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NBA, Lillard bandiera Blazers, "per il nome sul petto e non per quello sulle spalle"

NBA
©Getty

Quasi 450 milioni di dollari incassati dai Portland Trail Blazers dal suo sbarco in NBA a oggi, sul podio dei giocatori più ricchi in attività. Eppure a determinare veramente le scelte di Damian Lillard non sono i soldi ma principi che - dice lui - oggi nella NBA sono sempre meno comuni: "Passione, orgoglio, carattere e voglia di lottare". Anche contro le aspettative

C'è un vecchio adagio nel mondo del basket USA che sostiene che al college si giochi per il nome che si porta sul petto e nella NBA per quello che si porta sulle spalle. Il primo è quello della squadra (in quel caso dell'università di appartenenza); il secondo è quello personale e in una lega (la NBA) sempre più "players' league" - ovvero un campionato in cui comandano i giocatori - il nome sulle spalle spesso è quello più importante. Ecco, non a Portland; non per Damian Lillard. Che ha spiegato così la sua scelta di accettare l'estensione biennale da 122 milioni di dollari che lo legherà ai Blazers fino al termine della stagione 2026-27 (quando percepirà oltre 63 milioni di dollari di stipendio). "Sono orgoglioso di poter essere l'uomo simbolo di questa organizzazione, perché non credo basti segnare valanghe di punti per diventarlo. A volte quello che manca in questa lega è un po' di carattere, di orgoglio, di passione, la voglia di lottare, perché non conta sempre e soltanto il nome che hai scritto sulle spalle quanto invece quello che porti sul petto". Nel suo caso quel nome è "Portland", a oggi l'unica squadra per cui Lillard abbia mai giocato nella NBA. "Potrò vincere o potrò non vincere. Quello che mi basta è avere una reale chance di farcela, mentre quello che non voglio è dover combattere per tutta la carriera una battaglia sempre in salita dove c'è bisogno di un miracolo all'ennesima potenza per pensare di potercela fare". Lillard vuole soltanto essere messo nelle condizioni di poterci provare, "poi se non dovessi riuscirci posso convivere col risultato", dice. 

"Un titolo altrove non avrebbe lo stesso sapore"

"Ho sempre detto che la mia preferenza era di provare a vincere qui, a Portland, perché andarmene e vincere da un'altra parte - lo so, mi conosco - non mi darebbe la stessa soddisfazione. Diventare campione NBA sarebbe bellissimo, nessuno può negare il contrario, ma farlo altrove e non qui per me toglierebbe qualcosa a quel momento, così come me lo immagino". Lillard quindi sempre più bandiera Blazers, alla Kobe per i Lakers, alla Dirk Nowitzki per i Mavs: "Spero che le mie scelte possano anche avere un impatto per i giocatori che verranno, perché si sentano libero di fare quello che davvero sentono di voler fare e non quello che i media o l'opinione pubblica li spingono a fare. Sono orgoglioso di poter essere il simbolo di una scelta del genere, ma sono ancora più orgoglioso della fiducia che la franchigia ha dimostrato di avere in me". Ora sta ai Blazers non deluderla. 

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