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Mercato NBA, LeBron James: cosa significa il suo rinnovo per i Los Angeles Lakers

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©Getty

I prossimi due anni in cui cercare di essere competitivi, i guai fisici sempre più frequenti, un roster che non è quello di una contender: sono tanti gli interrogativi per il futuro aperti dalla scelta di rinnovo di LeBron James - sicuro fino al 2024 e poi possibile partente per raggiungere Bronny. Un accordo che permette permette ora alla dirigenza di focalizzarsi sul prossimo nodo: il futuro di Russell Westbrook

La notizia più importante della giornata è arrivata pochi minuti prima che la NBA comunicasse i calendari ufficiali della stagione delle 30 squadre: LeBron James e i Lakers hanno rinnovato il loro legame per altri due anni a 97.1 milioni di dollari complessivi (che con l’aumento del salary cap potrebbero arrivare a 111). Fino al giugno 2024 quindi il n°6 gialloviola resterà legato ai Lakers, con la player option per il 2024-25 - unico modo per aggiungere un anno al suo contratto, visto che il prossimo 30 dicembre compirà 38 anni e la NBA impedisce rinnovi superiori al biennio per giocatori di quell’età. Nonostante la “over 38 rule”, James diventa così il giocatore che più ha guadagnato nella lega con contratti garantiti nel corso della sua carriera (532 milioni di dollari). Prima di tutto, questa notizia toglie letteralmente le castagne dal fuoco per i Lakers - che se avessero trascinato la situazione rinnovo più avanti, avrebbero rischiato di ritrovarsi con LeBron James potenziale free agent dal prossimo luglio. Anche se nessuno aveva pensato potesse andare realmente via da L.A. rompendo in modo netto con i gialloviola.

Cosa significa invece tutto questo per i Lakers? Sicuramente che James si è convinto dell’idea di poter essere ancora competitivo a L.A., al netto delle richieste di aggiungere al roster Kyrie Irving con una lunga trattativa che ancora non è andata in porto. In diversi ambienti stava serpeggiando l’idea che LeBron potesse arrivare al muro contro muro, alla richiesta di trade in caso di mancato cambio della squadra e invece, a prescindere anche dalla questione Westbrook (in stallo completo), il n°6 dei Lakers resterà in squadra. Il rinnovo a sei settimane dall’inizio del training camp cambia invece la prospettiva: fino al 2024 ci saranno sia lui che Anthony Davis, dunque la dirigenza di L.A. è chiamata a rendere competitivo nel minor tempo possibile un gruppo che non ha avuto la forza di arrivare ai playoff. La realtà è che i Lakers oggi non sono una contender e, al netto degli infortuni che hanno costellato le ultime due stagioni, anche con i due All-Star al loro massimo livello difficilmente si può battagliare per quattro serie playoff contro le grandi franchigie della lega.

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Dei tanti passaggi di mercato di cui tenere conto, quello cruciale resta la questione Westbrook. A Los Angeles si stanno chiedendo: qual è il potere contrattuale e di scambio che una pedina come il n°0 gialloviola può garantire? Liberarsene oggi vuol dire svenderlo o quasi, rinunciando quasi certamente alle scelte al Draft 2027 e 2029 che rappresentano la luce in fondo al tunnel negli anni in cui LeBron James non farà più parte della compagnia (visto che il tempo passa anche per lui). Dunque, ora che c’è la certezza che il grande talento nativo di Akron resterà fino al 2024, pensare di trattenere Westbrook e approfittare dello spazio salariale garantito dal termine del suo contratto nell’estate 2023 non è più una follia - tenendo però conto che questo vorrebbe dire puntare su un LeBron James che sarebbe ormai alla soglia dei 40 anni. Un rischio enorme, anche quando si parla di uno dei campioni più longevi della storia dello sport.

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