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NBA, Darvin Ham si presenta ai Lakers. "Westbrook uno dei migliori talenti all-time"

le parole
©Getty

Le prime parole del nuovo allenatore dei Lakers, che elogia Russell Westbrook (e se lo tiene stretto), sottolinea come Anthony Davis e la difesa siano le chiavi del rilancio gialloviola e spiega un po' quale sia il suo vissuto: "Non ho certo paura di sedermi sulla panchina gialloviola dopo tutto quello che mi è successo in passato"

Ci ha tenuto da subito a sgomberare il campo da ogni possibile dubbio o preoccupazione a riguardo: Russell Westbrook, a prescindere dalla ricca player option, dal rinnovo che manca e dall’età che avanza, resta un patrimonio per i Los Angeles Lakers. Nonostante la regular season complicata che si è appena lasciato alle spalle: “Non scherziamo: Westbrook è uno dei migliori giocatori che abbiano mai calcato un parquet in NBA e c’è ancora un bel po’ di benzina nel suo serbatoio”, sottolinea coach Darvin Ham, durante la conferenza stampa di presentazione a Los Angeles. “Non capisco perché tutti provino a farlo fuori”. Una delle peggiori stagioni della storia di una delle franchigie più vincenti della storia NBA evidentemente non basta: “Io e Russ abbiamo avuto diversi colloqui privati, è una persona fantastica: la parola che più di frequente è uscita in quelle discussioni è stata ‘Sacrificio’. Mi aspetto che continui perciò a essere il combattente tenace e il talento pieno d’energia che abbiamo avuto la fortuna di vedere sui parquet NBA per tutti questi anni. Magari senza la palla in mano, provando a incidere soprattutto in difesa: l’importante è capire che tutto parte dal sacrificio”.

Ham diventa così il 28° allenatore diverso nella storia a sedersi sulla panchina dei Lakers, nella speranza che possa essere quello buono per dettare la risalita e per dare una dritta a una squadre che continuerà ad affidarsi a LeBron James e Anthony Davis: “AD è la chiave della nostra rosa”, sottolinea il nuovo arrivato, parlando anche dei problemi difensivi di un gruppo che dovrà trovare una nuova identità a protezione del ferro. Una missione impossibile, ma che uno come lui non ha paura d’affrontare - soprattutto dopo le esperienza non semplici con cui la vita l’ha costretto a confrontarsi: “Sono cresciuto a Saginaw, Michigan: sono stato colpito per sbaglio da un proiettile in faccia il 5 aprile 1988. Se ti ritrovi a dover affrontare esperienze del genere, puoi uscirne soltanto in due modi: pieno di paura o senza avere più timore per nulla. Per me vale la seconda opzione: nulla mi spaventa, vivo senza pressione e so bene che tutto ciò di cui mi tocca discutere e parlare è soltanto pallacanestro”.

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