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NBA, la toccante lettera aperta di Shane Battier: "La paura di non contare più nulla"

NBA
©Getty

Sulla sua newsletter personale, il due volte campione NBA con i Miami Heat racconta a cuore aperto tutti i timori che possono assalire uno sportivo quando i riflettori si spengono, finiscono le vittorie e la fama svanisce. Una lunga lettera che è allo stesso tempo analisi introspettiva e ricerca di significato e che si conclude con un messaggio tanto forte quanto positivo. Da leggere.

La transizione dalla vita di atleta (superstar) a quella di persona "normale" nel post-carriera spesso non è semplice. Gli esempi sono tantissimi, sotto gli occhi di tutti, ma le parole di un ex campione NBA come Shane Battier colpiscono per lucidità e profondità. In una lettera aperta pubblicata sulla propria newsletter personale, Battier ha affrontato con grande sincerità uno spettro spesso presente nelle vite di molti ex-atleti. Per questo abbiamo scelto di riportare interamente il suo messaggio.

 

LA PAURA DI NON CONTARE PIÙ NULLA
Cos'ho imparato quando ho abbandonato il gioco che ho amato

 

Quando ti svegli per 30 anni con un solo pensiero in testa, finisci per diventare quel pensiero.
La pallacanestro non era solo la mia vita - era ciò che mi dava identità.
Ero io.
Aveva un senso. Era chiaro. Strutturato.
Un gioco di cui conoscevo le regole, le aspettative e anche la strada per arrivare a vincere. 
Ho accettato il gioco.
Ho accettato la competizione.
Ho vinto.
Semplice.
Ma poi, un giorno, è finito tutto.
E cosa succede quando il gioco finisce?
Cosa succede quanto ciò che ti definisce scompare?
Quando il tabellone si spegne, lo spogliatoio si svuota e non ci sono più partite da vincere?
Io l'ho imparato nel modo più duro possibile.
Se non impari a ridefinire te stesso, passi il resto della tua vita a inseguire fantasmi.
Vincere era tutto. Finché non lo è più stato.
Ovunque andassi, vincevo.
-  tre titoli statali al liceo, in Michigan
-  un titolo nazionale a Duke
-  due titoli NBA con i Miami Heat
Non ho mai misurato il mio successo con le statistiche. Solo con le vittorie.
E poi, un giorno, non ho più avuto successi da inseguire.
Non ho più avuto una squadra su cui appoggiarmi.
Niente più tifosi che mi davano la carica.
Nessuna maglia da indossare. 
Per la prima volta nella mia vita, mi sono ritrovato a giocare un gioco che non capivo.
La vera paura? Finire per essere dimenticato.
Non avevo paura delle sconfitte.
Non avevo paura del futuro.
Avevo paura che, senza la pallacanestro, di me non sarebbe più interessato a nessuno.
Ho passato tutto la mia vita al centro dei riflettori dell'unico mondo che ho mai conosciuto. 
E il pensiero di finire sullo sfondo - e diventare soltanto un altro ex-atleta - mi terrorizzava. 
Ma ecco la verità che non dice nessuno: 
non sei rilevante per quello che fai.
Lo sei per ciò che fai provare agli altri.

Il segreto di restare nel "gioco"
 

Pensavo di aver bisogno delle vittorie. 
Dei trofei.
Dei banner.
Ma non era il vincere quello che mi dava la carica.
Era il far parte di una squadra.
Le trasferte in bus.
Le sofferenze condivise.
I momenti di sacrificio vissuti in silenzio.
Lo sforzo collettivo.
Era questo a tenermi vivo.
E sapete qual è la parte migliore?
Non ho bisogno della pallacanestro per tutto questo.
Perché per avere l'abilità di rendere qualcuno migliore - o di rendere una squadra più forte - non c'è bisogno di indossare una maglia.
Basta soltanto esserci, investire nelle persone, e dare più di ciò che ricevi.
Questo significa davvero vincere

Se stata affrontando una transizione, leggete queste righe due volte

 

Perdere un titolo - che tu sia un atleta professionista, un CEO o qualsiasi altra cosa - non significa smarrire la tua identità. 
Non devi pensare di essere irrilevante.
Non devi inseguire vecchi fantasmi di te stesso.
Perché quello che dà realmente valore alla tua persona non è qualcosa che hai lasciato indietro, nel tuo passato.
È qualcosa che porti con te, verso il futuro.
E questa è una partita che vale davvero la pena giocare.

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