Cooper Flagg e i suoi 'fratelli': 8 prospetti del draft NBA 2025 da tenere d’occhio

Per una stagione che sta per iniziare, quella dei playoff NBA, ce n’è un’altra che è appena stata inserita nell’archivio: la March Madness, la fase dei playoff collegiali americani, si è appena conclusa con la vittoria dei Florida Gators, ma come ogni anno ha messo in mostra alcuni dei migliori talenti che passeranno al draft del prossimo giugno. Tutti gli occhi erano puntati su Duke e su Cooper Flagg, la grande speranza del basket americano, eliminato in semifinale ma autore di grandi prestazioni . Se la prima scelta assoluta non è in discussione, sul resto delle chiamate c’è molta più incertezza: quello del 2025 pare essere uno dei draft con il maggior talento di sempre , con diversi prospetti già oggi considerati di livello da All Star. Questo è un piccolo elenco di alcuni tra loro, detto che le posizioni provvisorie, tra provini con le squadre e la combine , potrebbero ancora cambiare più volte. Poi, ovviamente, l’ultima parola spetterà al campo. Dylan Harper – Rutgers Harper dovrebbe essere l’anti-Flagg, il secondo talento più interessante del prossimo draft. A spiccare sono prima di tutto le sue doti fisiche: un playmaker di quasi due metri per 97 kg sarà un mismatch costante per i pari ruolo, in attacco così come in difesa . Non per niente viene paragonato a Cade Cunningham, un’altra guardia che sta facendo le sue fortune in questa stagione anche grazie alla stazza e al fisico. Arriva da Rutgers, un college non di grandissima tradizione, tanto da non aver nemmeno giocato la March Madness, dove ha avuto comunque modo di mettersi in mostra: ottimo attaccante da quasi 20 punti di media , ottimo palleggiatore e ottimo rimbalzista. Pecca, come tanti prospetti, nel tiro dalla lunga distanza e nel tiro dal palleggio, perché troppo abituato a farsi largo a spallate contro i coetanei, in NBA farà molta più fatica a farsi strada con i muscoli. In ogni caso, un talento di grande prospettiva, molto più pronto dei suoi coetanei al salto da professionista. Ace Bailey – Rutgers Nel caso di Bailey già il nome promette bene: ‘Ace’ infatti è il diminutivo di Airious, e non per niente il ragazzo vola. Dotato di un atletismo ben al di sopra della media e di braccia lunghissime, Bailey ‘studia’ da Kevin Durant, almeno nel fisico: è una guardia/ala di quasi 2 metri e 10 per 90 kg e riesce a coprire sul parquet tutti i ruoli dal ‘2’ al ‘4’ senza problemi, volendo anche di ‘5’ in un quintetto estremo, almeno per centimetri. Viene da Rutgers, così come Harper, quindi non ha avuto modo di mettersi alla prova contro i migliori college d’America durante la March Madness ma rimane un prospetto decisamente intrigante. Detto del fisico esile, su cui dovrà lavorare, è un ottimo attaccante su tutti i livelli: bene da 3 punti e dalla media; bene dal palleggio e da situazione di catch & shoot; benissimo nei pressi del ferro, dove può sfruttare altezza e verticalità. Pecca invece nella gestione della palla. A oggi il playmaking è inesistente, ma agli inizi della carriera di certo non ne avrà bisogno. Kon Knueppel – Duke Il ‘Robin’ di ‘Batman’ Cooper Flagg. Un’ala piccola dalla clamorosa efficienza con i piedi dietro l’arco, da più del 40% in stagione. In generale un ottimo tiratore, anche dal campo e dalla lunetta, ma soprattutto un esterno con un brillante quoziente cestistico, che sa trovare il suo tiro congeniale senza forzare le scelte. Per il ruolo è anche un buon passatore, ma senza strafare, come per il tiro preferisce giocare palloni intelligenti per i compagni. In generale è un buon giocatore di sistema, l’ha dimostrato nelle cinque partite di playoff con Duke, non per niente le sue quotazioni al draft si sono impennate. Un film di culto anni Novanta si intitolava “White man can’t jump”. Knueppel ne è un esempio: atleta nella media, non particolarmente dotato fisicamente che va in sofferenza spesso in difesa, indistintamente nel pitturato come sul perimetro. Un aspetto che potrebbe penalizzarlo tanto in NBA, dovrà essere bravo a creare varietà nel suo gioco senza affidarsi solo al tiro da 3, per quanto già oggi sia a livelli d’eccellenza. Khaman Maluach – Duke Il terzo ‘moschettiere’ di Duke, terzo violino della squadra dietro alla coppia Flagg-Knueppel. Arriva dal Sud Sudan, ennesimo prodotto di un movimento cestistico in continua crescita, tanto da essere considerato il miglior prospetto africano dai tempi di Joel Embiid. Maluach è un centro vecchia maniera: quasi 2 metri e 20 di altezza con un’apertura delle braccia di quasi 2 metri e 30 si fanno sentire a rimbalzo e a protezione del ferro, mentre c’è molto da lavorare in un eventuale cambio difensivo sulle guardie, nonostante abbia una buona capacità di corsa. Tanto potenziale, soprattutto fisico , ma anche tantissimo da costruire. A Duke è stato praticamente solo giocatore da pick&roll, dove ha sfruttato il suo dinamismo e la sua verticalità per catturare i palloni aerei e schiacciare a canestro. Capacità di palleggiare e di crearsi un tiro sono inesistenti, mentre ha lasciato intravedere qualche piccolissimo margine per mettere un tiro da 3 punti accettabile . Attenzione anche alla ‘stamina’, come si dice in inglese, alla resistenza: spesso arriva a corto di fiato nei finali di partita. VJ Edgecombe – Baylor Un altro prospetto con enorme talento che potrebbe meritare una chiamata tra le prime cinque scelte. Edgecombe viene dalle Bahamas, dove ha già avuto modo di mettersi in mostra con la nazionale e di fare pratica tra i professionisti. Play/guardia dotato di una velocità e di un atletismo già da NBA, ricorda una prima versione di Russell Westbrook e Dwyane Wade alla stessa età. Proprio il suo atletismo è paradossalmente il suo peggior difetto, perché il ragazzo si affida molto spesso, troppo spesso, ai suoi mezzi fisici, dando per scontato che sarà in grado di bruciare il marcatore sul primo passo o di saltare più in alto di lui. In questo modo tante volte pecca per coordinazione e scelte di tiro, nonostante sia un buon tiratore, facendo crollare le sue percentuali. In compenso è anche un ottimo difensore, specie sul perimetro, dove ha piedi rapidi per contenere il portatore di palla avversario: a Baylor, college di provenienza si è distinto come eccellente ruba palloni, mettendo a referto quasi due recuperi per partita. Walter Clayton Junior – Florida La ‘Cenerentola’ di questo draft. Clayton è stato la star e il leader dei Florida Gators, freschi vincitori del campionato NCAA. Le sue quotazioni, con merito, sono in ascesa verticale: se fino a poche settimane fa era una scelta da secondo giro, oggi viene dato addirittura tra le prime 20 chiamate. Ha una storia curiosa. Al liceo era un prospetto a ‘3 stelle’ nel basket, un giocatore nella norma senza grandi richieste, mentre era da ‘4 stelle’ nel football americano , sport grazie a cui ha ricevuto diverse proposte per borse di studio in college prestigiosi. Alla fine ha fatto una scelta di cuore, optando per la palla a spicchi, e ringrazia: nei playoff appena vinti con Florida è stato nominato Mvp del torneo, grazie soprattutto ai 22 punti abbondanti di media e alle due partite sopra i 30 in semifinale e ai quarti, una statistica che non si vedeva dai tempi di Larry Bird. Il suo difetto più grande è la sua età: Clayton è un senior, significa che ha fatto tutti i quattro anni di college e che a 22 anni sarà uno dei più ‘vecchi’ del prossimo draft, riducendo i suoi margini di miglioramento, un aspetto a cui le franchigie NBA danno grande importanza. Jeremiah Fears – Oklahoma Talento molto grezzo ma dall’enorme potenziale, Fears è un altro di quei nomi da possibili prime cinque chiamate al draft 2025. È solo al primo anno nel ruolo di playmaker, perché al liceo veniva fatto giocare da ala piccola, ma ha già dimostrato di poter essere una ‘combo-guard’ di primo livello: più di 16 punti e 4 assist durante la sua stagione a Oklahoma, dove ha fatto vedere di essere capace sia a segnare sia a fornire assist per i compagni. Gli scout lo hanno definito un ‘gym-rat’, uno di quegli atleti che passa ore e ore in palestra a lavorare sul suo gioco, lasciando intravedere una mentalità già da professionista. In effetti, nel caso di Fears c’è tanto, tantissimo da migliorare. Il 28% da tre punti è un dato decisamente basso per una guardia, a maggior ragione a livello collegiale, ma a preoccupare è soprattutto la tendenza a perdere i palloni: più di 3 per partita a fronte di 4 assist smazzati, un rapporto pessimo che denota un QI cestistico ancora da inventare. Come detto è solo al primo anno a tempo pieno in quel ruolo, rimane un prospetto da ‘lavori in corso’ ma con un grandissimo potenziale. Servirà tempo. Kasparas Jakucionis – Illinois La nuova generazione balcanica che avanza: Jakucionis è lituano, con un passato nel Barcellona e con un bagaglio tecnico spiccatamente europeo. Alto quasi due metri, è un playmaker calmo e diligente, che sa come imporre il suo ritmo alla partita senza forzare le giocate. Grazie alla sua struttura fisica è in grado di sovrastare i pari ruolo, tanto da essere andato più volte in doppia cifra di rimbalzi durante la stagione. Il tiro da 3 punti non è la sua arma principale ma fa comunque parte del suo bagaglio tecnico, per quanto preferisca attaccare nei pressi del ferro. Come caratteristiche potrebbe essere una specie di ‘piccolo’ Luka Doncic , non sorprenderebbe vederlo diventare una guardia da triple doppie in NBA. Da buon europeo pecca per rapidità e atletismo, mancanze che potrebbero farlo diventare un bersaglio da attaccare quando passerà tra i professionisti. Al college ha fatto vedere di essere prima di tutto un passatore, farà molto comodo a squadre che hanno bisogno soprattutto di un trattatore di palla.

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