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NBA, 31 punti ai Pelicans: Mikal Bridges cerca il riscatto dopo un avvio da incubo. VIDEO

NBA
©IPA/Fotogramma

Enigmatico, ai limiti dell'incomprensibile: l'avvio di stagione di Mikal Bridges, grande novità in maglia Knicks insieme a Towns, è stato così. Thibodeau lo tiene in campo 38 minuti a sera, più di tutti a New York (più di tutti nella lega!) ma il tiro da tre (con la meccanica ricostruita in estate) sembra averlo abbandonato. Così come un po' di fiducia: meno penetrazioni, percentuali ai liberi ai minimi di sempre. Nella notte però ne ha messi 31, suo massimo stagionale: e da qui può ripartire la sua stagione

Era finito in panchina nei momenti decisivi del quarto quarto dell’ultima gara dei suoi Knicks, contro Charlotte. Ci era già finito sul campo dei Jazz, lo scorso 23 novembre. Non a caso le due prestazioni peggiori, cifre alla mano, di Mikal Bridges da quando è a New York (7 punti con 3/15 al tiro nello Utah, 8 con 3/10 contro gli Hornets). Per questo i 31 punti – suo massimo stagionale – messi a segno nella vittoria contro New Orleans sono un segnale importante da parte dell’ex Nets, finito in fretta in mezzo a mille polemiche dopo sole venti partite della sua prima annata in blu-arancio. “Devo far meglio – aveva detto prima della sfida coi Pelicans – sono stato troppo incostante”. E meglio ha fatto, tirando 12/19 dal campo e addirittura 7/12 da tre, pur senza neppure un viaggio in lunetta (dove in stagione ha tirato solo 13 liberi, segnandone 8, un 61.5% che forse è specchio di una scarsa tranquillità mentale, visto che in carriera viaggia oltre l’84%). Non gli manca certo la fiducia di coach Thibodeau, che fin qui lo ha tenuto in campo 38 minuti esatti a sera, più di ogni altro giocatore della NBA, ma le prestazioni di Bridges non sempre hanno ripagato le scelte del suo allenatore.

Tra alti (il tiro da due) e bassi (quello da tre)

Difficile trovare un senso nella stagione del n°25 dei Knicks. Fin dal via, quando si è presentato al training camp con una meccanica di tiro completamente cambiata (e molto strana da vedere). Primi risultati: Bridges è ai minimi in carriera per percentuale da tre punti (appena sopra il 33%, viaggia oltre il 37% in carriera), ma nei tiri in sospensione da due sta tenendo un ottimo 58.3% (2° miglior dato NBA) e tra chi tira tanto quanto lui dal mid-range (50 tentativi in stagione) solo Jalen Williams fa meglio del suo 56% di realizzazione. In compenso va al ferro molto meno che in passato e difensivamente è spesso il bersaglio – lui, che nel 2022 è arrivato al secondo posto per il premio di difensore dell’anno NBA – degli attaccanti avversari, che bloccano in attacco per potersi isolare proprio contro di lui più di 25 volte a partita (il dato più alto non solo quest’anno, ma dal 2022) e ne ottengono 1.14 punti per possesso, un dato che dà ragione agli attacchi e condanna Bridges. Che però, proprio nel suo attacco – con i 31 punti rifilati ai Pelicans – potrebbe aver trovato il punto di svolta di una stagione fin qui difficile. Per essere il pezzo pregiato in più aggiunto al roster dai Knicks per fare l’ultimo salto di qualità

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