Per la prima volta nella storia degli sport professionistici americani un giocatore in attività torna nel college da cui era partita la sua avventura con un ruolo da dirigente. Steph Curry, infatti, ha accettato la proposta arrivata dalla ‘sua’ Davidson e ricoprirà il ruolo di assistente General Manager e farà di fatto da consulente alle squadre maschili e femminili dell’ateneo con cui è stato grande protagonista prima di sbarcare in NBA
Il legame tra Steph Curry e Davidson, in teoria spezzatosi nella primavera del 2009 con la decisione da parte del giocatore di rendersi eleggibile al Draft NBA dello stesso anno, è in realtà rimasto sempre solidissimo. Curry, non appena il calendario degli impegni lo permetteva, è stato spesso spettatore delle partite degli Wildcats e, poco prima di trionfare alle Finals del 2022, era anche tornato a essere uno studente, per quanto ovviamente non frequentante, completando con la laurea il percorso interrotto tredici anni prima per diventare giocatore professionista. E ora Steph tornerà per la terza volta in via ufficiale a far parte dell’ateneo, ricoprendo il ruolo di assistente General Manager e consulente sia della squadra maschile che di quella femminile, lavorando con Austin Buntz, con cui aveva già collaborato ad Under Armour.
Steph e un legame indissolubile con Davidson
Curry, insieme alla moglie Ayesha, sarà anche tra i finanziatori principali di un nuovo fondo che si preannuncia alquanto inconsistente e che sosterrà i programmi sportivi dell’ateneo sia in ambito maschile che femminile. “La mia esperienza a Davidson è stata il massimo” ha dichiarato Steph in un comunicato ufficiale emesso proprio dall’ateneo per annunciare il suo nuovo ruolo all’interno dei quadri dirigenziali, “se sono arrivato dove sono ora è perché qui ho potuto giocare a basket e studiare in un contesto di altissimo livello e voglio che studenti e atleti di talento possano avere le mie stesse opportunità”. Con la nomina ad assistente General Manager per il college che l’ha lanciato, quindi, Curry diventa il primo atleta professionista in attività ad assumere tale ruolo nel contesto dello sport universitario, abbattendo così l’ennesima barriera all’interno di un percorso di carriera che ha fatto proprio della riscrittura di regole in apparenza immutabili il suo tratto caratteristico.
