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NBA, Durant sui Nets: "Roster limitato, se non ci fossi io non ci si aspetterebbe nulla"

NBA
©Getty

In un'intervista con Bleacher Report dopo il pesante ko contro i Sacramento Kings, Kevin Durant non si è trattenuto e ha commentato con il solito candore la sua situazione. "La mia richiesta di essere ceduto nasce dal fatto che non mi piaceva il modo in cui ci preparavamo. Dal nostro quintetto base non ci si aspetterebbe niente se non ci fossi io. Kyrie Irving? Non posso dire io a un adulto come vivere la sua vita"

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Sono ormai lontani i tempi in cui Kevin Durant aveva bisogno di trattenersi davanti ai microfoni. Da diversi anni a questa parte ormai KD parla senza peli sulla lingua, e lo ha fatto anche recentemente in un’intervista con Chris Haynes di Bleacher Report, realizzata dopo il pesante ko subito dai suoi Brooklyn Nets contro i Sacramento Kings subendo la bellezza di 153 punti. Nonostante il blowout (o forse proprio per via del blowout), KD ha trovato l’ispirazione per parlare di tantissimi argomenti diversi, motivando pubblicamente la sua richiesta di essere ceduto della scorsa estate ma anche la situazione della squadra e quello che sta succedendo attorno a Kyrie Irving. "Richiedere la cessione non è stato difficile perché era una questione cestistica" ha rivelato Durant. "Sono andato da loro e gli ho detto: 'Yo, non mi piace come ci stiamo preparando. Non mi piacciono gli shootaround. Mi piacciono gli allenamenti. Ne voglio di più, voglio lavorare su più roba. Ritenetemi responsabile. Criticatemi nelle sessioni video se vi serve a mandare un messaggio agli altri. Voglio fare più closeout, più scivolamenti laterali'. Quelle erano le mie richieste. Non voglio le cose facili, volevo rendere le cose facili agli altri. Chiedetelo pure a Steve Nash quali erano le cose che volevo. Ma non avevo la sensazioni che tutti fossero sulla mia stessa lunghezza d’onda. Jacque Vaughn lo è. Le mie lamentele non erano solo su di me, ma su come stavamo andando avanti come squadra. Voglio che ci rispettino nel mondo del basket, non che gli altri giocatori ci guardino e ci dicano 'Quelli lì sono pieni di m…, non è il tipo di squadra in cui voglio andare'. Per questo ho chiesto di essere ceduto". Durant ha però espresso anche un certo ottimismo per la direzione intrapresa dalla squadra: "Abbiamo mostrato un impegno e un’energia migliore. Gli allenatori hanno fatto un grande lavoro, indipendentemente da come siano finite le ultime due partite. Abbiamo gente che fa dentro e fuori dal quintetto, ma i ragazzi hanno trovato il loro ruolo. Ed è stato divertente andare in battaglia con loro e con Jacque. È divertente cercare di elevare tutti gli altri attorno a me. Sto imparando sempre di più dal gioco e da tutte le difese pazze che cercano di usare contro di me. Mi sta aiutando mentalmente a vedere le cose in maniera rallentata".

Durant: "Devo giocare uno contro cinque, avete visto il nostro quintetto?"

Nonostante le buone parole per l’andamento della squadra e lo spirito del gruppo, Durant è anche consapevole che per come sono strutturati adesso i Nets partono con un deficit di talento non indifferente nei confronti degli avversari. “Guardate il nostro quintetto base: Edmond Sumner, Royce O’Neal, Joe Harris, Nic Claxton e me. Senza mancare di rispetto a nessuno, ma cosa ci si può aspettare da quel gruppo? Ci si aspetta che vinciamo perché ci sono io in campo. Ci si aspetta che si giochi bene perché in campo c’è il numero 7. Individualmente mi dico: ‘Ok, devo schivare cinque difensori’, ma è anche divertente perché mi rende un giocatore di basket migliore. Nella mia carriera ho affrontato di tutto: titoli, Rookie dell’Anno, All-Star, free agency, chiedere la cessione, MVP dell’All-Star Game, le Olimpiadi. Ho fatto tutto quello che c’era da fare. Negli ultimi due anni ho avuto a che fare con cose che non mi aspettavo, come giocatori che fanno dentro e fuori dalla squadra, non giocare bene, essere eliminato al primo turno senza vincere neanche una partita. Fa parte del percorso. Ma non significa che sono triste. Ho visto un sacco di cose in questa lega. Per me la cosa importante è provare tutto finché sono qui: non posso fare quello che faccio per sempre, ho un tempo limitato come giocatore NBA. Perciò voglio provare a fare tutto mentre sono qui, e mi sto divertendo. Dovreste sentirmi durante le partite: se sentiste quello che dico, la gente smetterebbe di chiedermi se sono felice o no. Mi godo ogni momento, specialmente dopo la rottura del tendine d’Achille e la pandemia. Non sapevo nemmeno se saremmo tornati a giocare. Tutto il resto di cui parlano, i discorsi sulla mia ‘legacy’, sono stron…e. La mia legacy è quello che Cam Thomas sta imparando da me e che lo aiuteranno quando avrà 10 anni di carriera alle spalle. Quello che ho fatto con Andre Roberson, la fiducia che gli ho dato. Essere stato in grado di giocare con Russell Westbrook, Steph Curry e Kyrie Irving ed essere comunque me stesso. Quella è la mia legacy, questo è quello che sono: posso giocare con chiunque, ovunque, in qualunque momento, e sai per certo quello che do".

KD: "Irving? Non posso dire io a un adulto come vivere la sua vita"

In conclusione Durant ha parlato anche di Kyrie Irving, che dovrebbe rientrare in campo al ritorno a casa contro i Memphis Grizzlies dopo aver scontato la sua sospensione. "Dicono che non sono un leader perché non ho detto a Kyrie di vaccinarsi, o perché non ho condannato Kyrie per aver lasciato la squadra ed essere andato a vivere la sua vita. Ma andiamo. Che cosa c…o vuol dire?" ha attaccato Durant quando è stato toccato l’argomento Irving. "Non sono io a dover dire a un adulto cosa può o non può fare della sua vita, dissezionare le sue convinzioni e le sue opinioni sulle cose. Possiamo avere una conversazione e uno scambio di prospettive su come io mi senta su un certo argomento, ma nessun altro a parte noi due deve sapere o sentire quello che si dicono due adulti. Non è così che opero. Non ho bisogno di dimostrare o di dire a nessuno quello che faccio coi miei compagni solo per sentirmi dire 'Vai KD, tu sei il boss, tu sei il leader'. Altri figli di… ne hanno bisogno, io no. Io non arrivo a dire 'Ehi Haynes, scrivi una storia su di me'. Non l'ho mai fatto. Ma rispetto tutti e rispondo a tutte le domande, anche dopo una sconfitta pesante".