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NBA, Chris Paul parte dalla panchina per la prima volta dopo 1.365 gare in carriera

NBA
©Getty

Questa notte contro gli Houston Rockets Chris Paul è partito dalla panchina per la prima volta nella sua carriera NBA, interrompendo così una striscia di 1.365 partite da titolare — tutte quelle da quando ha esordito tra i professionisti. "Faccio tutto quello che serve per aiutare la squadra a vincere" le sue parole dopo il match

L’ultima volta che Chris Paul non ha cominciato una partita in quintetto è stato per colpa di un ritardo. Il 13 dicembre 2004 era arrivato tardi all’appuntamento per il bus che avrebbe portato i suoi Demon Deacons di Wake Forest a una partita contro Temple, venendo punito con l’esclusione dal quintetto base per i primi quattro minuti della seguente partita di NCAA. Se si escludono le Olimpiadi del 2008, quando davanti a lui c’erano Jason Kidd e Kobe Bryant, da quel momento in poi Chris Paul non ha più cominciato una partita dalla panchinafino a questa notte. Il ritorno in campo di Draymond Green, infatti, ha portato coach Steve Kerr a retrocedere CP3 in panchina per la prima volta nella sua carriera, interrompendo una striscia di 1.365 partite di regular season e playoff sempre da titolare in 19 anni di carriera. Non si tratta solamente di una nota aneddotica: dal 1982 a oggi nessun giocatore ha disputato più partite senza mai uscire dalla panchina, e secondo ESPN Stats & Info è la striscia più lunga dal 1970-71 a oggi di gare consecutive da titolare prima di diventare riserva. Uno scettro che ora passa nelle mani di Damian Lillard (833 partite tutte da titolare) e Kyrie Irving (748), chiamati a pareggiare l’incredibile longevità di CP3.

Le parole di Paul, Kerr e Green dopo la partita

La cosa più importante, almeno a sentire i protagonisti, è però il risultato finale, cioè che i Golden State Warriors hanno vinto a Houston. Paul, entrato a 6:58 dalla fine del primo quarto, ha chiuso con 8 punti (3/8 al tiro), 7 assist, 5 rimbalzi e un recupero in 27 minuti di gioco con un plus-minus di +22 gestendo la second unit. "Faccio quello che serve per aiutare la squadra. Perciò se questo significa partire dalla panchina o non finire in campo le partite, va bene. Quando hai l’opportunità di giocare così a lungo nella tua carriera, ci sono per forza cose che devono cambiare. Ma sono qui per questo". Paul ha sottolineato come "sicuramente sia diverso, ma alla fine si tratta pur sempre di pallacanestro. Non la odio come cosa, ma non è neanche una questione che mi piaccia o meno. Mi piace il fatto che abbiamo vinto: quella è la cosa più importante". Steve Kerr dopo la partita è stato comprensibilmente molto attento a elogiare il suo nuovo numero 3: "Il fatto che Chris abbia accettato tutto è enorme. Ha semplicemente detto sì con la testa e ha detto ‘Andiamo a vincere’. Non abbiamo neanche dovuto parlarne. Quando un veterano, un grande giocatore, un All-Star come lui si sacrifica, dà un esempio a tutta la squadra". Anche Draymond Green, in difficoltà nel primo tempo per sua stessa ammissione, ha riassunto il tutto meglio di chiunque altro: "Quando puoi sostituire Steph Curry facendo entrare Chris Paul, non credo che si possa fare di meglio".

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