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Si ritira Gigi Datome, uno dei pochi italiani capaci di raggiungere la NBA

NBA
©Getty

Dopo aver vinto tutto, in Italia e in Europa, la bandiera azzurra nel 2013 ha fatto il salto in NBA: ha giocato per i Detroit Pistons e per i Boston Celtics, assaggiando anche l'atmosfera playoff. Poi il ritorno in Italia, con altri successi a Milano, in quell'Olimpia dove ora "rimane in società". Prima però un'ultima impresa in campo: farà parte del gruppo azzurro ai Mondiali nelle Filippine

Dalla palestra di Olbia, dove è partita la sua avventura, Gigi Datome prende la parola e non perde tempo: "Smetto di giocare a basket. La finisco con il basket giocato", dice in un video che pubblica sul suo account Instagram. Una decisione sicuramente sofferta, per uno dei giocatori azzurri più forti di sempre, capace di ottenere successi ovunque, in Italia, in Europa (con il Fenerbahce), perfino in America (arrivando a giocare in NBA). E il suo addio infatti è un lungo ringraziamento a tutte le squadre che gli hanno permesso "di vivere un sogno": quelle italiane, Siena, Scafati e Roma ("l'ultimo anno alla Virtus uno dei più belli mai vissuti), prima di arrivare a Milano; quelle NBA, i Detroit Pistons e i Boston Celtics; e quella con cui ha dominato in Europa, il Fenerbahce ("anni indimenticabili a Istanbul, con nove titoli e l'Eurolega del 2017"). Ma è un addio che ha un'appendice e anche già uno sguardo al futuro: l'appendice si chiama Mondiali 2023, da giocare nelle Filippine (su Sky a partire dal 25 luglio). "Perchè se è vero che non ho rimpianti, un cruccio c'è, ed è quello che riguarda la nazionale, per non aver mai portato a casa una medaglia", dice. E allora per il capitano l'ultimo giro di giostra è la spedizone Mondiale di questa estate, per un ultimo assalto al podio. Il futuro invece si chiama, come il presente, Olimpia Milano, "una società al top non solo in Italia ma anche in Europa". Non più da giocatore, "dopo tre anni splendidi vissuti assieme, ma rimango in società", dice Gigione. 

Non resta che ringraziarlo per 20 anni di grandissima pallacanestro e di grandissima sportività, esempio da seguire per tutti: uno dei pochi italiani - si contano sulle dita di due mani - che è riuscito anche ad approdare in NBA: 37 partite con Detroit, 18 con Boston (più tre di playoff, sempre con i Celtics). Magari non tanto da lasciare una traccia indelebile, ma conta esserci riuscito, aver voluto misurarsi con i migliori. Come lui. Non meglio di lui. 

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