L'assistente allenatore dei Sacramento Kings Riccardo Fois ha fatto il punto del primo mese di partite della squadra, tra i recenti problemi di infortuni e le super prestazioni di De’Aaron Fox nell’ultima settimana. "Il bilancio è in linea con le aspettative, ma possiamo fare meglio. Sabonis deve trasmettere la sua mentalità vincente al resto della squadra. Nel prossimo mese dobbiamo fare il salto di qualità, perché poi il treno comincia a passare"
Con un record di 8 vittorie e 7 sconfitte, i Sacramento Kings sono attualmente undicesimi in una Western Conference in cui la classifica continua a cambiare ogni singola notte. Riccardo Fois, intervistato in esclusiva per Sky Sport, ha tracciato un bilancio del primo mese della squadra di cui è diventato assistente allenatore per coach Mike Brown, per un inizio di regular season contrassegnato da qualche infortunio di troppo (specialmente alle stelle DeMar DeRozan e Domantas Sabonis) e le super prestazioni di De’Aaron Fox, che ha fatto la storia della lega segnando 109 punti in due gare consecutive come non se ne vedevano dai tempi di Kobe Bryant nel 2017.
Un bilancio di questa prima parte della stagione?
"Secondo me in linea con le aspettative, soprattutto visti gli infortuni che abbiamo avuto e avendo integrato un giocatore della qualità di DeMar DeRozan all'interno della squadra. Siamo a 8 vittorie e 7 sconfitte: abbiamo perso qualche partita a punto a punto che si poteva vincere, abbiamo vinto qualcuna magari un po' fortunata. Però adesso tornano gli infortunati e comincia la stagione per noi: dobbiamo decidere chi vogliamo essere. Se vogliamo essere una squadra che punta ad arrivare ai playoff e poi fare strada dobbiamo fare il salto in qualità, se questo è il nostro obiettivo".
Cosa non vi è piaciuto finora dal punto di vista tecnico?
"L'inizio della stagione NBA è sempre così: tutte le squadre stanno trovando il loro equilibrio, tutte le squadre stanno cercando di capire chi sono. Noi abbiamo avuto un viaggio a Est già importante, che non succede sempre nelle prime dieci partite e sicuramente dobbiamo essere più costanti nella nostra intensità difensiva. Siamo a metà classifica come difensive rating, vogliamo essere tra le prime dieci; e invece in attacco abbiamo iniziato la stagione magari non tirando benissimo da tre, però con buoni tiri che adesso stanno entrando. Quindi dobbiamo continuare su quella strada visto che lì siamo tra le prime dieci come attacco e vogliamo essere uno dei migliori cinque attacchi".
Parlando sul tiro da tre proprio, avete iniziato male, eravate ventiquattresimi per tiri realizzati da tre, che non rispecchia le vostre caratteristiche e la qualità dei vostri tiratori.
"No assolutamente. È chiaro che quando arriva un giocatore come DeRozan, uno dei più grandi realizzatori della storia NBA ma sicuramente non un tiratore da tre, bisogna cambiare. La mappa di tiro di una squadra cambia un po’ con uno come lui. Una delle nostre caratteristiche offensive è quella di costruire buoni tiri da tre e, anche se all’inizio non stavano entrando, siamo riusciti ad essere uno dei migliori attacchi. Adesso nelle ultime partite i nostri tiratori stanno trovando più ritmo e quindi, toccando tutto quello che c'è da toccare, speriamo che questo trend continui".
Che effetto fa vedere da vicino i 60 punti di De'Aaron Fox? Che partita è stata?
"Mi sento un po' 'viziato' avendo allenato giocatori come Devin Booker e Chris Paul a Phoenix e adesso DeRozan, Fox, Sabonis a Sacramento. I giocatori con il talento lì quando sono in giornata, quando entrano in ritmo, sono immarcabili. La cosa incredibile dei 60 punti e poi dei 59 la partita dopo è che sono quasi tutti canestri da sotto, facili, in ritmo. È pazzesco pensare che uno possa fare 60 punti ‘facili’ a questo livello qui. Questo spiega un po' la grandezza di quello che ha fatto, per di più in un back to back".
Sabonis dove deve migliorare per fare il definitivo passo e diventare una superstar che può cambiare il titolo?
"Serve migliorare, come tutti. Ora sta tirando di più e meglio da fuori, e poi deve migliorare la leadership nel trasmettere la sua voglia di vincere, il suo modo di giocare, la sua mentalità vincente. Quello secondo me alla fine è il grande salto di tutti i grandi campioni: riuscire a trasmettere tutto questo al resto della squadra. Ed è una cosa che non ci si mette un giorno o un mese: è un processo che dura anni, e che penso e spero sia maturo. È quello che hanno cominciato a fare già due anni fa, quando io ancora non c'ero, e che quest'anno veramente comincia a raccogliere i suoi frutti al massimo livello".
Ti aspettavi una Western Conference così combattuta? Per esempio i Lakers che erano dati con un punto di domanda stanno facendo molto bene, Phoenix adesso ha Durant fuori, c'è tanta ancora incertezza, siete un po' tutte lì.
"Che l'Ovest fosse stracompetitivo si sapeva già. Ci sono ancora molte cose indecifrabili secondo me tra infortuni e inizi di stagione. I Lakers hanno vinto molte partite nel finale, noi ne abbiamo persa magari qualcuna che potevamo vincere. Oklahoma City sta facendo benissimo nonostante Chet Holmgren fuori che è un giocatore fondamentale. I Suns sono partiti alla grande e poi senza Durant ne hanno perse 5 di fila, quindi ancora secondo me c'è molta incertezza che è quello che mi aspettavo. Penso che nelle prossime 15 partite comincerà a crearsi il distacco di quelle che veramente saranno le prime 3-4 teste di serie, ed è quello che è molto importante per noi. Nel prossimo mese dobbiamo fare il salto di qualità, perché poi il treno comincia a passare".