Con l’assenza di Anthony Davis, Thomas Bryant è diventato titolare per i Los Angeles Lakers. Il nuovo/vecchio lungo gialloviola, tornato a L.A. dopo averci già giocato a inizio carriera, ha parlato con Sky Sport del momento della squadra, di quello che gli viene chiesto da coach Ham e di com’è giocare al fianco di un giocatore del calibro di LeBron James
Per ogni passo che i Los Angeles Lakers sembrano fare in avanti, ce ne sono due indietro. Dopo aver vinto a Orlando in maniera convincente, i gialloviola hanno perso sul campo dei Miami Heat ripiompando a un record di 14-21 in stagione, buono a malapena per il 13° posto nella Western Conference. "La situazione è molto frustrante, anche perché molto spesso ci facciamo del male da soli" ha spiegato Thomas Bryant ai microfoni di Sky Sport dopo la sconfitta sul campo degli Heat. "Spesso ricominciamo le partite troppo lentamente, specie nel terzo quarto: dobbiamo ritornare nell’ottica di come cominciamo nel primo quarto delle partite e trovare il modo di migliorare ed eseguire quando si decide la partita. Abbiamo abbastanza talento in squadra per vincere le partite: dobbiamo solo provarci di più e continuare a crederci. È una stagione lunga, anche se questo non è una scusa per quello che sta succedendo. Dobbiamo tornare a giocare la nostra pallacanestro, che si basa sulla metà campo difensiva. Una volta che riusciamo a produrre delle buone difese, poi possiamo trovare punti facili in transizione".
Bryant a Sky: "Tornare ai Lakers è stato un deja-vu"
Thomas Bryant è stato chiamato a un compito difficilissimo: cercare di mitigare l’assenza di Anthony Davis, che in questo inizio di stagione era sembrato tornare ai suoi livelli migliori, salvo doversi fermare di nuovo per infortunio. Lo stesso Bryant ne sa qualcosa di infortuni, avendo disputato appena 37 partite negli ultimi due anni dopo la rottura del legamento crociato anteriore subita nel 2020. Anche all’inizio di questa sua nuova esperienza ai Lakers ha dovuto subito fare i conti con un problema fisico che ha rallentato il suo ritorno in squadra: “È stato frustrante infortunarmi al pollice appena prima del debutto stagionale. Nessuno vorrebbe mai farsi male, ma in particolare alla vigilia della prima partita per una squadra così importante. Ma in tutte le stagioni ci sono alti e bassi: la cosa importante è come ne esci. A prescindere da tutto però è bellissimo poter essere qui: sono contento di essere in campo con i miei compagni e poter dare tutto quello che ho”. Bryant è tornato ai Lakers dopo aver disputato a L.A. la sua stagione da rookie, disputando poi quattro annate con gli Washington Wizards: “Tornare qui è stato un po’ come un deja-vu, ritrovando tutto quello che avevo lasciato ma con giocatori diversi. Il mio ruolo anche è cambiato rispetto a quando ero rookie. Ora sono più maturo, ho stagioni di NBA alle spalle, perciò so cosa ci si aspetta da me quando vengo chiamato: energia, passione, capacità offensive e rimbalzi. Che ci sia o non ci sia AD il ruolo è sempre lo stesso”.
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Bryant viaggia a quasi 11 punti di media con 5.5 rimbalzi in meno di 20 minuti a partita con il 66% dal campo e il 50% da tre, riuscendo ad avere il miglior differenziale su 100 possessi nella rotazione dei Lakers (+6.9 con lui in campo rispetto a quando non c’è). E in particolare è diventato uno dei destinatari degli assist di Russell Westbrook (22 in stagione) e LeBron James (16), che dopo la partita ha parlato apertamente di un suo possibile addio ai gialloviola visti i cattivi risultati finora. Di sicuro però Bryant sa che ogni partita disputata al fianco di uno dei migliori giocatori di sempre non è una cosa che accade tutti i giorni: “Giocare con LeBron è assolutamente fantastico. Lui pensa per prima cosa a passare il pallone, e con tutte le attenzioni che riceve dalle difese ci regala un sacco di conclusioni semplici, specialmente per un lungo come me. Che sia un tiro ad alta percentuale sotto canestro o una tripla aperta, sono sempre libero. Perciò apprezzo davvero poter giocare con uno come lui: non è una cosa che posso dare per scontata”.