I Blazers hanno presentato ai loro tifosi i tanti volti nuovi di una squadra completamente stravolta dal mercato estivo. Il grande protagonista della festa organizzata per il pubblico di Portland è stato, senza grandi sorprese, Scoot Henderson. Il rookie, terza scelta assoluta all'ultimo Draft, ha confermato di non soffrire affatto il ruolo di uomo simbolo della franchigia designato per il dopo-Lillard
SCOOT HENDERSON NON HA DUBBI: "SARÒ IL ROOKIE DELL'ANNO" | LEGGI L'ARTICOLO
Una cosa è certa: dopo un'estate molto burrascosa, a Portland sentono la necessità di voltare pagina e guardare al futuro. La trade con Milwaukee ha di fatto sancito la fine dell'era Lillard, mentre quelle successive con Phoenix e Boston hanno completato l'opera di stravolgimento di un roster che, alle soglie della nuova stagione, appare quasi irriconoscibile. In attesa di scendere in campo contro i Suns per la prima amichevole di preseason (diretta nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 alle 4.00 su Sky Sport NBA, repliche con il commento di Dario Vismara e Matteo Soragna durante la giornata di venerdì), i Blazers hanno quindi pensato di presentare ai loro tifosi i molti volti nuovi della stagione 2023-24. Nella festa organizzata ieri al Moda Center, quindi, oltre al classico allenamento aperto al pubblico, quelli che dovrebbero diventare i nuovi beniamini locali sono stati chiamati a intrattenere i presenti sugli spalti. Senza grandi sorprese, il protagonista della serata è stato Scoot Henderson, terza scelta assoluta all'ultimo Draft, che nei piani del front office di Portland dovrebbe diventare presto il nuovo giocatore simbolo della franchigia. Introdotto per ultimo, come d'uso per le stelle, Henderson è stato chiamato, al pari di diversi compagni, a scegliere una canzone da cantare di fronte ai suoi nuovi tifosi. La scelta, tutt'altro che scontata, del rookie è ricaduta su "Family Affair", successo del 2001 firmato da Mary J. Blige (anche se poco dopo lo stesso Scoot ha confessato che avrebbe voluto cantare un'altra canzone della Blige, "My Life", ritenuta però troppo moscia per l'occasione). Grande coinvolgimento del diretto interessato, apparso a suo agio con il microfono in mano, e successiva ovazione degli spettatori evidentemente divertiti. Tuttavia, c'è da scommettere che a Portland siano in molti a sperare che sostituendo il microfono con la palla i risultati possano essere decisamente migliori.