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Mercato NBA, come funzionerebbe il ritorno di Kevin Durant agli Warriors

MERCATO NBA
©Getty

ESPN ha aperto alla possibilità di un ritorno di Kevin Durant ai Golden State Warriors tre anni dopo l’addio, ma secondo The Athletic ci sono troppi ostacoli perché questo accada. Andiamo a scoprire come funzionerebbe uno scambio tra Warriors e Nets e quali difficoltà hanno sulla loro strada per completarlo

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In linea puramente teorica, i Golden State Warriors hanno i tre elementi che i Brooklyn Nets vorrebbe in uno scambio per Kevin Durant: un All-Star, giovani talenti e scelte al Draft. Nel caso specifico, il ruolo di All-Star sarebbe ricoperto da Andrew Wiggins, che ha legittimato il suo posto da titolare alla partita delle stelle (ok, ottenuto grazie all’aiuto del pubblico) con dei playoff sensazionali. I giovani sarebbero invece quelli che hanno rappresentato il nucleo futuribile della squadra, da Jordan Poole (che non ha ancora esteso il suo contratto) alle tre scelte in Lottery, James Wiseman, Jonathan Kuminga e Moses Moody. Infine le scelte al Draft: Golden State ha impegnato solo quella del 2024 che molto probabilmente finirà a Memphis (è protetta top-4), ma rispetto a quelle di altre squadre saranno inevitabilmente scelte di meno "valore", visto che Steph Curry è sotto contratto fino al 2026 e la squadra conta di rimanere competitiva quantomeno fino a quel momento. C’è poi un altro ostacolo alla buona riuscita della trade: per la regola del contratto collettivo che impedisce a una squadra di acquisire via trade due giocatori che hanno firmato il “Designated Rookie Max Contract”, i Brooklyn Nets non possono ricevere Wiggins in uno scambio fintanto che in squadra c’è Ben Simmons (e per lo stesso motivo non possono farlo con Bam Adebayo e molti altri giovani a loro accostati in questi giorni). Questo significa che dovrebbero liberarsi di Simmons o girare Wiggins a una terza squadra, complicando ulteriormente uno scambio già abbastanza difficoltoso di suo, visto che non tutti all'interno della franchigia sono convinti di riportare Durant in città, complice anche la mole di attenzioni e interesse che si creerebbe attorno alla squadra e il modo in cui quelle pressioni hanno finito per rendere miserabile la vita di tutte le persone coinvolte nella stagione 2018-19.

Il sacrificio del progetto "vincere e sviluppare"

C’è poi un’altra considerazione fatta dallo stesso Marcus Thompson nel suo pezzo per The Athletic: gli Warriors hanno intenzione di cedere così tanto per riprendere Durant, vanificando il lavoro fatto negli ultimi tre anni per creare un gruppo profondo e futuribile attorno a Curry-Thompson-Green? Nel corso di questa estate hanno rinunciato ai vari Gary Payton II e Otto Porter per fare spazio proprio a giovani come Moody e Kuminga, attendendo il ritorno in pianta stabile di Wiseman per aggiungere fisicità e atletismo nel front court. Cedere questi ventenni in cambio del quasi 34enne Kevin Durant vorrebbe dire mandare per aria l’idea di costruire i "Prossimi Grandi Warriors" mentre i tre cavalieri dello Strenght In Numbers sono ancora competitivi, aggiungendo un giocatore sensazionale che si allinea alla loro timeline (il contratto di Durant scade esattamente nel 2026 come quello di Curry, mentre Green e Thompson sono in scadenza nel 2024 e andrebbero quindi estesi) ma anche non sapere bene cosa li attende dopo che il loro prime sarà passato. Il tutto senza considerare che la luxury tax per costruire la squadra attorno a quel quartetto sarebbe astronomica, e per quanto il proprietario Joe Lacob abbia sempre aperto il portafogli, la decisione di lasciar andare Payton e Porter dimostra come anche per lui i fondi non siano illimitati.

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La posizione dei Big Three sul possibile ritorno di Durant

Al netto di tutto, però, bisogna anche sottolineare il ruolo che avranno le tre stelle della squadra, Curry, Green e Thompson. Secondo quanto scritto, al momento i tre hanno costeggiato la questione: hanno parlato con Durant fantasticando su un suo ritorno, o anche solo dell’ironia che la vita li abbia riportati a prenderlo in considerazione, e non si opporrebbero se quella fosse la direzione in cui la franchigia volesse andare (o, per dirla in altro modo, "se le stelle si allineassero in quella maniera). Allo stesso modo però la maniera con cui si è conclusa la passata stagione ha dimostrato loro che si può vincere il titolo pur continuando a sviluppare un supporting cast giovane e futuribile, con i vari Kuminga, Moody e Wiseman pronti ad avere un ruolo maggiore nella rotazione di coach Steve Kerr. In un modo o nell’altro, insomma, ai Big Three la direzione della franchigia andrebbe bene. Certo è che, se l’obiettivo unico fosse massimizzare le possibilità di titolo in questo preciso momento, sarebbe difficile non ritenere l’opzione Durant come quella più sicura, visto che solo gli infortuni hanno impedito loro di vincere ogni volta che sono scesi in campo assieme nel triennio 2016-2019.

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