Perché Patrick Spencer è l'eroe dei due sport

Si dice che basti dedicare 20 minuti al giorno in una qualsiasi disciplina e nel giro di un anno si diventerà più capaci del 95% della popolazione mondiale in quella specialità. Chissà se questo assioma vale anche per gli sport, magari due molto diversi tra loro come la pallacanestro e il lacrosse. Un riferimento non proprio casuale, perché c’è un ragazzo che, dopo essere stato nominato miglior giocatore di lacrosse degli Stati Uniti, è riuscito ad arrivare fino alla NBA, giocando al fianco di Steph Curry. Questo prodigio di abilità si chiama Pat Spencer, e questa è la sua storia. Patrick ‘Pat’ Andrew Spencer nasce il 4 luglio 1996 a North Wales, in Pennsylvania, ma si trasferisce fin da piccolissimo a Davidsonville, nel Maryland, dove cresce. Alla Boys' Latin School of Maryland, istituto d’istruzione d’élite riservato solo agli uomini, comincia a praticare sia lacrosse sia pallacanestro, dove raccoglie ottimi risultati in entrambi gli sport. Arriva la chiamata da parte di Loyola University, college non troppo lontano da casa e poco conosciuto per il suo programma sportivo: è l’inizio di una grande carriera universitaria. Nelle tre stagioni con la divisa dei Greyhounds diventa primo per assist e secondo per punti totali nella storia della NCAA , riuscendo anche a vincere nel 2019 il Tewaaraton Award, il premio destinato al miglior atleta universitario del Paese. Ma c’è un grosso asterisco nella sua brillante carriera, e non è una cosa da poco: la disciplina praticata. Spencer è un fenomeno del lacrosse ma la sua vera passione è il basket. Decide pertanto di rifiutare la chiamata al draft: anno 2019, prima scelta assoluta da parte degli Utah Archers, nell’anno di fondazione della Premier Lacrosse League, campionato professionistico americano. Vuoi per il salario offerto, vuoi per le prospettive di carriera Spencer torna al college, ma non più a Loyola, dove si era laureato. Stavolta si iscrive a Nortwestern University, in Illinois, dove firma come ‘graduate transfer’, un atleta già uscito da un college a cui viene offerta una borsa di studio per alzare il livello tecnico della squadra di un altro ateneo. Cambia anche sport: addio mazza e caschetto, benvenuti pantaloncini e parquet. Si ritorna al grande amore, il basket. Inevitabile per un atleta che veniva soprannominato ‘il LeBron James del lacrosse’. Rimane al college solo un altro anno, con borsa di studio pagata, prima di abbandonare definitivamente la vita da atleta universitario: in gergo si dice One&Done. Non per una sua scelta, ma perché nel frattempo è iniziato il 2020, e la pandemia da Covid19 ha costretto a interrompere tutti i tornei NCAA. Nell’unica stagione con i Northwestern Wildcats – che non saranno una squadra di primo livello ma giocano comunque in Division I, il massimo livello dello sport universitario americano – gioca 31 partite, quasi tutte da titolare, segnando 10 punti, distribuendo 4 assist e raccogliendo 4 rimbalzi ad allacciata di scarpe. Numeri di tutto rispetto per un atleta che aveva smesso con il basket ormai quattro anni prima, dopo essersi diplomato alla scuola superiore. Numeri di tutto rispetto ma non sufficienti per una chiamata al draft, stavolta quello NBA. Da prima scelta assoluta nel lacrosse, a ‘disoccupato’ nel basket, per di più in un periodo sportivo particolare come quello della pandemia, dove le partite vengono cancellate o giocate senza pubblico, rendendo minime le possibilità di essere notati. Spencer non si dà per vinto, e decide di reinventarsi oltre oceano. Firma un contratto da professionista con gli Hamburg Towers, franchigia del massimo campionato tedesco. In Germania rimane però giusto il tempo di fare il turista: gioca 9 partite, segnando 9 punti di media, poi decide di tornare in patria. A ottobre 2021 firma con i Capital City Go-Go, la squadra di G-League affiliata ai Washington Wizards. Non sarà granché ma è pur sempre un passo più vicino alla NBA. Terminata la stagione, Spencer riprende in mano le valigie e cambia ‘lato’ degli States: luglio 2022, contratto di prova con i Santa Cruz Warriors, che lo confermano per tutto il campionato. Dopo sole 9 partite, un brutto infortunio lo costringe a saltare tutto il resto dell’anno. Torna solo nel novembre 2023, dopo una lunga riabilitazione, ma l’impatto è ottimo fin da subito: 12.5 punti, 4 assist e 5.4 rimbalzi a partita, tirando anche con il 38% da dietro l’arco. Quasi fosse una naturale conseguenza, il 22 febbraio 2024 Pat Spencer firma il suo primo contratto NBA. A 27 anni, dopo quasi 5 stagioni dal suo rifiuto a diventare un professionista di lacrosse, il suo sogno si realizza. Esordisce il 25 febbraio 2024, contro i Denver Nuggets: 1 minuto e 45 secondi sul parquet, a risultato acquisito e senza registrare nemmeno una statistica. Ma poco importa. Gioca altre cinque partite in quella stagione: piccolissimi spezzoni ma è pur sempre NBA. E si arriva a quest’anno. Pat Spencer rimane un giocatore dei Santa Cruz Warriors, le sue apparizioni in ‘prima squadra’ però sono aumentate: Steve Kerr l’ha mandato in campo per 24 partite, in cui ha segnato 3 punti di media. Si è tolto anche alcune soddisfazioni. A gennaio, contro Indiana, ha realizzato 17 punti, massimo in carriera. A metà febbraio invece è stato addirittura convocato durante il weekend dell’All Star Game per giocare nel Rising Star Challenge, la partita di esibizione tra i migliori talenti della lega. A 28 anni compiuti fa strano parlare di Pat Spencer come di un talento in crescita, in un’età in cui uno sportivo dovrebbe vivere il momento migliore della sua carriera. Chissà come sarebbe andata se nel 2019 avesse deciso di proseguire la sua carriera nel mondo del lacrosse. Magari sarebbe diventato davvero il LeBron James di quello sport. Di certo non avrebbe vissuto questa storia incredibile, di passione e dedizione. “So che in molti penseranno che sia diventato pazzo”, disse dopo la sua rinuncia a una carriera da professionista di lacrosse, “ma amo la pallacanestro, ci ho sempre giocato e penso davvero di poter competere tra i migliori”. Avevi ragione, Pat.

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