La 52^ partita da almeno 10 assist e zero palle perse sembrava cosa fatta per la point guard dei Suns. E invece, a 65 secondi dalla fine, gli è stata fischiata un'infrazione di "palla accompagnata" che lo ha mandato su tutte le furie. "Un fischio terribile", ha dichiarato. Svelando poi la spiegazione avuta dall'arbitro
Al via dell'ultima gara contro Minnesota, Chris Paul era reduce dalla 51^ partita della sua carriera con 10 assist e neppure una palla persa (leader all-time, con Muggsy Bogues secondo a quota 46). La sua gara da 10 punti, 15 assist e 0 perse contro Houston è finita a libri come la nona gara con 15 assistenze e nessuna persa (solo John Stockton ne ha di più, 14) ed è proprio questo tipo di statistiche che oggi - a 37 anni - fotografano la grandezza di Chris Paul. Per questo, quando a 65 secondi dalla fine, con la vittoria ormai assicurata (e i Suns avanti 110-96), gli è stata fischiata un'infrazione di "palla accompagnata" ("palming", nel gergo NBA), CP3 è andato su tutte le furie. "Un fischio orribile", ha dichiarato a caldo al microfono di Stephanie Ready per TNT, appena suonata la sirena finale.
Anche perché gli ha sporcato un referto altrimenti ancora immacolato alla colonna "palle perse" (la point guard dei Suns ha chiuso con 15 punti, 12 assist e quell'unica persa). L'unica nelle ultime due gare, a fronte di 27 assist (!), arrivata in maniera davvero assurda, ma che Paul - sbollita la rabbia - ha deciso di accettare con filosofia, raccontando la spiegazione del fischio avuta dall'arbitro: "Mi ha detto che se avesse potuto palleggiare così, sarebbe anche lui in NBA".