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NBA, caso Durant: arrivano le reazioni di Kyrie Irving e della proprietà dei Nets

NBA
©Getty

Attraverso le parole del suo agente (e matrigna), Kyrie Irving sembra schierarsi dalla parte di società e allenatore ("Kyrie non odia nessuno"). Posizione sostenuta con forza anche da Joe Tsai, che su Twitter assicura fiducia massima a front office e coaching staff dei Nets. Lasciando solo Kevin Durant

Kevin Durant è stato chiaro: vuole andarsene da Brooklyn, vuole essere ceduto; non si fida più né di Steve Nash come allenatore né di Sean Marks come general manager. Posizioni, queste ultime due, condivise anche - secondo quanto riportato dal giornalista del New York Post John Kosman - anche da Kyrie Irving. Ma lo stesso Post, però, a 24 ore di distanza pubblica la smentita decisa dell'agente di Kyrie, che altri non è se non la sua matrigna, Shetallia Riley Irving: "Non sappiamo da dove arrivino queste voci, ma Kyrie non odia né Steve né Sean. Non fa parte del suo modo d'essere né del suo modo di comportarsi all'interno di questo mondo", specifica Riley Irving. "Kyrie promuove valori di pace, accettazione del prossimo e amore, non certo di odio". Una presa di distanza nei valori prima ancora che nella sostanza, chiara e netta, in linea con un personaggio che negli ultimi anni sembra sempre voler anteporre valori universali alle logiche (spesso più terra-terra) del business NBA. Anche se Riley Irving, alla domanda se Kyrie convivida la volontà di Durant di veder licenziati Nash e Marks, ha poi risposto con un laconico "no comment".

Il tweet del proprietario Joe Tsai sulle richieste di Durant

Ancora più chiara, invece, la posizione del proprietario dei Nets Joe Tsai di fronte al malcontento platealmente espresso da Durant: una posizione di totale supporto al suo front office e al coaching staff. Come dimostrato dal suo messaggio affidato a Twitter: "Sia il front office che gli allenatori hanno il mio supporto. Prenderemo le decisioni da prendere soltanto nel miglior interesse dei Brooklyn Nets". Sembra una porta chiusa in faccia a Durant, ma mai sottovalutare il potere di una superstar nella NBA degli anni Duemila. 

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