Il centro dei Philadelphia 76ers racconta che a far pendere l'ago della bilancia verso la nazionale a stelle e strisce (nella "sfida" con Francia e Camerun) è stata la presenza di suo figlio Arthur: "Voglio che sappia che le mie prime Olimpiadi le ho giocate per lui"
La decisione era attesa, l'esito qualcuno dice abbastanza scontato: Joel Embiid ha scelto di partecipare alle prossime Olimpiadi né con la maglia del suo Camerun (dove è nato), né con quella della Francia (di cui ha la nazionalità) ma con quella di Team USA. E il centro dei Sixers ha voluto chiarire i motivi della sua scelta con un messaggio su X (ex Twitter): "Sono orgoglioso e felice di questa decisione. Non è stata facile. Sono fortunato a poter chiamare casa il Camerun, la Francia e gli Stati Uniti", ha detto. "Dopo aver parlato con la mia famiglia ho capito che avrei dovuto giocare per gli Stati Uniti. Per i ragazzi che giocano con me nella lega [la NBA, ndr]. Voglio farlo per i miei tifosi, che sono stati incredibile fin dal primo giorno. Ma più di tutto - e qui arriva forse la vera motivazione dietro alla decisione di Embiid - voglio onorare mio figlio che è nato qui negli Stati Uniti. Voglio che sappia che ho giocato le mie prime Olimpiadi per lui". Il suo primogenito, chiamato Arthur Elijah (Arthur in onore del fratello di Embiid precocemente scomparso) è venuto alla luce nel settembre 2020, e oggi ha 3 anni: a lui forse Steve Kerr deve dire grazie se a Parigi potrà contare su uno dei centri più dominanti al mondo nella missione per riportare l'oro in USA dopo il 4° posto ai Mondiali.