NBA, i risultati della notte: Towns fa 60 punti, Curry show da 47, Jokic batte Embiid
Serata pazzesca a livello realizzativo in NBA: Towns chiude con 60 punti - nuovo massimo in carriera - nella vittoria a San Antonio, Steph Curry si regala un 34° compleanno da 47 punti, Young guida Atlanta alla rimonta contro Portland con 46 punti. Jokic vince il testa a testa tra candidati MVP (nonostante i 34 punti di Embiid), Milwaukee batte a domicilio Utah per la prima volta dopo 20 anni. Disastro Lakers, i Cavs superano i Clippers grazie a super Mobley. Pesante ko dei Bulls, successo Hornets
SAN ANTONIO SPURS-MINNESOTA TIMBERWOLVES 139-149 | Partita divertente, dal punteggio altissimo e con difese rivedibili quella vinta da Minnesota a San Antonio - segnata da 46-33 di parziale T’Wolves nella terza frazione, in cui Towns raccoglie ben 32 punti in 12 minuti in una serata straordinaria per lui. Gli Spurs poi non hanno la forza per riportarsi a contatto e permettono così a Minnesota di restare a una partita e mezza di distanza dal sesto posto a Ovest occupato dai Nuggets
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Karl-Antony Towns firma la miglior prestazione stagionale a livello realizzativo, oltre che il suo nuovo massimo in carriera e al record di franchigia: per l’All-Star di Minnesota sono 60 punti con 19/31 al tiro, 7/11 dall’arco, 15/16 ai liberi, 17 rimbalzi e tre passaggi vincenti in 36 minuti. Towns diventa così il primo centro NBA a mettere così tanti punti a referto dai 61 fatti registrare da Shaquille O’Neal il sei marzo 2000 nel giorno del suo compleanno nel derby contro i Clippers
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Gli Spurs invece, completamente disinteressati al discorso playoff, incassano la settima sconfitta delle ultime nove nonostante un Dejounte Murray che continua a incantare: per lui sono 30 punti e 12 assist con 10/20 al tiro, a cui si aggiungono i 34 punti di Keldon Johnson con 5/9 dall’arco, otto rimbalzi e quattro assist (ma -18 di plus/minus). San Antonio resta così a due partite e mezza di distanza dal 10° posto a Ovest occupato dai New Orleans Pelicans
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CLEVELAND CAVALIERS-L.A. CLIPPERS 120-111 OT | Sfida playoff vinta in volata dopo i cinque minuti supplementari dai padroni di casa grazie a un super Evan Mobley e a un roster giovane in grado di sigillare la difesa all’overtime e piazzare il 14-5 decisivo senza subire nessun canestro nei primi due minuti e mezzo di supplementare. I Clippers pagano così la stanchezza della quinta partita in sette giorni e non riescono ad andare oltre i 24 punti di Zubac, i 19 di Coffey e i 18 con 7/21 al tiro e 10 rimbalzi di Mann
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Cleveland continua così a mantenere un minimo vantaggio sui Raptors nella corsa al sesto posto a Est, nonostante il 4-8 di record raccolto nell’ultimo mese da quando Jarrett Allen è fuori squadra con una mano malconcia. Non un grosso problema per Evan Mobley, che sceglie il momento migliore per fissare il suo nuovo massimo in stagione: 30 punti con 13/22 al tiro e sei rimbalzi. Una prestazione a tutto tondo a cui si uniscono i 24 punti e 13 assist di Darius Garland e i 20 punti con 11/13 ai liberi realizzati da Isaac Okoro
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ATLANTA HAWKS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 122-113 | Gli Hawks, partiti ancora una volta con il piede sbagliato (a conferma di una stagione in altalena a livello di risultati), recuperano 15 lunghezze di svantaggio ai Blazers nel secondo tempo e battono Portland grazie al 31-17 di parziale nel terzo quarto firmato soprattutto Trae Young - a conferma del suo straordinario momento di forma. Resta fuori invece Danilo Gallinari, alle prese con un fastidio al tendine d’Achille e tenuto precauzionalmente a riposo in back-to-back
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Dopo i 56 punti massimo in carriera segnati lo scorso 3 gennaio a Portland, Trae Young concede il bis - anzi il tris, considerando i 47 punti a referto di ieri contro Indiana: l’All-Star degli Hawks chiude con altri 46 punti (21 nel solo terzo quarto) tirando 15/31 dal campo e soprattutto aggiungendo 12 assist e sei rimbalzi al suo boxscore. Young raccoglie così la sua 24^ prestazione da 40+ punti e diventa il primo in stagione con due quarantelli consecutivi in back-to-back. Positivo anche DeAndre’ Hunter che aggiunge 20 punti
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Portland non va oltre l’impatto del solito Josh Hart, anche questa volta oltre quota 30: sono 25 già nel primo tempo - a conferma dell’ottimo momento a livello realizzativo - in un match da 31 con 4/7 dall’arco; leader di un gruppo totalmente rivoluzionato dal mercato e dagli infortuni. Una stagione a livello di risultati da dimenticare il prima possibile per i Blazers
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PHILADELPHIA 76ERS-DENVER NUGGETS 110-114 | Bones Hyland festeggia nel migliore dei modi la sua prima partita a Philadelphia in NBA, a una manciata di chilometri da casa sua - segnando davanti alle centinaia di persone presenti per lui ben quattro triple decisive nell’ultimo quarto in un match chiuso con 21 punti e con un successo dai Nuggets; più reattivi nella frazione finale (33-22 il parziale) anche grazie a un Nikola Jokic da 22 punti, 13 rimbalzi e otto assist con 8/16 al tiro, due recuperi e due stoppate
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Nella sfida sotto canestro tra candidati MVP quindi a uscire sconfitto è Joel Embiid, nonostante le sue cifre siano di tutto rispetto: 34 punti, 3/3 dall’arco, nove rimbalzi e quattro assist, che si aggiungono a un James Harden soltanto all’apparenza meno incisivo ma che sfiora la tripla doppia - 24 punti, nove rimbalzi e 11 assist con 11/12 ai liberi. Bene a livello realizzativo anche Tyrese Maxey, che continua a giovare della presenza dei due All-Stars sul parquet: altri 19 punti per un giocatore che sta mostrando enormi margini di crescita
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OKLAHOMA CITY THUNDER-CHARLOTTE HORNETS 116-134 | Terry Rozier segna 30 punti e permette agli Hornets di recuperare dopo una pessima partenza (anche sotto di 18 lunghezze) e di prendersi il secondo successo consecutivo in trasferta: decisivi anche i 27 punti e sei assist di Miles Bridges, oltre ai 21 con sette passaggi vincenti di LaMelo Ball. Nei due quarti centrali però non c’è partita (merito anche di un Isaiah Thomas da 4/4 dall’arco con 12 punti), con gli Hornets che toccano anche il + 20 e si tengono stretti il 10° posto a Est
Nonostante l’ennesima prestazione positiva invece, OKC incassa la sesta sconfitta in fila con Shai Gilgeous-Alexander che guida la squadra con i suoi 32 punti (ottava volta nelle ultime 10 per lui da 30+ punti) e otto rimbalzi, che si aggiungono ai 25 di un ispirato Darius Bazley. Non basta ai Thunder il primo quarto da 40+ punti della loro stagione, mentre Via Krejci fa registrare il suo massimo in carriera in NBA da 12 punti in 15 minuti in uscita dalla panchina
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GOLDEN STATE WARRIORS-WASHINGTON WIZARDS 126-112 | Gli Warriors ritrovano Draymond Green dopo 29 gare d’assenza (in uscita dalla panchina) e rimettono insieme in campo il loro trio di All-Star a 1.005 giorni dall’ultima volta, dalle Finals 2019 perse contro i Raptors anche a causa degli infortuni. La vittima di questa serata di festa per Golden State è Washington, che resta in partita nonostante i 73 punti segnati nel solo primo tempo dai padroni di casa, ma non va oltre i 25 punti di Kristaps Porzingis, i 19 di Kentavious Calwell-Pope e i 12 di Rui Hachimura
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Da festeggiare poi c’è anche il 34° compleanno di Steph Curry, che anche per questo si concede una serata da 47 punti con 16/25 al tiro, 7/14 dall’arco, sei rimbalzi e sei assist con +17 di plus/minus. Il modo migliore per conquistare la quarta vittoria in fila nel serrato testa a testa per il 2° posto a Ovest con Memphis, in un match in cui Thompson e Poole aggiungono 20 punti a testa. Green invece raccoglie sei punti, sei assist e sette rimbalzi in 20 minuti, pronto nel giro di qualche giorno a riprendersi il suo posto da titolare
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SACRAMENTO KINGS-CHICAGO BULLS 112-103 | Continua il momento complicato dei Chicago Bulls che non riescono a battere neanche Sacramento e incassano così la sesta sconfitta nelle ultime otto gare nonostante i 27 punti e sei assist di Zach LaVine, i 23 e 10 rimbalzi di Nikola Vucevic e i 21 con 7/17 al tiro di DeMar DeRozan. Gli ospiti sono costretti a inseguire invano, sotto di 20 lunghezze a fine primo tempo e arrivati a -1 nell’ultima frazione, prima di essere ricacciati definitivamente indietro dai Kings
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Una vittoria contro una big della Eastern Conference arrivata grazie ai 34 punti di De’Aaron Fox che aggiunge al suo boxscore anche sei assist e sei rimbalzi, mentre sono 22 con sette rimbalzi per Domantas Sabonis (tornato dopo due gare d’assenza) - giocate che permettono ai Kings di interrompere una striscia di quattro sconfitte e di rilanciare un’improbabile corsa al 10° posto a Ovest, aritmeticamente ancora possibile (sono quattro partite di distanza), ma in cui non crede davvero più nessuno
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UTAH JAZZ-MILWAUKEE BUCKS 111-117 | Milwaukee riesce in un’impresa che mai era aveva portato a termine negli ultimi 20 anni: battere a domicilio i Jazz a Salt Lake City in una trasferta storicamente complicata per le squadra della Eastern Conference. Nonostante i 29 punti di Donovan Mitchell con otto assist - gli stessi realizzati da Mike Conley che distribuisce due passaggi vincenti in meno - i Bucks dimostrano di avere più energie nel finale (28-18 il parziale dell’ultimo quarto) e si prendono un successo che vale il 2° posto in solitaria a Est
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Protagonista della vittoria Bucks è ancora una volta Giannis Antetokounmpo, autore di 30 punti con 12/24 al tiro, 15 rimbalzi e quattro assist, mentre sono 23 i punti di un Khris Middleton chirurgico nel finale. A completare l’impatto dei Big-3 Bucks sul match ci pensano poi i 29 punti con 10/21 dal campo di Jrue Holiday - unici tre giocatori in doppia cifra di una squadra dalla rotazione ridotta sugli esterni che anche per questo ha deciso di aggiungere al gruppo di G-League Tyreke Evans
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LOS ANGELES LAKERS-TORONTO RAPTORS 103-114 | Continua il momento drammatico dei Lakers, battuti anche dai Raptors e mai in partita in un match iniziato con il 33-12 di parziale per Toronto con i padroni di casa che hanno tirato 0/13 dall’arco in avvio (record negativo nella storia NBA in una frazione d’apertura di gara). Gli ospiti si godono i 27 punti e 11 rimbalzi di Siakam, i 21 di Scottie Barnes e il 7° posto a Est, mentre i Lakers incassano l’ottava sconfitta nelle ultime 10
L’assioma resta sempre lo stesso: nel post All-Star Break, se LeBron James non segna almeno 50 punti i Lakers perdono. Succede anche stavolta visto che il n°6 gialloviola si ferma a quota 30 (14 dei quali arrivati nella ricorsa inutile dell’ultima frazione), con 11/19 al tiro, 9 rimbalzi e 4/7 dall’arco. James predica nel deserto però, con Talen Horton-Tucker unico sussulto degno di nota in uscita dalla panchina con i suoi 20 punti e 8/13 al tiro. Troppo poco e troppo tardi per cambiare l’inerzia della partita