni e amicizie durature con alcune delle persone che ho conosciuto qui”.

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