NBA, i Bulls celebrano la squadra della stagione 1995-96, ma Jordan non si presenta

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Nella notte i Bulls hanno inaugurato la loro "Ring Of Honor", iniziativa che sulla falsariga di quanto già fatto da altre squadre vuole celebrare i protagonisti che hanno scritto la storia della franchigia. Al centro dell'attenzione c'era la squadra della stagione 1995-96, chiusa con 72 vittorie in stagione regolare e poi con il titolo NBA. Molti gli omaggi prestigiosi, tra cui quelli di Barack Obama, Magic Johnson e Eddie Vedder, ma anche le assenze, tra cui una particolarmente significativa

La notizia non è tanto che nella notte i Chicago Bulls abbiano inaugurato la loro "Ring Of Honor", quanto che l'iniziativa per celebrare le glorie passate della franchigia sia arrivata solo ora. Altrove squadre con una storia molto meno prestigiosa di quella dei Bulls, avevano già provveduto da tempo. Meglio tardi che mai, comunque, e per partire in grande stile a Chicago hanno deciso di dedicare l'apertura della "Ring Of Honor" ad una squadra che non è azzardato definire leggendaria: i Bulls della stagione 1995-96, quella del record di vittorie in regular season (poi battuto da Golden State nel 2015-16) e del primo titolo del secondo three-peat firmato Michael Jordan e Phil Jackson

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Contributi e ricordi eccellenti

Per celebrare quella squadra incredbile, a Chicago hanno chiesto a diversi personaggi importanti, alcuni dei quali noti tifosi dei Bulls, di scrivere un breve intervento dedicato ai protagonisti di quella stagione forse irripetibile. Così l'ex Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha scritto di Michael Jordan, Magic Johnson si è dedicato a Scottie Pippen, Pau Gasol a Toni Kukoc e il frontman dei Pearl Jam Eddie Vedder all'amico di lunga data Dennis Rodman. La cerimonia ha compreso anche alcune leggende del passato più remoto della franchigia come Jerry Sloan, omaggiato da Gregg Popovich, e ha visto il suo culmine nella cena di gala alla presenza di molti volti della squadra campione NBA 1996. È stata l'occasione per una vera e propria rimpatriata, tra abbracci e ricordi, un'iniziativa che ha rimesso allo stesso tavolo anche Phil Jackson e Steve Kerr, ovvero l'eccellenza delle panchine NBA di ieri e di oggi.  A spiccare, però, è stata soprattutto un'assenza pesante. Anzi, due assenze pesanti.

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Assenze pesanti, motivi (forse) ignoti

Che il rapporto tra la proprietà dei Chicago Bulls e le due stelle della squadra che negli anni Novanta ha vinto sei titoli NBA non fosse dei migliori è cosa nota, ma non è dato sapere se dietro all'assenza dalla cerimonia sia di Michael Jordan che di Scottie Pippen ci siano ancora i vecchi dissapori con la famiglia Reinsdorf. I due, però, sono stati senza alcun dubbio i convitati di pietra della "Ring Of Honor" dei Bulls. Nel caso di Jordan, almeno, la mancata presenza a Chicago è stata in parte compensata dall'invio di un messaggio video in cui il leader e trascinatore di quei Bulls esprime la sua gratitudine per l'iniziativa. L'ultimo atto della celebrazione è in programma per questa notte, quando nell'intervallo della gara interna contro gli Warriors i tredici nomi introdotti nella "Ring Of Honor" verranno premiati sul parquet dello United Center.