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NBA, perché l'estensione di Jamal Murray è così importante per Denver

NBA
©Getty

Dopo mesi di silenzio, Jamal Murray e i Denver Nuggets hanno trovato l’accordo per un’estensione di contratto da 208 milioni di dollari che legherà il canadese alla franchigia fino al 2029. Una mossa che rilancia le ambizioni dei campioni NBA 2023 dopo un’estate complicata e le voci di screzi tra allenatore e dirigenza

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Per essere una squadra che solamente 15 mesi fa vinceva il primo titolo della sua storia, quest’ultima estate non è stata proprio tranquillissima per i Denver Nuggets. Dopo aver perso Kentavious Caldwell-Pope sul mercato dei free agent e averlo sostituito con due giocatori estremamente diversi come Russell Westbrook e Dario Saric, i Nuggets contano sulla crescita interna dei vari Christian Braun, Peyton Watson e Julian Strawther per continuare ad avere un supporting cast di livello nei migliori anni della carriera del tre volte MVP Nikola Jokic. Nelle ultime ore si è risolta anche l’impasse legata al futuro di Jamal Murray: dopo che il suo accordo per estendere il contratto era stato dato come "molto vicino" all’inizio di luglio, sia lui che la squadra hanno fatto sapere che le trattative sarebbero riprese solo dopo la fine delle Olimpiadi, alle quali però Murray ha faticato moltissimo segnando appena 6 punti di media con il 29% dal campo e il 14% da tre punti, risultando come uno dei giocatori più deludenti dell’intero torneo e venendo eliminato ai quarti contro la Francia. Dopo circa un mese da quella pessima figura, i Nuggets hanno mantenuto fede a quanto detto a inizio estate trovando un accordo per un’estensione di quattro anni a 208 milioni di dollari complessivi, dando a Murray il massimo salariale e legandosi a lui fino al termine della stagione 2028-29, quando a 32 anni guadagnerà 57.5 milioni. Nonostante la brutta esperienza con la nazionale e diversi passaggi a vuoto ai playoff (al netto dei due canestri decisivi contro i Lakers al primo turno), Murray lo scorso anno ha vissuto la miglior stagione in carriera in termini di punti (21.2), assist (6.5), percentuale al tiro (48.1%), da tre (42.5%) e Usage Rate (27.3% di possessi utilizzati), pur saltando 23 partite per vari infortuni che continuano a tormentarlo.

Prossimo passo: l'estensione di Aaron Gordon a fine mese

La conferma di Murray porta un po’ di serenità all’interno di un ambiente non proprio calmissimo dopo l’eliminazione subita al secondo turno dei playoff per mano dei Minnesota Timberwolves, perdendo gara-7 in casa dopo essere stati avanti anche di oltre 20 lunghezze. La firma di Murray dovrebbe aiutare anche a sedare, almeno per un po’, le voci di screzi tra l’allenatore Michael Malone e la dirigenza guidata dal General Manager Calvin Booth, segnalando l’intenzione di continuare a competere anche nel prossimo futuro e di continuare a investire sul roster dopo la dolorosa rinuncia a KCP. Un altro tassello fondamentale arriverà il prossimo 27 settembre, quando Aaron Gordon diventerà a sua volta eleggibile per un’estensione di contratto con i Nuggets: rinnovare anche lui significherebbe entrare molto probabilmente in zona “second apron”, limitando moltissimo le possibilità di manovra della squadra ma assicurandosi anche quattro quinti di un quintetto (considerando anche Murray e Michael Porter Jr. oltre all’intoccabile Jokic) che negli ultimi anni è sempre stato tra i migliori della lega e che ha portato al titolo del 2023. Certo, le partenze di Caldwell-Pope, Bruce Brown e Jeff Green negli ultimi anni sono state dolorose, ma a Denver sono convinti che i giovani a roster possano sostituirli. O almeno la dirigenza e la proprietà lo sono: sarà d’accordo anche il coaching staff?

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