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NBA, Kerr a difesa di Harvard: "Viva la libertà accademica, così si resiste ai bulli"

NBA

Dopo la vittoria dei suoi Warriors su Memphis al play-in e la conquista di un posto ai playoff, Steve Kerr si è presentato in sala stampa indossando la maglietta della squadra dell’Università di Harvard. Un gesto che il coach di Golden State ha poi spiegato essere di supporto all’ateneo, il più antico e prestigioso degli Stati Uniti, che il giorno precedente aveva respinto le richieste avanzate dall’amministrazione Trump di modificare i propri programmi accademici e i criteri di assunzione a ammissione 

La sfida appena vinta non era stata delle più facili, perché la posta in palio era rappresentata da un posto ai playoff, ma subito dopo la sofferta vittoria dei suoi Warriors su Memphis Steve Kerr voleva trasmettere un messaggio che aveva poco a che vedere con il basket. O, meglio, il basket c’entrava in qualche modo, perché Kerr si è presentato in sala stampa con la maglia della squadra di Harvard, regalo di Tommy Amaker, coach dei Crimson che rappresentano l’ateneo nella Ivy League targata NCAA. Un gesto, quello dell’allenatore di Golden State, che non poteva che far scattare la domanda diretta da parte dei cronisti presenti in sala, a cui è seguita la pronta spiegazione. “Mi sembrava un bel giorno per indossare questa maglietta” ha esordito Kerr, “personalmente credo nella libertà accademica e penso che nessuna delle nostre istituzioni dovrebbe essere ricattata, imponendogli cosa insegnare e cosa dire da parte del governo”. “E quindi sì” ha quindi concluso l’ex giocatore di Bulls e Spurs, affatto nuovo a uscite di carattere politico e sociale, “questo è il mio modo di sostenere Harvard per ciò che ha fatto: è così che si affrontano i bulli”.

Harvard, Trump e il clima politico negli Stati Uniti

Il gesto di Kerr portava con sé un chiaro riferimento a una notizia del giorno precedente, quando Harvard, l’università più antica del paese e una delle più prestigiose degli Stati Uniti, aveva rifiutato ufficialmente di sottostare alle richieste avanzate dall’amministrazione Trump in merito ai suoi programmi di studi e ai criteri di assunzione a ammissione all’ateneo. Un rifiuto arrivato all’interno di una campagna in atto ormai da mesi con cui la nuova amministrazione, insediatasi lo scorso gennaio, sta mettendo pressione a diversi atenei, a partite per l’appunto da quelli più noti e prestigiosi, affinché si allineino alla visione politica della presidenza Trump. Pressioni a cui il presidente di Harvard Alan Garber aveva risposto affermando che l’ateneo non avrebbe mai rinunciato “alla sua indipendenza e ai diritti sanciti dalla Costituzione”. Una presa di posizione che, tra le altre cose, potrebbe costare davvero cara a Harvard, perché in tutta risposta Trump ha fatto sapere di essere pronto a sospendere 2.2 miliari di dollari di finanziamenti federali che sarebbero dovuti arrivare all’ateneo nei prossimi anni. 

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