Green non fa un passo indietro dopo che le telecamere hanno intercettato le urla rivolte al suo suo compagno ("O ti svegli, o vai a sederti in panchina") nel corso della gara vinta da Golden State contro Phoenix. "Da leader devo stimolare i miei compagni: ognuno reagisce in maniera diversa, e Buddy aveva bisogno di sentirsi dire quelle parole", ha detto Green, commentando la serataccia da 0 punti con 0/7 al tiro del suo compagno
“O ti svegli o ti vai a sedere in panchina”. L’invito rivolto a Buddy Hield – in toni alquanto accesi – non arrivava dal suo allenatore Steve Kerr ma da un suo compagno. E quel compagno, vien da dire inevitabilmente, non poteva che essere Draymond Green. Che nel corso dell’ultimo successo dei suoi Warriors contro Phoenix ha perso la pazienza nei confronti del suo nuovo compagno (Hield veste la maglia di Golden State solo dal via di questa stagione) con un paio di frasi alquanto esplicite che sono state catturate dalle telecamere a bordocampo. “Oggi tutti questi microfoni captano ogni parola. Ma non mi importa. Lo ripeto tranquillamente davanti a questi microfoni”, ha spiegato in conferenza stampa. “Aveva bisogno di sentirsi dire certe cose, perché noi abbiamo bisogno che Buddy giochi alla grande” [cosa non successa contro i Suns, come testimonia lo 0/7 al tiro per 0 punti in 15 minuti, ndr]. “Non ha avuto la chance di giocare tanti minuti di pallacanestro ad alto livello in questa lega: fa parte del nostro lavoro fare in modo che capisca cosa vuol dire farlo”, ha spiegato Green, che certo non si tira indietro nel suo ruolo di vecchio saggio e leader in casa Warriors.
"Da leader devi provare con metodi diversi a stimolare i tuoi compagni. Se urlo contro Kuminga, so che non ottengo il risultato che voglio; con Steph posso sia urlargli che spiegargli quello che voglio, e so che reagisce perfettamente in entrambi i modi; con Buddy, dopo averci giocato assieme per 30 partite, so cosa lo stimola, so cosa lo fa reagire in un certo modo", ha spiegato Green. "Non puoi pensare di esercitare la tua leadership allo stesso modo con tutti. Buddy aveva bisogno di sentirsi dire certe cose; l'altro giorno Dennis Schroder ha fatto lo stesso con me, ed è qui da due settimane; "Slow-mo" [Kyle Anderson] idem. Va benissimo. Perfetto. Ci sta. So cosa ci vuole per vincere, e se da leader questo vuol dire urlare ai tuoi compagni, ben venga qualche urlo. Siamo a 16 vittorie e 15 sconfitte, e non mi sta bene: se non cambiamo qualcosa, non possiamo aspettarci che cambino i risultati".