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NBA, Paolo Banchero a Sky: "Ero certo del mio impatto, il tiro da 3 non mi preoccupa"

NBA

Dario Vismara

Il giovane talento di passaporto italiano è stato il miglior rookie di questo primo mese di regular season, capace di viaggiare a oltre 20 punti di media polverizzando decine di record all'esordio. Prestazioni che hanno galvanizzato anche gli appassionati del nostro Paese, che sperano di vederlo in campo dalla prossima estate con la maglia dell'Italia: abbiamo parlato con lui di questo e di diversi aspetti del suo gioco

SPECIALE PAOLO BANCHERO, SABATO A MEZZANOTTE SU SKY SPORT NBA

Paolo Banchero è rimasto a guardare senza scendere in campo - causa infortunio alla caviglia - le ultime gare disputate dai suoi Orlando Magic; nota stonata in un primo mese da professionista da incorniciare: medie da record per un rookie, sempre oltre i 20 punti segnati nelle prime sei partite (e mai sotto i 15), nonostante le difficoltà di un gruppo che fatica ancora a trovare il modo di arrivare con continuità al successo. Con oltre 23 punti a partita, conditi con più di 8 rimbalzi e quasi 4 assist, Banchero non solo è il principale candidato nella corsa al premio di rookie dell’anno, ma anche l’oggetto del desiderio della Nazionale Italiana - reduce dal successo contro la Georgia che ha regalato ai ragazzi di coach Pozzecco la qualificazioni ai Mondiali 2023. Una competizione alla quale prenderà parte anche Banchero con gli Azzurri? Abbiamo parlato di questo e di molto altro nell’intervista esclusiva che il giovane talento dei Magic ha concesso a Sky Sport.

 

La nazionale italiana si è qualificata per i Mondiali: possiamo contare su di te per far parte della squadra?

"Giocare i Mondiali con l’Italia è una possibilità, anche se non posso darlo per certo. Devo parlare con la mia squadra qui a Orlando, col mio agente, la mia famiglia e tutte le persone coinvolte per prendere la giusta decisione per me. Ma non è neanche escluso che accada: c’è sicuramente la possibilità che succeda, anche se non posso darlo per certo".

 

All’inizio di dicembre è previsto un incontro con la delegazione italiana: che aspettative hai?

"Sono felice di poterli incontrare e poter parlare con loro. Avrò l’opportunità di rompere il ghiaccio con loro visto che sarà la prima volta che li incontro”.

 

Il tuo inizio in NBA è stato nientemeno che storico. Ti aspettavi di essere così forte e così in fretta?

“Non direi che me lo aspettavo, ma neanche che sono sorpreso di quello che ho fatto. Ero sicuro di poter avere un impatto in campo abbastanza presto. Cerco solo di andare in campo e giocare per vincere, giocando insieme ai miei compagni e giocando duro, provando a divertirmi”.

In questo inizio hai giocato molto come portatore di palla: è per una questione di infortuni nel reparto guardie oppure è una cosa che continueremo a vedere anche in futuro?

“No, sono abbastanza sicuro che continuerò a portare molto il pallone anche in futuro nella mia carriera. Mi sento a mio agio in quel tipo di gioco, fa parte del mio repertorio. Non ho bisogno sempre del pallone in mano, ma sono a mio agio in varie situazioni, che sia portandola su in prima persona o ricevendo il pallone in giro per il campo. Ovviamente abbiamo avuto a che fare con degli infortuni perciò ho dovuto farlo un po’ di più rispetto a quello che avrei fatto senza quelle assenze, ma a me sta bene. Mi ha aiutato molto a crescere come giocatore, nella capacità di prendere decisioni e nella gestione del pallone in generale”.

 

In queste prime 11 partite hai mostrato a tutti anche le tue capacità come passatore: è la parte del tuo gioco che viene più sottovalutata?

“Direi di sì. La gente tende a guardare chi segna e un po’ si dimentica di chi fa il playmaker e passa il pallone. Quando scendo in campo cerco semplicemente di fare la giocata giusta, che sia passarla, segnare o portare un blocco. Può essere qualsiasi cosa: io cerco solo di fare la cosa migliore per la squadra”.

 

Sei anche un ottimo realizzatore in isolamento: è perché il campo è più aperto con più tiratori a livello NBA o è semplicemente una cosa che ti viene naturale?

“Penso di essere sempre stato un buon giocatore in isolamento, sia al liceo ma anche al college. A livello universitario tutti pensavano che sapessi fare solo quello, ma è sempre stata parte del mio gioco. Con le spaziature della NBA le cose si fanno più semplici perché c’è più spazio e più libertà di movimento per crearti il tuo tiro e arrivare nei tuoi punti preferiti in campo”.

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Al momento sei al 26% nel tiro da tre punti: è un tiro con il quale ti senti a tuo agio oppure senti che c’è ancora del lavoro da fare per renderlo naturale?

“Di sicuro ho fiducia nel prendermelo, penso solo che ci voglia del tempo per farlo diventare davvero efficiente. Sono sempre stato un tiratore decente da tre e ho sempre cominciato a tirare meglio verso la metà e la seconda parte della stagione, perciò non sono troppo preoccupato. Continuerò a tirare, è quello che mi incoraggiano a fare anche i miei allenatori e i miei compagni di squadra, perciò prima o poi la palla comincerà ad entrare”.

 

In quale aspetto del tuo gioco senti di essere migliorato di più in questo inizio di stagione? C’è una cosa che ti fa dire: ‘OK, sotto questo aspetto sono molto meglio rispetto a un mese fa’?

“Penso soprattutto nella pazienza, sia nel segnare che nel leggere le situazioni in campo. Penso di essere migliorato con l’andare della stagione, anche se non è ancora al livello che posso raggiungere né dove deve essere. Ma è stata solida, e conto di continuare a migliorare”.

 

Gli Orlando Magic sono 4-11 per cominciare la regular season: dove pensi che potete migliorare di più per dare una svolta alla stagione?

“Dobbiamo solo rimanere uniti come squadra e lavorare sul chiudere meglio le partite. Spesso ce la giochiamo punto a punto o siamo avanti nel punteggio, ma molte delle nostre sconfitte sarebbero potute essere delle vittorie. L’aspetto incoraggiante come squadra è che ce la siamo giocata quasi in ogni partita, ma dobbiamo lavorare sul rimanere solidi nei finali di gara. Anche ridurre le palle perse può aiutarci come squadra ad avere più possessi”.

 

C’è qualcosa che pensavi potesse essere più difficile e che invece arrivato in NBA si è rivelata più semplice di quanto immaginassi? Ad esempio guadagnarsi così tanti viaggi in lunetta.

“Sì, sono riuscito a guadagnarmi tanti liberi finora. Procurarmi falli è sempre stata una delle cose in cui sono stato bravo, usando il mio corpo per creare contatti. Finora sono riuscito a sfruttarlo bene a mio vantaggio”.

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