La decisione della NBA sul brutto episodio di violenza domestica che ha visto protagonista il giocatore degli Charlotte Hornets pone le condizioni per un suo possibile ritorno in campo una volta scontate le ultime 10 gare di sospensione. Ma non è detto che ci siano squadre interessate a metterlo sotto contratto
La brutta storia di violenza domestica che ha visto protagonista Miles Bridges sembra avviarsi alla conclusione. Il giocatore degli Charlotte Hornets ha ricevuto una sospensione di 30 gare da parte della lega: 20 di queste sono già state scontate durante questo campionato, mentre le restanti 10 lo terranno ancora fuori al via della stagione 2023-24. Una stagione che però il giocatore non ha la certezza di iniziare in campo: dopo non aver firmato nessun contratto per l'annata appena conclusa, il suo stato di restricted free agent permette agli Hornets di pareggiare le eventuali offerte provenienti da qualsiasi altra squadra NBA, ma l'effettivo ritorno sul parquet del giocatore non è cosa scontata. La decisione della NBA, arrivata dopo un'investigazione interna, va a punire le accuse di violenza domestica ricevute dal giocatore degli Hornets nel maggio 2022, quando avrebbe aggredito la madre dei suoi due figli in loro presenza.
Già condannato a tre anni di libertà vigilata, la sentenza del tribunale a carico di Bridges prevede 52 settimane di terapia sul tema della violenza domestica e 100 ore di volontariato da prestare all'interno della sua comunità, oltre all'obbligo di sottoporsi a regolari controlli anti-doping e a un ordine restrittivo che non gli permette di avvicinare la donna vittima della sua aggressione (anche se Bridges continuerà ad avere l'affido dei suoi due figli). Una brutta faccenda che rischia di compromettere una carriera che pareva in rampa di lancio per il 25enne talento degli Hornets, titolare di un'annata oltre i 20 punti di media con 7 rimbalzi nell'ultima stagione disputata sui parquet NBA, quella 2020-21.
