Bellissimo gesto di un allenatore veterano (23 anni da capo allenatore nella NBA) verso un arbitro veterano (alla 31^ stagione nella lega): "Lo conosco da trent'anni, ci ha arbitrati tante volte anche in questi playoff e sta facendo un lavoro stupendo", le parole del coach di Indiana
È alla sua 26^ finale NBA da arbitro e, in 31 stagioni sui parquet con il fischietto in bocca, ha diretto oltre 260 partite di playoff e più di 1730 di stagione regolare. Scott Foster è, non da oggi, uno dei migliori arbitri NBA, ma è anche il titolare di un soprannome – “The extender” – che racconta della credenza (oggi popolarissima sui social) che il nativo del Maryland con il n°48 sulla maglia sia l’arbitro che la NBA ami avere in campo quando c’è da “allungare” (extend) una serie. Come nel caso di gara-4 tra Pacers e Thunder, con OKC sotto 2-1. E dopo 53 fischi per falli, 71 tiri liberi (38-33 il bilancio a favore di Oklahoma City), due tecnici e due flagrant, la terna arbitrale capitanata da Scott Foster, assistito da Courtney Kirkland e Sean Wright, ha mandato in archivio il 111-104 Thunder che ha riportato la serie in parità. Tra non poche polemiche, soprattutto per una chiamata nel finale (a 140 secondi dal termine) su un canestro di Shai Gilgeous-Alexander che molti avrebbero voluto veder sanzionato con una violazione di passi (o una spinta nei confronti di Nesmith).
Molti, ma non l’allenatore (sconfitto) di Indiana Rick Carlisle, a sua volta un veterano delle panchine NBA, che è intervenuto a spada tratta in difesa di Foster: “Ho sentito cose orrende sull’arbitrato e in particolare su Scott Foster. Lo conosco da trent’anni: è un grandissimo arbitro e in questi playoff sta facendo benissimo il suo lavoro. Ci ha arbitrato tante volte e il modo in cui la gente sta scrutinando il suo operato è terribile, ingiusto e assolutamente stupido”. Con buona pace di chi vuole sempre fare polemica.
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