Zion Williamson è tornato: fenomeno o bluff?

Dopo due mesi di assenza, dopo aver saltato 27 partite – e averne giocate solo 6 – Zion Williamson ha fatto il suo ritorno in campo. Col botto, verrebbe da dire: 22 punti in 28 minuti, ma anche 7 rimbalzi, 4 assist, 3 recuperi e una stoppata . C’è di che essere contenti, se si tifa New Orleans – tranne che per un particolare: i Pelicans hanno perso, e non è una novità. Sono 31 al momento in cui scrivo le sconfitte della squadra della Louisiana a fronte di sole 7 vittorie, e l’ultimo posto nella Western Conference la dice lunga sul bilancio, fin qui largamente fallimentare, della stagione. Ora però i Pels riabbracciano la loro superstar, una superstar che quando è stato in campo ha dimostrato di poter essere, spesso, un rebus irrisolvibile per qualsiasi difesa NBA, ma che in campo ci è rimasto davvero troppo poco in queste sue prime cinque stagioni e mezzo di NBA. E con le aspettative che c’erano attorno al suo arrivo nella lega, da prima scelta assoluta al Draft 2019, le sue tante assenze hanno finito per oscurare una potenziale superstar e un giocatore che a detta di molti, nel suo sbarco tra i professionisti, era considerato un talento generazionale. Il pedigree collegiale è di quelli cinque stelle extra lusso: carriera NCAA a Duke University, allenato da coach Mike Krzyzewski, che di Williamson dice: "Il miglior atleta che io abbia mai allenato". All'esordio, primissima partita in assoluto con la divisa dei Blue Devils, contro Kentucky . Ovvio che quando si dichiara per il Draft NBA di dubbi che sarà il suo il primo nome chiamato da Adam Silver dal palco del Barclays Center di Brooklyn in pratica non ce ne siano. Succede così, infatti, tutta New Orleans esulta perché Williamson è la prima scelta assoluta più attesa dai tempi di LeBron James, 16 anni prima, ma per vederlo in campo bisogna aspettare l'anno dopo - fine gennaio 2020, perché arriva il primo infortunio a fermarlo. Quando finalmente esordisce, tiene fede a tutte le attese: in soli 18 minuti, contro gli Spurs, segna 22 punti con addirittura 4/4 da tre punti . In molti, nella lega, sono convinti che sia iniziata l'era Zion Williamson. Le assenze gioco forza lo escludono dalla corsa al premio di rookie dell'anno - vinto da Ja Morant. Ma il secondo anno, quando delle 82 gare di regular season ne gioca 61, Williamson è già un All-Star, e chiude la stagione con 27 punti e oltre 7 rimbalzi di media, tirando il 61% dal campo. Il suo campionato però si conclude un paio di settimane in anticipo rispetto al dovuto: una frattura all'anulare della mano sinistra lo spedisce ai box, ma poi in estate arriva un'altra frattura - stavolta molto più grave - al piede destro, che manda in fumo tutta la stagione 2021-22, che Zion guarda da spettatore. Quando può tornare in campo, non lo fa a lungo: sono solo 29 le partite disputate nel 2022-23 e le 70 collezionate la scorsa stagione rappresentano il totale più alto della sua carriera, prima del complicato inizio di questo campionato. Oggi Zion Williamson è un giocatore che in carriera, fin qui, ha disputato un totale di 191 partite sulle 428 possibili, e non è mai stato in campo nelle 10 gare di playoff giocate dai suoi Pelicans dal 2020 a oggi. Il totale delle sue presenze, nei primi sei anni di NBA, è a oggi lo stesso di un giocatore martoriato dagli infortuni come Markelle Fultz, mentre perfino Joel Embiid o Ben Simmons sono davanti a lui se si contano le partite giocate nelle loro prime sei annate NBA. Se in casa Pelicans la tentazione può essere quella di abbandonare ogni speranza, incolpare il fato di tutto, e pensare al futuro, voltando pagina, soltnato dare un occhio ai numeri prodotti da Zion Williamson in campo suggerisce di cambiare idea in fretta. Mix unico di potenza, atletismo, velocità di piedi e tocco morbido attorno al ferro , il n°1 di New Orleans in carriera sfiora i 25 punti e 7 rimbalzi ad allacciata di scarpe, sfiorando il 59% al tiro. Le aree NBA sono casa sua: quando si avvicina al ferro le difese avversarie non hanno una risposta, e per punti al ferro o punti da quando è entrato in NBA se Williamson non è primo è secondo, e l'unico a reggere il confronto con lui - alternandosi al top - è Giannis Antetokounmpo . New Orleans, che di successo nella storia della franchigia ne ha accarezzato poco prima di rinunciare a Zion Williamson va coi piedi di piombo, ma il front office della squadra ha dovuto cautelarsi. L'estensione contrattuale - da 5 anni e 197 milioni di dollari - l'ha messa sul tavolo proprio in quell'estate del 2022 quando Williamson veniva da un'intera stagione trascorsa ai box. Ma l'ha fatto infarcendo il contratto di una serie di clausole - legate al peso e alla massa grassa del giocatore, nonché al numero delle partite da lui disputate - che già dal prossimo anno rendono il suo contratto solo parzialmente garantito. In pratica - come vedete riassunto nella grafica qui sotto - se il peso sommato alla percentuale di massa grassa supera quota 295, Zion Williamson perde automaticamente il 20% del suo stipendio annuale del prossimo anno ; e se ancora una volta a fine anno avrà giocato meno di 50 gare, anche il restante 80% del suo salario non è garantito. Quello del bug degli infortuni è uno dei lati oscuri del personaggio Zion Williamson, insieme ad alcuni gossip che hanno riguardato la sua vita fuori dal campo e a certe dichiarazioni - su tutte quella del suo ex compagno ai Pelicans, JJ Redick - che hanno più volte messo in dubbio professionalità e atteggiamento del prodotto di Duke. Un giocatore che - pur all'interno dei suoi limiti anche tecnici - scarso tiro da fuori, uso della mano destra inesistente, applicazione difensiva limitata - ha dimostrato di poter essere a tratti inarrestabile, oltre che il catalizzatore perfetto per una fan base che - dopo l'addio di Chris Paul prima e di Anthony Davis poi - non vede l'ora di potersi nuovamente innamorare di una superstar. A meno che... New Orleans, oggi desolatamente ultima a Ovest, potrebbe già guardare oltre. Sta cercando in tutti i modi di scambiare Brandon Ingram, sogna Cooper Flagg al Draft 2025, sembra puntare per il futuro più su Dejounte Murray che su C.J. McCollum. E Zion Williamson? Potrebbe essere al centro del prossimo progetto futuro dei Pelicans oppure potrebbe essere un grande "what if", una promessa mai mantenuto e un grande rimpianto. Fenomeno o bluff? La giuria deve ancora emettere il suo verdetto definitivo.

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Mauro Bevacqua