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NBA, Pau Gasol pronto al ritiro della maglia, vicina a quella di Kobe: "Il merito è suo"

NBA
©Getty

Mancano poche ore alla cerimonia che in occasione di Lakers-Grizzlies vedrà la franchigia di L.A. ritirare la maglia n°16 appartenuta a Pau Gasol. Un momento speciale reso ancora più emozionante dal rapporto speciale che lega il catalano all'ultimo giocatore a cui i Lakers hanno ritirato la maglia: Kobe Bryant. Come ricorda lo stesso Gasol

A Los Angeles è tutto pronto. Stanotte arrivano i Grizzlies, la franchigia dove Pau Gasol (scelta n°3 al Draft 2001, chiamato da Atlanta ma subito girato a Memphis) ha iniziato la sua carriera NBA, prima del trasferimento ai Lakers. E il catalano proprio nel match che vedrà di fronte le due squadre principali della sua carriera avrà l'onore di vedere ritirata la sua maglia n°16, riconoscimento ancora più eccezionale arrivando in un'organizzazione di successo come quella gialloviola: "Cerco piano piano di realizzare che il mio numero, la mia maglia, sarà lì, assieme a tutte quelle di quegli incredibili campioni, per sempre nalla storia del gioco", dice Gasol, quasi incredulo. Non solo. La sua sarà la prima maglia dei Lakers ritirata dopo quella (doppia, la n°8 e la n°24) di Kobe Bryant, che proprio con lo spagnolo aveva forgiato un'intesa - in campo e fuori - davvero unica (oggi tenuta viva dallo splendido rapporto che lo lega a Vanessa Bryant e alle sue bambine). "Finire al suo fianco, vedere il suo nome, lo so che mi emozionerà tantissimo", anticipa Gasol: "Si tratta di un momento già molto importante, che la mia storia con Kobe rende ancora più speciale: questi due fattori assieme vanno a formare un cocktail davvero duro da digerire", ammette il catalano, che a 24 ore dalla cerimonia del ritiro della sua maglia accetta di aprirsi. 

"Il mio numero ritirato? Lo devo in gran parte a Kobe Bryant"

"La mia storia e quella di Kobe sono impossibili da separare, è inevitabile", dice. "Se il mio numero oggi viene ritirato in gran parte io lo devo a lui: mi ha reso migliore, ci ha reso tutti migliori, su ognuno di noi ha avuto un effetto incredibile. E il fatto che domani non potrà essere qui con me, con noi, è davvero dura". Per scacciare via i brutti pensieri, allora, Gasol si affida a un ricordo del passato. Gara-7, finali del 2010, Lakers contro Celtics, in palio l'anello. "Ricordo che quel giorno ero determinato a fare qualsiasi cosa servisse per arrivare alla vittoria. Non avremmo mai permesso a Boston di batterci sul nostro campo e festeggiare il titolo. Non m'importava cosa avrei dovuto fare, non mi importava chi avrei avuto davanti: avrei staccato la testa a chiunque, sentivo di essere diventato un killer, in campo. E questo atteggiamento - conclude Gasol - era lo stesso che Kobe portava in campo ogni singola serata". 

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