I rumors di mercato l’avevano ribadito più volte: il primo obiettivo degli Warriors alla trade deadline era Kevin Durant. È stato proprio il grande ex, però, a dire di no al clamoroso ritorno sulla Baia. A qualche giorno d distanza emergono i retroscena della trade mai andata in porto, tra telefonate con Steph Curry e l’apertura al passaggio a Miami che però non si è materializzata, aprendo così le porte al passaggio di Jimmy Bulter a Golden State
LE PAGELLE AL MERCATO: UN VOTO PER OGNI SQUADRA
A Golden State, in vista della trade deadline dello scorso 6 febbraio, avevano un obiettivo, anzi un sogno: riportare sulla Baia Kevin Durant dopo 6 anni. E la dirigenza degli Warriors, a quanto pare, era davvero vicina a realizzare il colpo clamoroso, che sarebbe potuto avvenire in uno scambio a tre con Miami e Phoenix e per il quale, pare, Golden State sarebbe stata disposta a privarsi anche di Jonathan Kuminga oltre che di Andrew Wiggins. A fermare tutto sarebbe però stata proprio la volontà di Durant di non tornare nella squadra già abbandonata nell’estate del 2019, anticipata a quanto si apprende dalle notizie riportate da Brian Windhorst e Ramone Shelburne di “ESPN” da una telefonata dello stesso Durant a Steph Curry. In quella telefonata il grande ex avrebbe detto a Curry che non pensava fosse il momento di tornare con gli Warriors e di sentirsi felice a Phoenix. Tuttavia, sempre secondo quanto riportato da Windhorst e Shelburn, Durant sarebbe stato disponibile a cambiare aria qualora la sua nuova destinazione fossero stati gli Heat.
La prospettiva South Beach e il "circo" di Golden State
Di fronte all’apertura nei confronti degli Heat, insomma, Miami e Phoenix avrebbero provato senza successo a costruire una trade che avrebbe mandato Jimmy Butler ai Suns senza coinvolgere Golden State. Solo dopo aver appurato l’impossibilità di procedere in questo senso, Pat Riley e soci avrebbero ripreso le trattative con gli Warriors che hanno poi portato allo scambio che ha coinvolto 5 squadre, ma senza toccare Phoenix. Così Durant, che fonti interne a Golden State sostengono non volesse tornare sulla Baia “per le stesse ragioni per cui se ne era andato” e perché con il suo arrivo la squadra sarebbe stata “un fo**u*o circo”, ha finito per rimanere in Arizona, dove per il momento le cose continuano ad andare di male in peggio, mentre nella notte Butler ha esordito con successo accanto a Curry. I prossimi mesi e i risultati ottenuti sul campo dalle rispettive squadre diranno se KD, non nuovo a scelte personali controverse, avrà avuto ragione oppure se il suo rifiuto di tornare dove aveva vinto due titoli NBA potrà essere considerato un errore, forse l’ultimo della sua carriera.
