NBA, lo strano caso di Deandre Ayton: da prima scelta assoluta a indesiderato numero 1

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Dopo cinque anni di alti e bassi, le strade di Deandre Ayton e dei Phoenix Suns si sono separate: il centro bahamense, prima scelta assoluta del Draft 2018, è stato inserito nello scambio di Damian Lillard finendo ai Portland Trail Blazers, mentre a fare il percorso inverso è stato Jusuf Nurkic. Ma come si è arrivati ad un epilogo del genere?

Cinque anni possono sembrare un tempo esiguo, ma nella NBA equivalgono ad un’intera era. Prendete il caso di Deandre Ayton: solamente cinque anni fa era reduce dalla prima scelta assoluta al Draft e i Phoenix Suns erano assolutamente entusiasti di aver messo le mani su un prodotto "di casa" (aveva fatto il college ad Arizona) e in grado di incastrarsi bene con la superstar designata della squadra Devin Booker, visti i soli due anni di differenza. Un fit talmente perfetto, almeno sulla carta, da far passare in secondo piano anche aver rinunciato a prendere un talento generazionale come quello di Luka Doncic, convinti che Ayton con il suo potenziale sconfinato avrebbe comunque rappresentato un pezzo cruciale della loro ricostruzione. E in un certo senso lo è stato davvero: senza di lui infatti molto difficilmente i Suns avrebbero raggiunto le Finals del 2021, andando a due vittorie dal vincere il titolo NBA. I due anni successivi, però, sono stati un calvario sia per lui che per la squadra: Phoenix non è più riuscita a tornare a quei livelli e Ayton è diventato il capro espiatorio di tutti i problemi della squadra, complice un atteggiamento generalmente non irreprensibile e rapporti personali con diversi membri della franchigia (a partire dall’allenatore Monty Williams, ma non solo) deteriorati incomprensione dopo incomprensione. Un rapporto che ha portato Ayton a firmare nell’estate del 2022 una offer sheet da 133 milioni di dollari in quattro anni con gli Indiana Pacers, e sebbene sia stata prontamente pareggiata dai Suns, non è mai un buon segno quando una ex prima scelta assoluta non trova l’accordo per rinnovare il contratto ed è "costretto" a trovare un’offerta sul mercato dei restricted free agent. La fine della storia di Ayton con i Suns, insomma, era chiara a tutti da tempo, anche se si è completata solo a pochi giorni dal training camp della stagione 2023-24.

L’inconsistenza di Ayton e le incomprensioni con l’ambiente

"Inconsistenza" è la parola che racchiude l’intera esperienza di Ayton ai Suns: una settimana sembrava pronto a sbocciare definitivamente e diventare uno dei migliori lunghi della NBA; la settimana dopo era impalpabile in campo e stagnante nella sua curva di miglioramento, come se si fosse adagiato su un talento fisico e tecnico che da solo gli bastasse per vivacchiare. Si era accontentato, ecco. Ma la NBA non è una lega che permette di fermarsi, specialmente per una squadra che ha continuato ad alzare l’asticella delle ambizioni (prima cambiando proprietario, poi prendendo Kevin Durant, infine scambiando per Bradley Beal) a ritmo esponenziale. Più i Suns hanno puntato in alto e più Ayton è sembrato fermarsi, anzi per certi versi anche tornare indietro sotto alcuni aspetti della metà campo difensiva, lasciando un impatto in campo sempre meno palpabile e sempre maggiore frustrazione all’interno della franchigia. Il pensiero che al suo posto ci poteva essere Doncic, ovviamente, non aiutava né lui (che sentiva di non essere messo nelle condizioni di essere prima punta assoluta della squadra e di poter "giustificare" la sua prima scelta assoluta) né i Suns (che un numero uno ce l’hanno già in Booker e nel frattempo ne hanno aggiunti altri). Con i contrattoni di Durant e Beal ad appesantire ulteriormente un monte salari astronomico, pagare 32.4 milioni per la quarta opzione della squadra che sembrava del tutto scontento del suo ruolo nel roster diventava anche una questione economicamente, oltre che tecnicamente ed emotivamente, insostenibile.

PHOENIX, AZ - NOVEMBER 25: Deandre Ayton #22 of the Phoenix Suns high fives fans after the game against the Detroit Pistons on November 25, 2022 at Footprint Center in Phoenix, Arizona. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2022 NBAE (Photo by Barry Gossage/NBAE via Getty Images)

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I motivi che hanno portato Phoenix a scegliere Nurkic

Al suo posto i Suns si sono convinti che Jusuf Nurkic possa rappresentare il complemento perfetto per una squadra a cui mancavano fisicità, esperienza e un po’ di sano lavoro sporco sotto canestro. Cose che Nurkic può dare, anche se a 29 anni le sue stagioni migliori sembrano appartenere al periodo pre-2019, quando un devastante infortunio alla gamba ha diviso in due parti nette la sua carriera. Rimane però un centro di 2.10 e sopratutto di 131 chili da poter opporre, idealmente, alla sua vecchia riserva ai tempi di Denver, tale Nikola Jokic, oltre che un giocatore che non si lamenterà privatamente e pubblicamente se non gli arriveranno possessi in post basso per far vedere quanto è forte, ma sarà contento di fare il suo lavoro e nel caso anche di sedersi in panchina se coach Frank Vogel dovesse preferirgli Drew Eubanks (curiosamente suo cambio anche nelle ultime stagioni a Portland). Presi uno contro l’altro non c’è dubbio che Ayton sia un giocatore migliore di Nurkic: la scommessa di Phoenix è che Nurkic — più gli altri tre arrivi: Nassir Little, Grayson Allen e Keon Johnson — sia un giocatore più utile a questi specifici Suns rispetto a quanto lo sarebbe stato la versione demotivata, incostante e in rotta con l’ambiente di Ayton vista lo scorso anno. Avranno ragione? Solo la stagione potrà dircelo, così come il modo in cui Ayton si presenterà per la sua nuova avventura a Portland.

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