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NBA, cosa c'è dietro il licenziamento di Malone e Booth a Denver, e cosa aspetta i Nuggets

NBA

Dario Vismara

©Getty
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I Denver Nuggets hanno shockato il mondo con il licenziamento sia dell’allenatore Michael Malone che del General Manager Calvin Booth a pochi giorni dalla fine della regular season. Proviamo a capire cosa sta dietro una decisione così sorprendente, partendo anche dalle parole del proprietario Josh Kroenke

Che un giorno le strade di Michael Malone e di Calvin Booth si sarebbero separate era ormai diventato inevitabile. E questo era noto già prima della sorprendente notizia del loro licenziamento, arrivata nella serata di martedì a sei giorni dalla fine della regular season e con la squadra in piena corsa per evitare il torneo play-in. Nessuno, però, si sarebbe potuto aspettare che le strade di entrambi si sarebbero separate contemporaneamente dai Denver Nuggets: il proprietario della squadra Josh Kroenke ha deciso di risolvere la guerra interna alla franchigia licenziando entrambi i leader delle due fazioni in lotta, dando contemporaneamente un segnale chiaro alla squadra: basta scuse, questa stagione non deve andare sprecata.

Le parole di Kroenke: "Avevamo già deciso di cambiare a fine stagione"

Il proprietario ha rilasciato una mini-intervista di tre minuti e mezzo al canale YouTube della squadra spiegando le motivazioni dietro alla sua scelta. "Non è stata una decisione semplice, ma non è stata preso d’impulso. Ho osservato il nostro gruppo per un periodo di tempo molto lungo e ho notato certe tendenze molto preoccupanti, mascherate da qualche vittoria qua e là, come la striscia di 8 successi in fila prima dell’All-Star Game. Ma dopo la pausa abbiamo un record di 11-13 e stavamo andando in una direzione che non ci avrebbe portato da nessuna parte". Kroenke, soprattutto, ha dichiarato che i cambiamenti sono stati solo anticipati a livello di tempistiche, ma erano già stati decisi: "Parlando con mio padre [Stan, l’effettivo proprietario dell’impero dei Kroenke, ndr] avevamo già deciso che un cambiamento sarebbe arrivato al termine della stagione, ma poi ci siamo chiesti quale sarebbe stata la decisione migliore per il gruppo in questo momento. Per questo mi sono sempre più trovato a mio agio nel decidere di scuotere la squadra adesso e cercare di tirare fuori il massimo da questa stagione, per vedere dove possiamo arrivare. Perché nessuno sa davvero qual è il potenziale di questo gruppo".

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La guerra fredda tra Malone e Booth

Il ragionamento quindi è quello di non sprecare un giro ai playoff con Jokic al massimo livello della sua carriera, cercando di mettere le mani su coaching staff e dirigenza, visto che il roster al momento non può essere toccato. Kroenke ha deciso così di rivolvere una situazione che diverse fonti hanno definito come una “guerra fredda” tra l’allenatore e il GM, in disaccordo su molte questioni a partire dai minutaggi e la gestione del gruppo. Malone ha sempre preferito dare spazio ai veterani in grado di dare un contributo immediato, mentre Booth avrebbe voluto maggiore spazio per diversi giocatori più giovani come Zeke Nnaji (da anni oggetto del contendere tra i due, con Booth che lo ha rifirmato rendendolo il quinto giocatore più pagato del roster e Malone che non si è mai davvero fidato del lungo), Julian Strawther (al momento fuori per infortunio), Peyton Watson (ora giocatore chiave dalla panchina, ma fuori dalla rotazione nella serie contro Minnesota un anno fa) e Jalen Pickett. Quest’ultimo in particolare è diventato argomento di uno scontro, con Booth che lo avrebbe voluto in campo al posto di Russell Westbrook nei finali di partita, in particolare quello disastroso contro Minnesota di settimana scorsa che ha dato il via alla striscia di quattro sconfitte in fila dei Nuggets.

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L’enorme problema della difesa

C’è poi un altro aspetto sul quale Malone probabilmente si è giocato la panchina, ed è la metà campo difensiva. I Nuggets sono 19° in NBA per rating difensivo alla pari dei Brooklyn Nets e hanno una delle tre peggiori difese in transizione di tutta la NBA, un difetto atavico sul quale Malone non è mai riuscito a mettere mano. Più che per volontà dello stesso allenatore, che non ha mai fatto mistero né in pubblico né in privato di voler avere un atteggiamento difensivo molto più solido dai suoi giocatori, la sensazione è che il suo messaggio non riuscisse più ad "arrivare" ai membri della squadra come una volta. Il rendimento difensivo di Jokic, in particolare, è stato peggiore rispetto agli anni passati, anche perché in attacco gli è stato richiesto ancora di più rispetto al recente passato — visto che i problemi della squadra nei minuti in cui è in panchina, se possibile, sono ulteriormente peggiorati rispetto ai già scarsissimi livelli delle ultime stagioni.

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E quindi ora che succede?

La mossa dei Kronke, per stessa ammissione del proprietario, serve per scuotere lo spogliatoio e provocare una reazione. La speranza è che la voce di David Adelman, che ha ricevuto la fiducia da parte della proprietà e potrebbe anche rimanere come capo-allenatore nel caso in cui le cose vadano bene, abbia più presa sul gruppo rispetto a quella di Malone. Diverso invece il discorso per quanto riguarda la dirigenza, visto anche che entriamo in un periodo cruciale della programmazione dell’estate sia per quanto riguarda l’avvicinamento al Draft che alla free agency. Un’estate che peraltro potrebbe portare ad un’estensione di contratto da 212 milioni di dollari per tre anni di Jokic: ma che opinioni avrà il serbo su quanto accaduto nelle ultime 24 ore all’interno della sua franchigia? E che futuro avranno i vari Jamal Murray (protetto assoluto di Malone e appena rifirmato con un contratto pesante), Aaron Gordon (anche lui rifirmato un anno fa, ma sempre più spesso alle prese con infortuni) e Michael Porter Jr. (ben visto dalla proprietà, ma unico tassello scambiabile sul mercato)? Anche Christian Braun e Peyton Watson potranno estendere i loro contratti, mentre sia Russell Westbrook che Dario Saric hanno una player option per il prossimo anno. Tante decisioni da prendere, oltre a quelle già pesanti che sono state prese: a soli due anni di distanza dalla conquista del loro primo titolo, i Nuggets si ritrovano davanti a un momento cruciale della loro storia.

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