Durante l’All-Star Weekend Anthony Edwards aveva fatto notizia dichiarando di non voler essere il volto della NBA negli anni a venire, evitando quella responsabilità. LeBron James ha detto di aver compreso le parole della giovane stella di Minnesota, facendo partire una discussione sul ruolo che lui stesso ha ricoperto per molti anni e sul fatto che la NBA non è mai stata migliore di quello che è in questo momento
"Io la faccia della NBA? Ne ho le capacità, ma non voglio esserlo. Voglio essere uno che va in campo, distrugge chi ha davanti e se ne va a casa". Con queste parole Anthony Edwards aveva fatto notizia durante l’All-Star Weekend, di fatto negando la possibilità di essere considerato il giocatore di riferimento della NBA negli anni a venire quando i vari LeBron James, Steph Curry e Kevin Durant saranno ritirati, ma anche come esponente di maggiore spicco tra i giocatori statunitensi in contrapposizione alle stelle internazionali della NBA. Parole che sono state riportate a LeBron James dopo la sfida tra i suoi Lakers e i Minnesota Timberwolves di Edwards, suo compagno di squadra alle ultime Olimpiadi di Parigi. "Ant ha già detto che non vuole quella responsabilità e che non vuole fare i conti con tutta la m… che ne deriva. È un peccato, ma chi vorrebbe essere il volto della lega quando tutte le persone che seguono quotidianamente il nostro gioco praticamente non fanno altro che spalare m… su chiunque? C’è un’energia strana che arriva dalle persone. Neanche io volevo esserlo, ma sapevo di avere una responsabilità nei confronti della mia famiglia, dei miei amici, della mia comunità e di tutte le persone che hanno seguito il mio percorso in Ohio, in America e nel mondo. Ho sempre preso molto sul serio e compreso sin dall’inizio cosa significava essere un professionista".
LeBron su X: “La negatività sta rovinando il nostro gioco”
Le parole di James sono state riprese da diversi media nazionali, a partire da First Take di ESPN con Stephen A. Smith, Kendrick Perkins e Shannon Sharpe, e diversi hanno criticato entrambi i giocatori. Per spiegare ulteriormente il suo pensiero, James ha allora scritto una serie di post su X: "Quello che è successo è esattamente quello che cercavo di spiegare, ma in ogni caso sono felice che questa conversazione sia cominciata. Il problema non essere o non essere la “faccia della lega”: non si tratta di una persona o di uno show televisivo, si tratta della cultura del basket, il gioco più bello del mondo. Il nostro gioco non è mai stato meglio di così: ci sono incredibili giovani stelle provenienti da tutto il mondo, e alcune più anziane… Oggi non dovremmo parlare di nient’altro che di Steph Curry [autore di 56 punti nella notte, ndr]. Oppure parliamo di quanto siano grandi i Thunder e i Cavs in questa stagione con due stili completamente diversi, e analizziamo perché e come ci sono riusciti". Parlare bene del gioco non significa però evitare di criticarlo: "Naturalmente, se i giocatori non giocano bene, dobbiamo discutere anche di quello e capire perché. Ma anche questo può essere discusso senza dare un giudizio definitivo e finale su qualsiasi giocatore, ma lasciando spazio per vedere come risponde alle avversità e seguire il suo percorso. Ma tutto questo ormai non mi riguarda: a questo punto non mi interessa davvero quello che si dice di me, tanto c’è sempre qualcosa. Si tratta dell'impatto che la negatività sta avendo sul nostro bellissimo gioco e sui nostri fan. So di parlare a nome di molti giocatori e, cosa più importante, un sacco di grandi tifosi che amano e celebrano davvero questo sport in tutto il mondo". James ha poi concluso il suo post con l’hashtag #MindtheGame, il nome del celebre podcast che aveva creato insieme a JJ Redick lo scorso anno in cui discutevano del gioco da un punto di vista analitico e cerebrale, spogliandolo di tutte le narrative e le narrazioni tossiche che troppo spesso lo hanno influenzato.